di Comune
Nel 2014 fu la pioggia di bombe sulla gente inerme di Gaza, una pratica abietta inaugurata a Hiroshima e perfezionata negli anni, qualcosa di spiegabile solo con l’assoluta dis-umanizzazione dell’altro, a convincerci di poter sì rallentare i ritmi ma non fermare del tutto Comune in agosto.
L’anno successivo, avevamo fatto esperienza: la politica andrà pure in ferie ma di sicuro il mondo non si ferma ad agosto. I lettori scaricarono 97.800 delle nostre pagine, oltre tremila al giorno. Un altro essenziale caso di dis-umanizzazione dell’altro, un laboratorio per l’analisi scientifica dei limiti di sopportazione degli abitanti di un intero paese, la Grecia, stava lì a dimostrare l’utilità di non sospendere il nostro pur limitato e parziale racconto.
Va da sè che quest’anno, pianificati per tempo i turni di riposo del robusto dream team informativo (le solite tre irriducibili persone avvitate nella vecchia cucina di Comune, con qualche esausta ma sempre magnifica collaborazione extra moenia), muniti di chinotto, pesche e ventilatori, c’eravamo attrezzati a resistere perfino a Ferragosto. Non avremmo staccato del tutto la spina nemmeno un solo giorno.
E invece no. La notte di giovedì 11 agosto, quasi certamente a causa dei cambiamenti climatici e dell’inconsueta pioggia di astri cadenti, l’architettura archeologica e soviet delle nostre tecnologie informatiche ha cominciato a fare crack. Da allora funziona a singhiozzo, troppo. Abbiamo provato a mettere qualche pezza qua e là, naturalmente, ma le possibilità di non bloccarci ancora, in modo imprevedibile e soprattutto nell’inserimento degli articoli, sono ormai pari alle probabilità che le prossime Olimpiadi si tengano in Chiapas.
Siamo dunque costretti a darvi appuntamento a fine mese, magari promettendo di ragionare (una volta tanto) su qualche piccolo aggiustamento, tecnologico e non, del nostro consolidato profilo web. E’ un duro colpo, ne siamo consapevoli. E’ pur vero che sappiamo da tempo che i limiti del possibile sono ben più ampi di quanto le classi dominanti vogliono farci credere, ma abbiamo anche imparato a distinguere il desiderio dalla speranza. Possiamo desiderare di nuotare come Phelps ma difficilmente realizzeremo (almeno al più presto) quel desiderio. La speranza, invece, per esempio quella di costruire mondi nuovi, per vivere deve potersi alimentare di una relazione con la realtà. La speranza appartiene alla vita, è la vita che si difende, come annota il genio di Julio Cortázar.
Autorevoli fonti storiche, pur contestate da studiosi altrettanto autorevoli, sostengono che l’imperatore Ottaviano Augusto, quello che seppe garantire ai Romani un lungo periodo di pace e prosperità, rubò un giorno a febbraio. Lo fece, pare, perché il mese che scelse per ricordare il suo nome, agosto, non fosse più povero di giorni di quello che lo precede, luglio, dedicato a Giulio Cesare. Ecco, a proposito di speranze, diciamo che proveremo a sopravvivere senza aggiornare Comune, fino a quel giorno rubato, il 31 agosto – sempre più convinti, come dicono gli zapatisti, gli improbabili organizzatori delle prossime Olimpiadi – che la necessità di inventare altri calendari e altre geografie, con i mala tempora che corrono, non sia davvero rinviabile.
Buone vacanze, intanto.
Consigli per sopportare l’astinenza
Kinotto. Ad azione dissolvente
Ma perché … “imprevedibile” …?
Con i Cambiamenti Climatici di “sicura” primaria causa umana (?), tutto ed anche il suo contrario è diventato “prevedibile”, come chiaramente ci raccontano.
Ed allora, non lamentiamocene, nonostante la noia !