Adesso che l’estate corre verso il filo di lana, non possiamo proprio non dircelo: quel fiume di parole su banchi e mascherine è davvero di un’imbarazzante povertà. La riapertura delle scuole in settembre, mese di “epocali” competizioni elettorali, è diventata il centro dello scontro tra opposizione e governo con relativa e surreale apertura del vaso di Pandora dei calcoli, delle strumentalizzazioni, dei ricatti e delle vendette dentro e fuori la maggioranza. Naturalmente, il governo e le istituzioni che dovrebbero vigilare sulla salute hanno e devono prendersi le loro responsabilità per il passato, il presente e il futuro anche di quel che accade a scuola. Provare a scaricarle sui lavoratori, la movida e i traghetti non è solo segno di debolezza ma di miseria culturale e di incoscienza. Detto questo, come ci ricorda bene Sonia Coluccelli, insegnante di scuola primaria, a noi preme sottolineare che quello che può accadere di sostanziale per i bambini – anche nella nuova, ennesima emergenza che si prepara – per fortuna può dipendere ancora e soprattutto da noi e non da banchi o mascherine. Qualunque ministro ci sia stato, ci sia, o ci sarà

Dipende da ciascuno di noi.
Dipende da come decidiamo di stare nel mondo, oltre che su facebook. Dipende dalla nostra capacità di scegliere e di assumerci il pezzo di responsabilità che nessuno può toglierci. Tranne noi, che lo facciamo ogni volta che mettiamo tutte le nostre energie per polemizzare con qualsiasi idea, provvedimento, documento, intervista, progetto.
Come sarà davvero la scuola e come vivranno i bambini questo pezzo della loro vita dipende da noi e da come saremo capaci di intenzionalità educativa, di fedeltà a noi stessi e di creatività vera (ieri ci ha lasciati un po’ più soli ma con una grande eredità Ken Robinson, chi non lo conosce provi ad ascoltare i suoi interventi, molto più interessanti di certi guru nostrani).
L’immagine di quel “dipende” è qui, in due maestre che il 21 di agosto hanno regalato ai loro bambini di una quinta mai terminata nell’aula che avevano preparato per loro, due giorni in un alpeggio di montagna a due ore di cammino dalla strada.
Per concludere davvero insieme la strada fatta, per imparare ancora qualcosa, per dire il valore delle relazioni intrecciate anche con noi genitori che li abbiamo raggiunti il secondo giorno per poi ritornare insieme e, davvero ora, in quel parcheggio e con le gambe stanche, salutarci.
Perché se la scuola cammina sulle gambe di chi da sempre, ben prima di oggi, costruisce saperi autentici, relazioni significative, cantieri vivi per l’apprendimento, allora tutto questo fiume di parole su banchi e mascherine appare nella sua imbarazzante povertà. Ancora di più visto da quell’alpeggio.
Io, noi, faremo e saremo scuola nel modo più coerente alle scelte di tutti gli anni che abbiamo alle spalle e troveremo il modo per farlo perché, ancora, quello che può accadere di sostanziale per i bambini dipende da noi e non da banchi o mascherine.
Da quanto sapremo fare fatica per salire più in alto con ognuno di loro e tutti insieme. È questo che fa la differenza, e di questo rispondiamo uno per uno, insegnanti e genitori, a settembre sì, ma sempre, qualunque ministro ci sia stato, ci sia, o ci sarà.
Dipende da noi, con un po’ di silenzio, che mentre si cammina parlando troppo manca il fiato.
*Sonia Coluccelli è un’insegnante di scuola primaria, coordina la Rete scuole Montessori dell’alto Piemonte, è Responsabile formazione della Fondazione Montessori Italia e fa parte della Rete di Cooperazione Educativa. È autrice di Un’altra scuola è possibile? (Ed. LeoneVerde), Il metodo Montessori oggi e Montessori incontra…. (Ed. Erickson). Ha aderito alla campagna di Comune “Ricominciamo da tre“.
Grazie! Da mamma, da educatrice e insegnante di educazione musicale nelle scuole, ringrazio per queste parole che rappresentano i miei pensieri. Con tutta la preoccupazione per la pochezza e noncuranza con cui si sta affrontando il tema scuola…come se bambini e adolescenti fossero elementi da spostare qui e lì in base alle decisioni che non sanno prendere.
Come se l’equilibrio emotivo, relazionale e sociale di bambini e adolescenti che devono poter tornare a scuola, sia solo parlato e discusso ma non trattato con la cura necessaria e obbligatoria per loro.
Con la speranza che chi come voi, come me, come altri, pensa con responsabilità, possa unire energie e forza per continuare a essere parte del cammino dei nostri figli, bambini, giovani.
Che bello leggere queste testimonianze, queste esperienze positive di scuola di vita vera e reale!
Complimenti alle colleghe che hanno pensato una conclusione così particolare ed emozionante da riservare ai loro studenti in uscita. Le persone di scuola riescono sempre a stupire e fare notizia e ciò è sicuramente cosa buona!
W la scuola italiana e i suoi operatori.
Apprezzo e sottoscrivo quanto detto dall’insegnante. Rilevo solamente che in Italia la scuola e l’educazione in genere sono stati spesso e volentieri argomenti bistrattati dalla politica: penso solo agli ultimi provvedimenti degli incentivi ai monopattini (!!!) e alle ristrutturazioni edilizie (110% della spesa sostenuta !!!), mentre alla scuola sono stati riservati (è un calcolo che non ho fatto io) poche decine di € per ogni istituto: spero vivamente che l’abnegazione di tanti insegnanti porti nel tempo frutto nei nostri giovani, convincendoli anche nel fatto che il loro futuro è nelle loro mani e non nelle menti e nelle azioni dei nostri governanti. Buon lavoro e buon anno scolastico a tutti/e.