
“Che tu possa vivere in tempi interessanti!”: una maledizione o forse è un augurio? Perché oggi, nonostante tutte le difficoltà possiamo dire di vivere tempi davvero interessanti, momenti importanti di recupero e condensazione di vecchie lotte che hanno un lucido sguardo verso il futuro: è la crisi come possibilità, come opportunità. Ed è il caso del “Fondo Lea”, un primo passo verso un mutuo soccorso femminista che si vuole pratica in prima persona contro l’assenza di un reddito di autodeterminazione. Ancora una volta il femminismo mostra la strada, partendo da sé
«È sorto il fedel sodalizio/ l’unione dei mille strumenti/ novelli prodigi creò!» si legge nel Canto dei cooperatori, uno dei tanti canti del movimento operaio che ancora oggi sentiamo intonare, a ricordarci da quanto lontano arrivano le nostre lotte. Antiche lotte, antiche pratiche che oggi, in giorni che mostrano le nostre contraddizioni a tutti i livelli, tornano prepotentemente di attualità; e così nasce il “Fondo Lea Melandri” a cura dalla Casa delle donne contro la violenza di Modena.
Obiettivo immediato, aiutare una donna in difficoltà, ma le promotrici hanno già lo sguardo al futuro, verso un mutuo soccorso femminista, parte di una più ampia mobilitazione per un reddito di autodeterminazione, già al centro delle riflessioni di Non una di meno e che a livello internazionale sta portando avanti Selma James. Per farci raccontare un progetto che viene da lontano – affonda infatti le sue radici non solo nelle origini del Movimento operaio ma anche nella seconda ondata del femminismo – Comune ha parlato con alcune delle promotrici di un appello che ha immediatamente raccolto decine di firme individuali e di associazioni femministe, come «occasione – si legge nell’appello – di esercitare la cura anche tra di noi, nelle nostre diversità, in uno scambio relazionale e materiale che ci può rafforzare tutte».


«Il fondo nasce per partire da noi, come strumento di mutualità, per aiutarsi l’un l’altra, è il nostro modo per mobilitarci in maniera immediata, a partire da ciò che riusciamo a mettere in campo in prima persona – ci racconta Giuliana Pincelli, storica esponente di Lotta Femminista e del Salario al Lavoro Domestico, primo gruppo in Italia a porre il tema del reddito per il “lavoro di riproduzione”, di cura – ma l’idea è già quella di ampliarlo e lottare per forme di reddito universali, così da superare la distinzione tra lavoro e militanza e per sostenere che le tante donne che come Lea si impegnano nel femminismo».
La riprende Francesca Recchia Luciani, filosofa femminista da anni direttrice del Festival delle donne e dei saperi di genere, che ogni anno porta fin dentro l’università l’attivismo femminista: «In assenza di interventi pubblici, possibilmente sovranazionali, che diano la possibilità a tutti e tutte di accedere a un reddito incondizionato per riequilibrare le crescenti diseguaglianze, noi ci siamo mossi subito da più parti d’Italia, nonostante le distanze». E prosegue: «Per noi questa è a tutti gli effetti un’azione politica, che vuole sviluppare un mutuo soccorso femminista: e lo facciamo a partire da Lea, verso cui abbiamo tutte un profondo debito per come ha saputo indicarci la strada».
«È un atto di solidarietà radicato in relazioni personali e dettato dall’empatia che insieme vuole costruire in prospettiva uno spazio collettivo pubblico a un’azione di mutuo soccorso femminista per permettere una vita degna – incalza Antonella Picchio, economista femminista – un discorso che a livello politico più ampio vuole porre anche il tema di reddito di esistenza e che ha la consapevolezza che a livello macroeconomico il lavoro di cura rimane l’aggregato più grande».

«Partiamo da sé, da noi, come sempre abbiamo fatto noi femministe – è il commento di Lea Melandri – si tratta un tema che avevamo già affrontato, ma non è un caso che la cassa di mutuo soccorso prenda vita in questi momento di difficoltà e lo faccia a partire da varie persone a cui mi hanno legato i lunghi anni di impegno femminista». «La salute tiene – conclude – ma la mia speranza è che sia qualcosa che andrà al di là di me e della nostra generazione: mi piacerebbe che rimanga a mio nome, come lascito testamentario».

Così dunque si ritessono fili di antiche lotte, così si fa la “rivoluzione ogni giorno”, perché “la teoria senza conseguenza non cambia la vita”, perché «l’esempio è la migliore pedagogia», perché – come ha ben ricordato Francesca Recchia Luciani – la centralità dell’azione e delle pratiche è connaturata al femminismo e ne dà prova proprio in un momento in cui l’azione politica dei corpi e dell’attivismo è limitata dall’emergenza: che cento casse di mutuo soccorso nascano in questi tempi, “quando è bello vivere, perché si ritessono i fili delle nostre antiche lotte” (Angela Davis).
come contribuire?
segnalo che per contribuire è necessario aprire l’appello (evidenziato nel testo). L’appello fornisce le indicazioni (banca, IBAN etc)
Sono una femminista ex insegnante e ex sindacalista. Mantengo un forte interesse per i temi trattati in questo sito.