La lunga strepitosa giornata dell’8 marzo con scioperi, cortei e iniziative in cinquantacinque paesi non ha solo riconsegnato dignità alla Giornata internazionale della donna, ma ha mostrato come anche nel nostro paese si parla finalmente di violenza maschile sulle donne come fenomeno strutturale. Come è stato possibile un’emersione di quel tipo? Cosa ha cambiato quella giornata? Per capire qualcosa in più siamo andati a Monterotondo, a pochi passi da Roma, ma poteva essere una cittadina argentina o polacca, un paese delle Alpi piemontesi o della costa siciliana. Ecco come un gruppo di donne diverse per età, percorsi, vita di ogni giorno ha cominciato a incontrarsi, discutere, mangiare e danzare insieme, costruire iniziative (26 novembre, One Billion Rising, 8 marzo al cinema e in strada…) coinvolgendo centinaia di persone comuni, tra cui molti giovani, ribaltando immaginari e creando nuove relazioni. “Cos’altro è la Politica se non incidere, concretamente, nella vita delle persone, suscitando in ognuna un cambiamento di pensiero, visione ed azione? Siamo molto determinati, tutti e tutte, ad andare avanti… Dall’8 marzo qui, esattamente come nel resto del mondo, qualcosa è cambiato…”
di Anna Foggia Gallucci*
È evidente come in questo 8 marzo sia accaduto qualcosa di particolarmente importante. È stato già detto molto della svolta profonda che ha marcato in Italia e nel mondo, dell’avanzamento nella consapevolezza dei diritti e soprattutto delle loro interconnessioni, per come li esercitiamo e li riconosciamo, in ogni ambito del quotidiano: dal linguaggio alle politiche pubbliche, dalle storie di violenza a quelle di precarietà, attraverso le immagini, i razzismi, l’omofobia, i ruoli.
Ma i milioni di persone, donne e uomini di ogni età, che l’8 marzo scorso hanno invaso le strade del mondo di colori e di senso condiviso e, finalmente, meravigliosamente, univoco, in barba alle frammentazioni che caratterizzano la scena politica attuale, hanno volti, nomi, storie e luoghi del tutto peculiari. È di uno di questi luoghi e di alcuni di questi nomi che racconto, perché mi appare come il paradigma estremamente positivo di quel che si è verificato a livello mondiale.
Il nostro territorio, solo per caso, è quello di Monterotondo in provincia di Roma, perché potrebbe avere un qualunque altro nome ed essere in qualsiasi altro luogo; qui già da diversi anni una rete informale di donne si era andata consolidando, fortemente saldata dalla percezione della necessità di promuovere la cultura di genere e l’educazione alle differenze per contrastare una violenza dilagante contro le donne che nel femminicidio sappiamo avere soltanto l’epilogo estremo di una cultura che giorno dopo giorno la nutre.
In questi anni, con lavori diversi, storie politiche e personali diverse, ognuna ha messo del suo per attivare collegamenti a reti più ampie e, nel contempo, realizzare iniziative locali.
Succede che in vista della manifestazione del 26 novembre scorso, a questo basilare e pur sempre ristretto nucleo di rete, si sono agganciate altre realtà organizzate e persone senza un’appartenenza strutturata. È diventato, così, ancor più motivante organizzare la promozione sul territorio della partecipazione a quella meravigliosa manifestazione che, malgrado il semi-oscuramento da parte dei principali media, ha visto migliaia e migliaia di persone di ogni età sfilare intorno allo slogan “Non una di meno” , ripreso dai movimenti femministi argentini.
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Da quel momento gli incontri sono diventati sistematici, intensi, vivaci: le diverse esperienze che ognuna ed ognuno si portava dietro hanno animato confronti e dibattiti che sempre sono riusciti a trovare sintesi costruttiva e propositiva. L’obiettivo era, finalmente, assolutamente comune e chiaro, quindi non poteva essere diversamente. Non a caso abbiamo scelto di regalarci questi incontri in un clima soffuso ed accogliente, alle 8 di sera, in cerchio tra cuscini e bontà varie da mangiare, nella ospitale e gradevole sede dell’Associazione Il Melograno.
Siamo, così, andati a costruire un luminoso One Billion Rising, arruolando ulteriori partecipazioni.
