
Veterani per la pace è una rete di oltre 140 sezioni presenti in ogni stato degli Stati Uniti e in altri paesi (Vietnam, Regno Unito, Giappone e Irlanda). È stata fondata nel 1985 da dieci veterani come risposta alla corsa agli armamenti nucleari e agli interventi Usa in Sud America. Questa la Dichiarazione di intenti:
1. Aumentare la consapevolezza delle cause e dei costi della guerra.
2. Impedire al nostro governo di intervenire, direttamente o indirettamente negli affari interni di altre nazioni.
3. Opporsi al razzismo e all’oppressione nelle comunità del nostro paese.
4. Opporsi alla militarizzazione delle forze dell’ordine.
5. Porre fine alla corsa agli armamenti, ridurre e, alla fine, eliminare le armi nucleari.
6. Ottenere giustizia per i veterani e le vittime di guerra.
7. Abolire la guerra come strumento di politica nazionale.
Per ottenere questi obiettivi i membri di VFP si impegnano a usare mezzi nonviolenti e conservare una organizzazione che è al contempo democratica e aperta con l’intesa che tutti i membri agiscano nei migliori interessi del gruppo per il più grande obiettivo di un mondo di pace.
I veterani per la pace mettono in guardia sulla “No-Fly-Zone“
17 marzo 2022, Fonte veteransforpeace.org
I veterani di numerose guerre stanno esortando il presidente Biden affinché rimanga fermo di fronte alla crescente pressione politica per adottare una “No-fly-zone”.
Una No-Fly-Zone è un’area stabilita da un potere militare che i velivoli delle forze antagoniste non possono attraversare. La No-Fly-Zone è messa in pratica attraverso l’intercettazione di aerei o missili che usano armi letali e qualche volta contemplano attacchi preventivi per impedire potenziali violazioni. In altre parole, un paese che dichiari una No-Fly-Zone deve quindi essere preparato a difendere lo spazio protetto, ponendo gli Stati Uniti in conflitto diretto con la Russia e intensificando lo scontro tra due potenze nucleari.
Le No-Fly-Zone sono state utilizzate solo in tre casi nella storia: in alcune zone dell’Iraq, in seguito alla guerra del Golfo del 1991, in Bosnia nel 1992, e in Libia nel 2011. Queste crisi erano situazioni in cui gli Stai Uniti e la Nato usarono la superiorità della loro aviazione per ostacolare le difese aeree dei paesi che stavano aggredendo.
Fino ad ora gli Stati Uniti e la Nato sono stati riluttanti nell’imporre una No-Fly-Zone in Ucraina sulla base della preoccupazione che questa li avrebbe trascinati in un conflitto armato con la Russia, ed eventualmente in una guerra nucleare. Una No-Fly-Zone avrebbe quasi certamente il risultato di impegnare direttamente i velivoli americani e degli alleati contro quelli russi – una evenienza che i leader della Nato hanno tentato con forza di evitare nel corso dei quattro decenni di Guerra fredda.
“Per molti anni nel corso degli anni Novanta, il mio lavoro al Pentagono è stato quello di favorire l’applicazione di una No-Fly-Zone sull’Iraq. Facevo parte del Nucleo di valutazione dei danni di guerra (Battle Damage Assessment Cell),ha detto Robert Prokop dei Veterani per la pace. Una No-Fly-Zone è un atto di guerra, niente di meno. È una ordinanza letale che colpisce, non solo l’attrezzatura militare, ma le persone. Dobbiamo essere assolutamente chiari su questo punto con coloro che hanno cariche elettive e con l’opinione pubblica”.
“Una No-Fly-Zone significa combattimenti diretti tra Usa e Russia, che portano a una guerra europea più ampia e che coinvolge potenze nucleari”, ha dichiarato Garett Reppenhagen, veterano dell’OIF (Operazione Iraqi Freedom), e direttore esecutivo di VFP. “Abbiamo bisogno di ridurre l’intensità del conflitto e di ricorrere alla diplomazia per porre fine a questa guerra al più presto possibile.
I Veterani per la pace continuano a esortare il presidente Biden e i leader del Congresso a non mettere in atto una No-Fly-Zone e di far ricorso a tutte le possibili risorse diplomatiche per spingere ad un immediato cessate il fuoco e per il ritiro delle truppe e ad esercitare pressioni sulle altre nazioni affinché agiscano in questo senso.
[Questa pagina fa parte di Voci di pace, spazio web
di studi, documenti e testimonianze a cura di Bruna Bianchi]
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