Il racconto della settimana milanese di mobilitazione intensa di Extinction Rebellion in occasione della Pre-Cop sui cambiamenti climatici. Dalla partecipazione al Global Strike alla Carovana in bici per la giustizia ambientale da Torino a Milano. E poi la critical mass in città, il presidio davanti alla Rai, i blocchi stradali e le altre azioni di protesta e comunicazione fino alla grande Marcia del 2 ottobre per il clima. Da 25 anni si sta facendo finta di cercare soluzioni, ma non è stato fatto nulla, le emissioni continuano e la situazione peggiora di giorno in giorno, dice il movimento internazionale di disobbedienza civile nonviolenta. Un sistema intrinsecamente corrotto non può che comportarsi così. Hanno le idee chiare e una smisurata passione per la verità, quelle ragazze e quei ragazzi che si sdraiano in strada per fermare tutto

Si è appena conclusa la settimana di mobilitazione messa in piedi da Extinction Rebellion in occasione degli incontri preparativi alla ventiseiesima edizione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Tantissime le azioni dei movimenti climatici che hanno coinvolto la città di Milano.
Dopo aver partecipato al Global Strike di Fridays For Future che ha avuto luogo in ogni città d’Italia e del mondo, il 25 settembre una cinquantina di cittadini sono partiti in bici da Torino per raggiungere Milano (la Carovana per la giustizia ambientale), in occasione della settimana di mobilitazione.

Dopo aver pedalato per tre giorni per raccontare la crisi climatica alle persone incontrate lungo la strada, attraversando paesi e città, la carovana è arrivata a Milano, dando vita a una partecipata Critical Mass per le vie di Milano, alla vigilia degli incontri preparatori della Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite. Diversi attivisti di Extinction Rebellion sono giunti in questi giorni a Milano anche da altre regioni italiane ed europee, per chiedere a ministri e delegati riuniti al Mi.Co. Center che finalmente vengano stipulati accordi vincolanti di immediata riduzione delle emissioni di gas serra.
La prima azione di disobbedienza civile radicalmente nonviolenta, il 29 settembre, ha visto diversi attivisti occupare le hall delle più importanti radio, giornali e televisioni italiane con sede a Milano. Una richiesta d’aiuto al mondo mediatico per raccontare la crisi climatica e il fallimento delle COP. Il pomeriggio un presidio di qualche ora, ha coinvolto invece la sede centrale della RAI.

A partire dal 30 settembre, invece, il giorno di inizio degli incontri dei 40 leader mondiali, bocchi del traffico sono stati ripetuti più volte, nelle vie e negli incroci attorno al Mi.Co. Center, proprio per evidenziare come questi incontri che si ripetono da ormai 26 anni, abbiano drasticamente fallito. Dal 1995, infatti, anno della prima preCOP le emissioni hanno continuato ad aumentare [1].
La mattina del 1° ottobre, un grande striscione con scritto “Flop26. Crisi climatica: è necessario cambiare strada” è stato appeso da attivisti arrampicatisi e rimasti appesi ai semafori fronte la Stazione Centrale, fino a quando non sono stati trascinati di peso grazie all’intervento dei vigili del fuoco.
Nel frattempo altri attivisti sdraiati sulle strisce bloccavano il traffico e, quando rimossi dalla polizia, tornavano ripetutamente a sdraiarsi. La stessa forma di blocco è avvenuta in altri punti della città intorno al MiCO. La stessa mattina un presidio permanente ha preso forma al Gate 2 del MiCO, in cui diversi attivisti hanno portato sacchi a pelo e sono rimasti a dormire li. Due attiviste si sono arrampicate sui cancelli dell’entrata principale e hanno disegnato una clessidra sulla terra, simbolo della conferenza.

La sera, la Red Rebels, che rappresentano il sangue che negli anni è stato versato a causa della crisi climatica, hanno attraversato il centro della città dando vita ad un flash-mob suggestivo. Una volta arrivate sui navigli, un attivista è salito sul bordo del ponte Alda Merini, cospargendosi di sangue.
L’ultimo giorno dei lavori, il 2 ottobre, due altri attivisti si sono arrampicati ai semafori di fronte al gate 4 del MiCo mentre altri attivisti si sono seduti a terra in mezzo al traffico, bloccandolo. Anche in questo caso è stato necessario attendere l’intervento dei vigili del fuoco. Poco più tardi, un altro blocco simile è avvenuto in Corso Sempione.

In ultimo, al pomeriggio, il movimento si è unito alla gioiosa Marcia globale per il Clima, insieme ad altri movimenti climatici, alla gente, alle famiglie, alle scuole che da Largo Cairoli hanno raggiunto Piazza Giulio Cesare, passando per il MiCo.
Diversi avvisi di garanzia sono già stati notificati per le azioni di occupazione di edifici privati, nella sede de Il Sole 24 Ore, e per manifestazione non preavvisata, durante un blocco stradale. Quattordici persone in totale sono state invece portate e trattenute per qualche ora in questura nelle diverse giornate.

Durante la settimana, c’è stata anche molta attenzione nel curare la comunicazione della crisi alla cittadinanza, grazie al lavoro di alcuni attivisti che hanno organizzato la mostra Come comunicare la crisi eco-climatica, con sede al Tempio Perduto.
Le azioni avvenute in questa settimana, durante le riunioni dei più di 40 leader mondili, ribadiscono che non c’è più tempo e che incontri come quelli della COP non possono continuare a fallire.
Perché non c’è più tempo.
Finchè non si dirà chiaramente che il male è lo sviluppo economico, non si otterrà niente.