di Valentina Guastini*
I docenti di ruolo verranno dunque chiamati direttamente dai dirigenti scolastici in base a quattro macro competenze che daranno punteggio, stilando così una graduatoria per titoli, annullando di fatto le competenze acquisite non in questi settori e l’anzianità di servizio. Ogni ufficio scolastico potrà valutare i professori e decidere in base alle sue competenze quale docente è più indicato per il posto di lavoro. Oltre alla conoscenza delle lingue straniere, molto importanti sono l’esperienze di Clil (lezioni solo in lingua), informatica, competenza sulla disabilità (e necessità educative speciali, “BES”, “DSA”…). Il sottosegretario Davide Faraone, che ha condotto gli incontri con le parti, ha detto: “È una svolta epocale e devo dare atto ai sindacati di aver avuto uno spirito costruttivo”. I tecnici del Miur affermano invece che siamo di fronte a “una rivoluzione che cambierà davvero la scuola italiana”.
La riflessione nasce spontanea e in particolare su due punti:
- alcuni docenti di ruolo hanno avuto il coraggio di affermare: “eh ma che ve ne importa a voi precari, questa cosa riguarda solo quelli di ruolo. La buona scuola si è accanita su di noi”. Mi piacerebbe sottolineare per la stramilionesima volta che questa guerra fra poveri è stata fortemente voluta dal governo per dividere la categoria. La riforma denominata Buona Scuola ne ha avuto per tutti e per primi i precari, che forse hanno anche trovato poco iniziale appoggio dai colleghi di ruolo. Insomma la scia demolitrice di questa riforma si sta riversando su tutta la categoria e mi stupisco come alcuni colleghi restino spiazzati e a bocca aperta, ci voleva un briciolo di lungimiranza per comprendere dove saremo arrivati… e la strada è ancora lunga.
- Conosco insegnanti che negli anni si sono specializzati/e in approfondimenti di pregio: scrittura creativa, didattica della matematica, intercultura, didattica laboratoriale e cooperativa… Spesso a proprie spese seguendo inclinazioni e passioni. Sono le insegnanti migliori, non tanto per i titoli acquisiti, ma per quel fuoco di conoscenza e ricerca sempre acceso.
Alcuni sindacati e il ministero portano a casa l’accordo su queste quattro competenze come se fosse una trovata equa e trasparente.
Allora la mia riflessione si sposta a Gardner. Abbiamo studiato (e si badi: non solo per nostra formazione e cultura personale, ma per essere in grado di metterne in pratica i contenuti con i bambini) che secondo questo psicologo statunitense esistono diversi tipi di intelligenza.
Secondo la sua teoria esistono almeno sette (poi diventate nove) intelligenze multiple.
• Intelligenza logico-matematica
• Intelligenza linguistica
• Intelligenza spaziale
• Intelligenza musicale
• Intelligenza cinestetica o procedurale
• Intelligenza interpersonale
• Intelligenza intrapersonale
• intelligenza naturalistica
• intelligenza filosofico-esistenziale
• intelligenza naturalistica
• intelligenza filosofico-esistenziale
Si è creduto, e in un certo senso io ci credo ancora, che se gli insegnanti riuscissero a individuare quali di queste intelligenze prevale in ciascun studente, molti ragazzi non abbandonerebbero gli studi e nutrirebbero maggior amore per la scuola e la cultura in generale. Si tratta poi, molto semplicemente, di riconoscere inclinazioni e attitudini personali. Proprio come hanno fatto molti insegnanti formandosi in questi anni.
E allora cosa ne possiamo concludere? Che questa riforma e la trovata delle competenze sulle quali verranno chiamati i docenti, sono tutto il contrario di tutto. Si annulla ogni teoria che prevede di formarsi sulla base delle proprie inclinazioni in virtù di una strada ben precisa con sponde che non consentono di uscire dai canoni prestabiliti.
Uno squadrone di insegnanti che per necessità sceglierà di formarsi, a pagamento, su quattro temi precisi, che gli piacciano o no. Un avvilente conformarsi alle decisioni del governo che si promuove ai miei occhi come nemico della conoscenza.
Potrei far riferimento a un mito filosofico piuttosto conosciuto per dire che il ministero dell’Istruzione, con questa nuova decisione, ha costretto i docenti a vivere di ombre proiettate in una caverna buia. Non ci resta altro che aderire allo scetticismo, sospendere il giudizio e trovare nel frattempo una strategia di resistenza.
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E bravi i sindacati con il loro “spirito costruttivo”. Non ci aspettavamo niente di diverso da voi.