Il tema della partecipazione democratica attira sempre molte attenzioni, tanto più in un momento in cui il concetto di democrazia appare vuoto. In questo articolo di Emanuela Bavazzano, psicologa e vicepresidente Medicina Democratica, quel tema viene osservato da un punto di vista particolare, l’ambito sociosanitario. in cui oggi emerge il diritto alla cura. È evidente che qualsiasi sforzo per allargare gli spazi di partecipazione – soprattutto se coinvolge persone con fragilità diverse – ha senso se legato a un territorio e se la partecipazione è considerata come delicato e creativo processo di ascolto e collaborazione attraverso il quale vengono condivisi bisogni e individuate risposte

Nell’introdurre il tema della partecipazione democratica delle persone alle proprie scelte di vita, compreso il diritto alla cura, prima ancora di chiedersi in cosa consista quest’ultima – in uno scenario dentro cui oggi si sottolinea l’importanza dei “soggetti di diritti” (in ambito sociosanitario) intesi quali “pazienti esperti”, nel paradosso della doppia direzione a valenza compartecipata – si richiama qui il concetto di “esigibilità”, intesa quale “attitudine di una posizione giuridica a far sorgere in capo ai titolari la pretesa a un effettivo soddisfacimento dell’interesse normativamente definito” (Fondazione Zancan, 2010).
I diritti alla partecipazione democratica si articolano all’interno di una configurazione complessa, dove sono presenti: i bisogni di natura sociale e sanitaria insieme (laddove complessità significa co-presenza di elementi provenienti da domini semantici differenti, che nell’incontrarsi configurano quindi una terza dimensione, definibile in termini specifici come sociosanitaria, in una “interazione dinamica di fattori multipli” in “costellazioni varianti in sequenze temporali” che si vengono modificando anche per cause legate all’evoluzione degli eventi nel tempo); le domande che derivano dai bisogni; le risposte, quali strumenti per raggiungere i risultati “promessi” dalle norme che delineano le posizioni soggettive (M. Bertini, 2012). Le norme sociali si vengono poi a incontrare con le libertà (e i bisogni) individuali, che devono essere lette anche secondo l’appartenenza culturale, dalle società individualistiche (neo-liberiste), nelle quali la garanzia delle libertà attraverso il rispetto delle regole sembra essere un paradosso, alle società cosiddette “collettivistiche”, dove il “pilastro” del vivere sociale viene assunto proprio nella dimensione del coniugare normatività ed espressione delle soggettività; si presuppone infatti che gli esseri umani siano sociali e la socialità interiorizzata, alimentata dalle esperienze con gli altri, contribuisca alla definizione di un senso di identità e appartenenza (P. Inghilleri, 2021).
La partecipazione democratica può essere considerata quindi quale modalità di esercizio dei diritti, ma rappresenta essa stessa un diritto “costituzionalmente garantito”, che accompagna e funziona da presupposto rispetto ad altri diritti, fino a intrecciarsi con i doveri “inderogabili” di “solidarietà politica, economica e sociale”, richiamando l’importanza che le persone possano e debbano concorrere al ben-essere della società dentro cui vivono, in un concorso di responsabilità per cui devono essere ridotti gli ostacoli (economici e sociali) che impediscono la piena partecipazione di tutti e tutte all’organizzazione politica, economica e sociale (Fondazione Zancan, 2008).
A titolo di esemplificazione, si ricorda il dominio dei bisogni di salute per le persone che soffrono disagi di natura emotivo-affettiva e cognitiva (per declinare meglio quella che solitamente viene intesa quale patologia psichiatrica, in una deriva medica – organicistica), laddove promuovere un’esperienza di “regolare partecipazione” significa orientare alla “riqualificazione della capacità di gestione delle diversità, dei conflitti, delle dissonanze, delle difformità nelle aspettative” sia da parte delle persone che esperiscono il soffrire e portano le domande (di cura) (pazienti) sia nelle persone che cercano di fornire le risposte (curanti) (F. Fasolo, 2004).