Il tema, quest’anno, era la solidarietà, da questo siamo partiti e questo ci ha senz’altro uniti ancora di più.
Abbiamo accolto come un segnale di riscontro – certamente casuale ma pur sempre emozionante – il fatto che l’immagine del nostro flash mob finisse nel bel mezzo del collage delle danze mondiali fatto per la locandina internazionale del OBR e, qualche giorno dopo, la ritrovassimo come immagine scelta per la locandina nazionale. In quella giornata, oltre al flash mob, abbiamo voluto dar vita ad una singolare iniziativa con l’obiettivo di entrare in maggiore contatto con le persone non avvezze alla frequenza di incontri, dibattiti e convegni; abbiamo fatto bene a provarci: l’appuntamento intorno ai tavoli della Casa della Pace, per ricostruire le narrazioni comuni della violenza di genere, è stato affollato, partecipato e animato anche dai ‘non abituati’.
Dopodiché è stata la volta dell’8 marzo. Con il coinvolgimento attivo dell’assessorato alla Cultura, siamo riusciti ad organizzare la proiezione gratuita di “Suffragette” in un cinema stracolmo di giovani che, dopo il film, ci chiedevano se potevano prendere quei fogli fucsia che avevamo messo ovunque con le frasi del movimento delle donne; e dopo il film, il corteo fino in piazza del Duomo ha visto il coinvolgimento di persone comuni, anche questa volta di ogni età, che hanno parlato e lasciato pensieri, emozioni e parole scaturite dalla visione del film sulla storia del movimento delle donne. Eccone alcune che abbiamo raccolto sul pannello che avevamo predisposto:
RICONOSCENZA – CORAGGIO – LIBERTÀ – NON SMETTIAMO MAI DI LOTTARE – GRATITUDINE, PER CIÒ CHE LE DONNE HANNO FATTO PER NOI TUTTI – NO ALLA VIOLENZA – STRAVOLGENTE, MERAVIGLIOSA, LA STORIA DELLE DONNE – NON FERMATEVI MAI, IL MONDO HA BISOGNO DELLA VOSTRA TESTIMONIANZA – TENACIA – LOTTA
Cosa è stato, cosa è, allora, tutto ciò? Commenti in ordine sparso: è stato “innescare un processo virtuoso di conoscenza e consapevolezza”. È stato “sentire che certi temi ci risuonano dentro”. È stato “fare una memoria non solo commemorativa ma che si esercita, nei nostri progetti, nelle nostre idee, ogni giorno”. È stato anche “creare, noi, un raccoglitore di esperienze, emozioni e pensieri che ne generano altri”. È, dunque, la possibilità e il cambiamento come pratica quotidiana. È riprendere ad usare le parole per ri-dare senso, ognuno e tutti, alla propria vita. È fare per, non contro. È stare sulla concretezza, con amore, con passione, con impegno. E altre persone ci hanno scritto e vogliono partecipare.
Cos’altro è la Politica se non incidere, concretamente, nella vita delle persone, suscitando in ognuna un cambiamento di pensiero, visione ed azione?
Siamo molto determinati, tutti e tutte, ad andare avanti.
Siamo Vera, Patrizia, Juan, Anna, Arianna, Colomba, Daria, Alessandra, Elena, Juan, Luisa, Laura, Marcello, Paola, Giampiero, Simonetta, Tamara, Angela, Claudia, Alessia, Francesca, Brunisa, Daniela. C’è chi è di Amnesty International, chi Melograno, chi Circusnavigando, chi Anpi, chi Daniel Zagni Lab, chi Casa delle Case, chi Folias, chi ISKRA, chi Il Pungiglione, chi altro ancora.
Siamo noi e molti e molte di più. Votiamo differentemente. Mai stati tutti insieme, ma questa volta si, senza proprietà. Solo così possiamo vincere. E dall’8 marzo qui, esattamente come nel resto del mondo, qualcosa è cambiato.
Quel che diventa importante, ora, è tenerlo insieme, con cura, per non sprecarlo e farlo fiorire.
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*sociologa e insegnante, già assessora alle Politche sociali del Comune di Monterotondo. Ha aderito alla campagna 2016 “Facciamo Comune insieme“
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