“Se parlassi con le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi denaro, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi denaro, non sarei nulla… Il denaro tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta… Ed ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e il denaro. Ma la più grande di tutte è il denaro” (Prima lettera ai Corinzi, 13 – testo modificato) G. Orwell, Fiorirà l’aspidistra, 1936
Un’unica logica permea le scelte, le decisioni, i decreti di questi giorni. La guerra dei ricchi ai poveri, degli integrati ai marginali, degli agiati ai diseredati, dei fortunati agli sfigati.
I giovani possono sfondarsi di musica a palla, sballarsi di anfetamine, riempirsi di birra come otri, ballare come scemi per tutto il giorno, ma solo se pagano in una discoteca. I rave autogestiti e clandestini sono pericolosi, turbano l’ordine pubblico perché occupano le proprietà private (abbandonate) e non sono sotto il controllo delle autorità. Ma soprattutto perché non sottostanno alle leggi del mercato dell’intrattenimento e del divertimento sociale organizzato. Tutto si può fare, sotto sotto, se si paga chi di dovere e se si infrangono le leggi fingendo di seguirle. Ma niente si può fare, se i soldi non girano e non arrivano a chi già li ha.
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Gli esseri umani possono viaggiare per il mondo, ma solo se hanno soldi con sé, da spendere o, ancor meglio, da investire nei paesi in cui arrivano. Se puoi pagarti un passaporto o una cittadinanza, va tutto bene. Ma se ti devi sputtanare tutto quel che hai tu o la tua famiglia per pagare degli scafisti, non potrai entrare, atterrare o sbarcare qui. A meno che non te lo meriti per qualcosa che sai fare (sportivamente, ad esempio) o per qualcosa che ti manca (malattie, minorità, disabilità). Se non vuoi far parte del “carico residuale” e vuoi ottenere il diritto allo “sbarco selettivo”, devi meritartelo. Non basta essere affamati, disperati, stremati o, semplicemente, umani. Devi anche pagarla, se sei povero.
La catastrofe climatica procede e i paesi ricchi continuano ad abbindolare quelli poveri. Promettendo loro protezione, aiuti, sussidi, compensazioni (che non arriveranno mai) per poterci permettere di continuare a inquinare e distruggere il mondo, la loro vita e (più tardi possibile) la nostra. Questo, nella migliore delle ipotesi, proseguirà ad accadere anche alla Cop27, come già è avvenuto nelle precedenti conferenze. Credere ancora nei nuovi maghi d’Egitto ha un solo significato: voler proseguire a fare come ci pare, proseguendo a devastare i contesti in cui vivono miliardi di persone impoverite e disperate, costrette così a trasformarsi in profughi e a subire altre umiliazioni e spietati respingimenti alle nostre agiate frontiere.
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La selezione è sempre e soltanto tra chi ha denaro e chi non ce l’ha. Tutto il resto (valutazioni di merito, diagnosi sanitarie, diritti umani e internazionali…) è solo mistificazione.
Enrico Euli ha aderito alla campagna di Comune “Dieci anni e più”
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