L’incontro tra le ribellioni, promosso nella primavera scorsa con l’impensabile attraversamento zapatista dell’Atlatico potrebbe, dopo la sua concretizzazione in Europa, seguire percorsi e calendari sorprendenti. In Italia la campagna di boicottaggio della Danone cominciava una ventina d’anni fa. Con il tempo si è inaridita, così come le battaglie per l’acqua pubblica tradite e logorate dal cinismo dei diversi governi nei confronti del risultato referendario. Eppure le ragioni per riprendere a parlare di acqua sarebbero più vive che mai… Oggi Danone vanta indisturbata il suo essere stata tra le prime aziende al mondo a diventare B corp. “La filosofia B corp guiderà anche lo sviluppo dei nostri brand. Tutti i nostri marchi dovranno quindi essere attivisti, la sostenibilità dovrà essere percepita concretamente da chi acquista i nostri prodotti”, sostiene orgoglioso l’amministratore delegato di Danone Italia. Tutt’altra aria si respira a Puebla, Messico. Nell’estate scorsa 20 comunità nahua hanno occupato gli impianti della Bonafont (Danone) accusandola di aver saccheggiato per decenni l’acqua dei pozzi della zona: di recente si parlava di un milione e 400mila litri al giorno in tutti gli impianti vicini a Puebla. Lì le comunità indigene, molto vicine hanno fondato Altepelmecalli: La Casa de los Pueblos, uno straordinario luogo di ascolto, proposta e costruzione di alternative per vivere e immaginare altri mondi possibili per la vita comunitaria. Il 15 febbraio le forze dell’ordine statali e federali hanno sgomberato con la forza prendendosi la briga perfino di cancellare i murales. La condanna degli zapatisti e del Congresso Nazionale Indigeno è stata molto dura. Chissà che non se ne riparli presto su entrambe le sponde dell’oceano…

L’episodio e le sue conseguenze immediate sono stati ampiamente divulgati. Il 15 febbraio, le forze pubbliche federali e statali del Messico hanno sfrattato gli occupanti della Casa de los Pueblos Altepelmecalli, creata dalle comunità nahua della regione Cholulteca all’interno dell’impianto di imbottigliamento della società Bonafont a Puebla, che avevano occupato il 22 marzo 2021. Secondo il governatore, hanno solo eseguito un ordine del Potere Giudiziario della Federazione. Lo stesso giorno, le 20 comunità nahua coinvolte hanno denunciato che gli uomini in uniforme sono entrati con la forza nell’impianto, hanno smantellato le strutture e persino cancellato i murales che gli artisti avevano dipinto per sostenere la Casa dei Popoli.
Il fatto ha provocato reazioni e mobilitazioni in gran parte del paese. Il 16 febbraio è circolato un comunicato del Congresso Nazionale Indigeno e dell’EZLN che denunciava “l’offensiva repressiva del malgoverno neoliberista messicano contro le nostre compagne e compagni che, dalle loro geografie alzano la bandiera dell’organizzazione de abajo per chiamarci a lottare per la vita”. Il comunicato avvertiva che l’offensiva rispondeva alla decisione del governo “di usare le sue forze armate contro quei popoli che si oppongono all’espropriazione e alla distruzione senza precedenti del territorio messicano”. Il 17 febbraio, il Congresso Nazionale Indigeno e molte organizzazioni hanno convocato un’azione vasta e diffusa in solidarietà con la Casa dei Popoli Altepelmecalli, che si è svolta domenica.