All’interno di questo scenario complesso, laddove la partecipazione diviene com-partecipazione di pazienti e curanti insieme, esiste una “mission” comunitaria che coinvolge in un concorso di prassi (output), che debbano essere coerenti alla dimensione di una cura della complessità, che parta dall’analisi dei bisogni (input), senza assoggettamento a un riduttivismo organicistico (riduzione oppure eliminazione di segni – sintomi), che si concreti in esiti globali di ben-essere (outcome), perché la salute è sempre “la risultante di eventi multifattoriali che abbracciano il corpo, la mente, la società e l’ambiente”, in inter-dipendenza (M. Bertini, 2012).
I diritti e i doveri si integrano dentro l’etica della responsabilità, che coinvolge la comunità solidale; laddove la partecipazione diviene quindi un atto di assunzione di decisioni delle singole persone che abitano un determinato territorio, il diritto alla partecipazione deve poter riguardare non soltanto il raggiungimento degli esiti, ma anche il processo attraverso il quale vengono garantite le risposte ai bisogni, che, prima di essere espressi in quanto domande, devono essere riconosciuti e legittimati (in una facilitazione dell’insight che renda “soggetti” coloro i quali spesso sono stati interpretati solo in quanto “risorse”).
Dentro le prassi di presa in cura della complessità dei bisogni, ovvero delle persone che li portano, entra il volontariato, in un continuum che spazia dalla sostituzione in compiti istituzionalmente definiti di pertinenza di un gruppo di lavoro sociosanitario (rete del caregiving informale che supplisce alle carenze del caregiving formale) fino alla funzione importante della intermediazione tra gruppi curanti (di area sociale e sanitaria) e gruppi familiari, nell’attivazione di un coinvolgimento integrativo (non suppletivo) rispetto alla dimensione della cura quale funzione del sistema di rete, trasformando i nodi di quest’ultima in legami che sostengano responsabilità collettive e condivise (F. Fasolo, 2004).
Se infine proviamo a leggere l’assunzione di responsabilità dentro i nodi della rete istituzionale, considerando che quest’ultima debba configurarsi quale ambiente “relativamente stabile”, sicuro, ecco che la partecipazione, per essere realmente ed eticamente democratica, deve potersi concretare in prassi che ritornino a dare ruoli, funzioni e compiti alle persone/terapeute che siano esse stesse esperte (prima ancora che attribuire expertise alle persone/pazienti), che fornisca risposte alle sofferenze, che non si riducano nel risolvere/riparare i meccanismi disfunzionali (che spesso sono letti e interpretati in base a funzionalità coerenti al sistema piuttosto che alle persone), bensì aprano alla ri-attivazione dei potenziali evolutivi attraverso l’ascolto e l’elaborazione che implicano “la capacità di ospitare dentro di sé i sentimenti e i pensieri degli altri” (C. Neri, 2021) e facilitare configurazioni creative di com-partecipazione attiva alla dimensione collettiva del vivere, perché essere in salute significa anche saper trasformare gli ambienti (non solo adattarsi ad essi), possibilità di “oltrepassare la norma che definisce il normale momentaneo” e porsi dentro contrasti che producano i passaggi attraverso le crisi nei processi di Cura (M. Bertini, 2012).
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Bertini M. (2012). Psicologia della salute Raffaello Cortina.
Fasolo Franco (2004). Dalla psichiatria alla tutela della salute mentale: non è più solo una faccenda da specialisti. Seminario di ricerca su “Convivere attivamente con la cronicità: analisi di esperienze e possibili soluzioni”. Fondazione Zancan.
Fondazione Zancan (2010). Diritti e doveri sociali: forme di esigibilità e di tutela Studi Zancan, n. 1 (pp. 59-74).
Fondazione Zancan (2008). La partecipazione sociale e civile Studi Zancan, n. 2 (pp. 76-86).
Inghilleri Paolo (2021). I luoghi che curano Raffaello Cortina.
Neri Claudio (2021). Il gruppo come cura Raffaello Cortina.
Emanuela Bavazzano, psicologa e psicoterapeuta, è vicepresidente Medicina Democratica – Movimento di Lotta per la Salute
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