Per buona parte degli studenti universitari (o giovani laureati) del Lazio che hanno vinto il bando della seconda annualità di Torno Subito comincia in questi giorni il viaggio che li porta nel mondo, o nelle altre regioni d’Italia, a intraprendere un’attività di formazione o un’esperienza lavorativa. Un investimento, non una spesa, per offrire un’opportunità straordinaria alle singole persone che darà frutti collettivi, sociali nel territorio da cui i ragazzi si sono messi in viaggio. Le gambe per andare altrove, le mani per prendersi cura delle proprie radici
di R.C.
Sarà che quando si parte, generalmente, è facile capire al volo se il viaggio mette allegria oppure è avvolto da preoccupazione ma giovedì scorso, un bel giovedì assolato di metà ottobre, alla ex caserma romana di via Guido Reni i volti dei ragazzi non sembravano lasciar spazio a molti dubbi. La lancetta del barometro delle espressioni pareva oscillare solo in tre campi: curiosità, entusiasmo, intraprendenza. Un segnale eloquente per Nicola Zingaretti e Massimiliano Smeriglio, presidente e vicepresidente della Regione Lazio, venuti ad augurare buon viaggio ai ragazzi che stanno preparando zaini e valigie perché il momento atteso con trepidazione è finalmente arrivato.
A mettersi in viaggio, in questi giorni, è una parte considerevole dei 993 ragazzi che hanno vinto la seconda annualità del bando di Torno Subito, il programma che finanzia con fondi europei progetti di formazione per studenti universitari o laureati. La media dello stanziamento per progetto è di 13.500 euro. Giovedì i ragazzi sono venuti a firmare la convenzione per avviare l’attività formativa o le work experience, nel mondo o in Italia ma fuori dal Lazio. Si tratta della parte forse più bella, di certo la più avventurosa, dei progetti che i vincitori del bando hanno costruito in libertà e autonomia, mescolando creatività e capacità di (auto)gestione, così come compete a giovani cui viene offerta una grande chance a due semplici condizioni. La prima è inventare e saper costruire un progetto di formazione interessante e realizzabile, la seconda è valorizzare poi con un tirocinio quell’esperienza in un contesto sociale, la regione in cui si vive.
Molti sorrisi e poche parole, dunque, giovedì mattina: una piccola festa con molti partecipanti, tutti molto impegnati a scambiarsi recapiti, notizie utili e impressioni. Una festa che si svolge in uno spazio ampio e attraente seguendo un’ispirazione molto attenta a chi ci si rivolge in modo da evitare, in ogni suo dettaglio, di scivolare in riti ingessati o in un’istituzionalità lontana o astratta. Lo si capisce già dalle prime parole e dal tono disteso della comunicazione iniziale con cui Enrico Serpieri, il marinaio che regge il timone del programma nello staff dell’assessorato alla ricerca, formazione, scuola e università guidato da Smeriglio, annuncia il superamento dei piccoli disagi intervenuti nella fase di rodaggio della macchina organizzativa.
“La convenzione non è solo un atto formale ma un vero patto di fiducia”, precisa Smeriglio. Poi, dopo aver annunciato che la metà dei vincitori parte proprio in questi giorni, fornisce alcuni dati significativi: quasi raddoppiato, rispetto al primo anno, il numero dei partecipanti e quello dei fondi a disposizione, l’80 per cento è composto da laureati, il 60 di donne, il 40 per cento dei progetti è destinato ad ambiti di ricerca, innovazione e sviluppo, il 52 per cento dei vincitori sceglie di uscire dall’Italia per la sua attività formativa o la breve esperienza di lavoro. Uno dei dati certamente più rilevanti è il fatto che quasi un terzo dei vincitori dello scorso anno ha poi trovato un’occupazione. Niente male per un’iniziativa in cui la Regione investirà, nell’arco di cinque anni, 96 milioni di euro per coinvolgere 8-9mila ragazzi.
La mattinata dedicata ai saluti e alla firma delle convenzioni serve anche a presentare l’imminente disponibilità di una App specifica di Torno Subito. Uno strumento agile che offre la possibilità di velocizzare e migliorare la qualità della comunicazione interna tra i partecipanti e con lo staff regionale. Una bella novità, che però è in grado di cogliere ancora solo parzialmente le potenzialità di quel che lo stesso Smeriglio non manca di sottolineare: la necessità e le potenzialità di crescita di una comunicazione orientata non solo verso canali interni ma verso tutto il mondo “esterno” che può guardare con interesse e cercare connessioni, magari meno immediate ma di lungo periodo, con la pluralità e la ricchezza delle esperienze e delle storie di Torno Subito.
“Beati voi che ve ne andate!!”. L’esordio di Nicola Zingaretti potrebbe anche generare qualche perplessità, ma sarà stato certo più dettato da nostalgie generazionali che dal comprensibile (quanto insostenibile) stress che in questi mesi comportano le vicende politiche nella capitale. Anche perché il presidente della Regione lo fa seguire da una disponibilità concreta e un impegno serio: “Al vostro ritorno, ci rivediamo per fare il punto e migliorare ancora”. Zingaretti sottolinea soprattutto il valore innovativo di Torno Subito, uno dei primissimi progetti italiani italiani finanziati con la nuova programmazione 2014-2020, una risposta a chi pensa che le politiche pubbliche non possano essere che “vecchie” ma anche “un investimento”, e non una spesa, per offrire finalmente un’opportunità concreta. Un’opportunità che in altri luoghi del mondo potrebbe magari sembrare naturale ma che non lo è affatto nella storia dell’utilizzo delle risorse europee da parte del Lazio.
Tra i tre verbi suggeriti dal presidente del Lazio ai ragazzi di Torno Subito: crescere, essere persone libere e radicarsi. E potrebbe essere proprio il terzo quello che si rivelerà più significativo per chi è in procinto di intraprendere una breve ma importante esperienza di creatività responsabile. Rovesciando il senso di una bella affermazione di Pino Cacucci, grande narratore di storie, vagabondaggi, ribellioni e ingiustizie del nostro tempo, si potrebbe concludere che le gambe per andare altrove sono molto importanti nella vita delle persone. Arriva sempre il momento, tuttavia, in cui bisogna tornare per affondare le mani nella terra e prendersi cura delle proprie radici.
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