Non si tratta solo di un’ulteriore incidente nella lunga serie di aggressioni contro le popolazioni indigene che si sta intensificando. Né è un caso che si sia verificato nella settimana che commemora la firma degli accordi di San Andrés, 25 anni fa, quando l’insurrezione zapatista e una enorme pressione pubblica nazionale e internazionale costrinsero il governo messicano a riconoscere l’esistenza e l’autodeterminazione dei popoli originari. Sembrò allora potersi rompere una tradizione che era nata con lo Stato messicano, che lo uniformava alle modalità che provenivano dal nord che miravano a provocare l’estinzione di quei popoli. È stato così per 200 anni. Oltre a tradire gli accordi, i governi recenti stanno cercando di portare sempre più avanti l’intenzione di “de-indianizzare” il paese. Lo ha detto il direttore del Plan Maya, che con un uso equivoco della parola genocidio, ha confermato che proprio quello era l’obbiettivo perseguito. Non cercano di ucciderli fisicamente, anche se hanno fatto anche questo, ma di togliere agli “indios” l’”indianità”, in nome del progresso e della modernizzazione a immagine e somiglianza dei modelli del nord.
Il conflitto con Bonafont/Danone illustra bene il significato della lotta attuale. Un conflitto globale sempre più intenso caratterizza il controllo dell’acqua. Le battaglie imperversano ogni giorno ovunque nel mondo. In Messico, un piccolo gruppo di aziende, per lo più transnazionali, controlla una percentuale crescente delle fonti dell’acqua, mentre la metà delle persone non può contare su un approvvigionamento sicuro di acqua potabile e ne soffre per la crescente scarsità. Queste aziende fanno parte della mafia criminale che fa ammalare e morire milioni di persone con prodotti tossici venduti come “alimenti” ma che di solito mancano di valore nutritivo, sebbene la propaganda abbia attirato molte persone nel loro consumo quotidiano.

Bonafont, della società francese Danone, illustra bene la questione. L’impianto occupato dalle comunità nahua ha sottratto illegalmente per decenni l’acqua che appartiene a loro. Esauriti tutti i tentativi di cercare una soluzione trattando e di fronte alla passività del governo, le comunità hanno deciso di porre fine all’esproprio occupando l’impianto. Da parte sua, Danone mostra bene il modo di agire della mafia alimentare. Si dice orgogliosa di aver aumentato in modo sostanziale il consumo di yogurt in Messico. Ogni volta che qualcuno consuma una confezione Danone, ingerisce quasi l’intera dose giornaliera di zucchero che viene raccomandato di non superare. L’impresa contribuisce così, in modo rilevante, all’abuso nel consumo di zucchero che da tempo è una vera “pandemia” nel paese e causa ogni genere di infermità, a cominciare dal diabete, che in Messico costituisce un grave problema di salute pubblica.

Una delle forme di lotta che cominciano ad essere impiegate è quella del boicottaggio, che sicuramente avrà ampia eco in Messico e nei paesi europei che gli zapatisti hanno visitato e che ora stanno offrendo solidarietà. Al di là del suo impatto immediato sulle vendite di Danone, il boicottaggio mostra bene la forza posseduta dai popoli. Essi possono controllare il funzionamento di queste grandi forze transnazionali se invece di mettersi nelle loro mani, diventano autonome nel bere e mangiare.
E questo è, certamente, quello che i popoli Nahua che hanno dato vita alla Casa de los Pueblos Altepelmecalli stanno cercando di ottenere. Niente sarà in grado di fermarli su quella strada.

La società capitalista si basa sulla protezione della proprietà privata, ma non protegge ciò che la gente possiede – come per esempio l’acqua dei popoli – ma ciò che è proprietà dei padroni dei mezzi di produzione. La proprietà privata dell’impianto non ha mai dato a Bonafont diritti sull’acqua dei popoli. Invece di proteggerli, come sarebbe suo dovere, l’attuale governo, che si dichiara di continuo “dalla parte dei poveri”, si è schierato senza esitazione dalla parte del capitale quando la gente ha deciso di difendere ciò che le appartiene. L’episodio aiuta a cancellare l’illusione di chi pensava che questo governo fosse dalla sua parte, che rendesse giustizia ai poveri.
Fonte originale: la Jornada
Traduzione a cura di Camminar domandando.
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