Avrebbe dovuto essere l’anno dedicato dall’Onu a celebrare la biodiversità. Oggi invece viviamo una delle più tristi primavere, senza poter godere della fioritura degli alberi. “Ma la pandemia non è una catastrofe naturale casuale – scrive Paolo Cacciari – È la conseguenza del progressivo processo di degradazione della fisiologia del pianeta Terra dove ogni componente, organica e inorganica, dai microorganismi agli esseri umani, concorrono a formare un unico sistema complesso che mantiene le condizioni di vita sul pianeta… Come da tutte le crisi si può uscire facendone tesoro e imparando a individuare e comprendere i motivi che l’hanno scatenata”

Viviamo in un-mondo-di-tanti-mondi, tutti interrelati; esistiamo gli-uni-con-gli-altri, in reciproca connessione. Tutto è in relazione e interdipendente. Ognuno di noi dipende dall’organizzazione sociale in cui è inserito, dall’aria che respira, dai cibi di cui si nutre, dai materiali con cui sono edificati gli edifici, dai combustibili che vengono usati per il riscaldamento e la mobilità, dai sistemi produttivi installati e così via. Siamo parte dell’universo bio-geo-fisico ed energetico. Ma spesso ce ne dimentichiamo. Usiamo le “risorse” e i “servizi ecosistemici” che la natura ci dona come se fossero oggetti inerti. Ma non è così: tra noi e le cose che ci circondano c’è una relazione intima. Ecco perché la salute andrebbe intesa come il bene comune della vita, interdipendente con i cicli vitali della biosfera. La salubrità del pianeta e la salute di tutti gli esseri viventi sono inscindibili.
Quest’anno avrebbe dovuto essere l’anno dedicato dall’Onu a celebrare la biodiversità. Oggi invece viviamo una delle più tristi primavere; senza poter godere della fioritura degli alberi. Ma la pandemia non è una catastrofe naturale casuale. È la conseguenza del progressivo processo di degradazione della fisiologia del pianeta Terra dove ogni componente, organica e inorganica, dai microorganismi agli esseri umani, concorrono a formare un unico sistema complesso che mantiene le condizioni di vita sul pianeta.
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Prendiamo cosa scrive l’ultimo rapporto dell’Agenzia Europea per l’ambiente, L’ambiente in Europa: Stato e prospettive nel 2020: “La Terra sta vivendo una perdita eccezionalmente rapida della biodiversità e le specie a rischio di estinzione sono di più ora che in tutta la storia dell’umanità. Infatti, è dimostrato che stiamo assistendo alla sesta estinzione di massa”. La quinta è avvenuta circa 65 milioni di anni, comportò la scomparsa dei dinosauri e fu causata da un meteorite. Oggi l’agente distruttivo è il sistema economico industriale capitalistico: “Lo stesso sviluppo costituisce, tuttavia, la causa di danni diffusi agli ecosistemi. A livello globale, circa il 75 per cento dell’ambiente terrestre e il 40 per cento dell’ambiente marino sono adesso gravemente alterati”. Il rapporto così prosegue: “L’accelerazione dei cambiamenti climatici sarà probabilmente associata a un aumento dei rischi, in particolare per i gruppi vulnerabili”. Tra questi rischi vi sono le pandemie. Nulla che non si sapesse.
David Quammen, giornalista scientifico, autore di Spillover (Adelphi, pagg 608, 11,90€, la versione ebook su Amazon è disponibile dal 20 marzo) ha spiegato in una recente intervista:
“Nel 2012, quando il libro è stato pubblicato, ho previsto che si sarebbe verificata una pandemia causata da 1) un nuovo virus 2) con molta probabilità un coronavirus, perché i coronavirus si evolvono e si adattano rapidamente, 3) sarebbe stato trasmesso da un animale 4) verosimilmente un pipistrello 5) in una situazione in cui gli esseri umani entrano in stretto contatto con gli animali selvatici, come un mercato di animali vivi, 6) in un luogo come la Cina. Non ho previsto tutto questo perché sono una specie di veggente, ma perché ho ascoltato le parole di diversi esperti che avevano descritto fattori simili”.
Quando si brucia una foresta vergine non va a fumo solo un pezzo dei nostri polmoni, ma si compromette l’habitat delle specie vegetali, animali, microbiche.
Come da tutte le crisi si può uscire facendone tesoro e imparando a individuare e comprendere i motivi che l’hanno scatenata, oppure rassegnandoci a vivere in una permanete guerra alla natura e di stato d’eccezione. Si potrebbe costruire una nuova normalità più consapevole, evoluta e resiliente, capace cioè di risanare un pianeta fortemente squilibrato e stressato nei suoi cicli vitali, oppure pensare di poterlo sterilizzare e vivere in scafandri stagni. Con i batteri e i virus e le loro sempre possibili evoluzioni e trasmigrazioni dobbiamo imparare a convivere: apprezzando il lavoro che fanno i “buoni” e pendendo le giuste misure dai “cattivi”. Una condizione che richiede più conoscenza, più ricerca, più prevenzione e meno “zone rosse”, più attrezzature specializzate di pronto intervento e meno “pronti soccorso-carnai”, più habitat naturali e urbani salubri e meno megalopoli. E così via nel percorso di rientro nei limiti planetari della sostenibilità ecologica del pianeta.
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Grazie Paolo per la tua lucida semplicità. Riflessioni comprensibili a tutti. speriamo ne facciano tesoro i decisori politici