Car* lettor*, abbiamo scoperto, tra mail, post, telefonate e alcune conversazioni in giro per la città, con grande felicità che il nostro piccolo «Comune» abbia tra i suoi lettori anche molti ventenni. E’ bello scoprire di guardare e di cercare nella stessa direzione con persone che hanno sulle spalle più o meno metà del peso dei nostri anni. Vogliamo, però, «appesantire» il vostro zaino di una piccola storia tutta minuscola. Una storia fatta di memoria e di rispetto, che per noi di «Comune» (ma anche per migliaia di altre persone) è molto importante.
C’era una volta un ragazzo come voi: si chiamava gianni, con la g minuscola. gianni era estroverso, e vivace. Gli piaceva comandare, obbedire, pestare e farla franca. Era per questo che lui si scriveva maiuscolo, ma tutti lo chiamavano gianni in sordina, con la g minuscola. Oggi gianni è un signore di una certa, si direbbe nella capitale. E ha fatto gran carriera. Nel 2007 è stato nominato capo di gabinetto del ministero dell’interno (governo Prodi, abbiamo un brutto vizio, la memoria). E la maiuscola gliela scrivevano su tante targhe e biglietti da visita. Ma c’erano tanti che si ricordavano chi era, e per loro era il minuscolo gianni di sempre. Dall’11 gennaio al 26 maggio 2008 diventa Commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania (sempre governo Prodi), e grazie ai presidi sfondati, alle donne caricate e ai camion pieni di veleni spostati a colpi di lacrimogeni il 23 maggio 2008 (governo Berlusconi, ma su decreto ereditato dal governo precedente) viene nominato dal Comitato Interministeriale per la sicurezza della Repubblica, Direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.
Una brillante carriera, non c’è che dire, per il piccolo gianni, che oggi, proprio oggi, vorrebbe finalmente la sua maiuscola perché è stato addirittura nominato dal sapiente governo tecnico e super partes Monti sottosegretario di Stato, con delega ai servizi segreti. Ma per noi, ieri come oggi, per noi di «Comune» che a Genova nel 2001 ci eravamo arrivati per raccontare ai G8 quel mondo diverso possibile che ci avrebbe portato lontani dalla crisi che subiamo per colpa loro, gianni resta sempre quell’uomo piccolo piccolo che da Capo della Polizia fu accusato di aver istigato alla falsa testimonianza il questore di Genova nel processo che li vedeva accusati di aver massacrato donne e uomini inermi (tra cui minorenni, suore, anziani…, secondo Amnesty fu compiuta «la più grave sospensione della democrazia» degli ultimi decenni) che erano arrivati a Genova per il nostro stesso motivo e dormivano tranquilli alla scuola Diaz dopo una giornata di scontri e follia orchestrata con freddo cinismo dalle forze del disordine organizzato. Condannato in appello ma assolto in Cassazione lo scorso novembre, il piccolo gianni è sempre lo stesso minuscolo: dice le bugie, poi svicola, la scampa.
Vi raccontiamo la sua storia, e ve la carichiamo sulle spalle perché gianni e quelli come lui, quelli che massacrano gli innocenti perché eseguono gli ordini o se li inventano pur di oliare il meccanismo, di far piacere a chi comanda, chiunque esso sia, non la faranno franca solo se ci ricorderemo insieme di loro. Delle facce, di quei nomi minuscoli, e di quella Genova a testa alta, lei maiuscola, si, che ci sta dentro come un insegnamento esigente che ci obbliga a non mollare, a non dimenticare (a proposito, sarebbe bello ricordare nelle scuole, nelle università, nelle associazioni, nei centri sociali, nelle piazze… non solo cosa è accaduto davvero a Genova nel 2001 ma anche le ragioni e le proposte di quel movimento). Genova, unidici anni dopo, è ancora un invito a credere che cambiare sia necessario e sia possibile oggi, non domani. Per noi, ma soprattutto per voi, con gli zaini leggeri di tempo, ma non di problemi.
ps Se conoscete altri ventenni copiate e incollate questa lettera su mail e post, commentatela; la storia di quelli di «sotto» ha bisogno di nuovi editori e di nuovi media.
Assopiti dalla televisione e da tutta la futilità del nostro secolo non ci siamo resi conto che la Democrazia si sta sgretolando tra le nostre mani. Quello per cui molti negli anni passati si sono battuti ed hanno lottato, ora noi stiamo lasciando che un gruppo di ipocriti arrivisti lo sconvolga lentamente, dall’interno, senza dare troppo nell’occhio o, nel caso in cui dia nell’occhio, ragirando le leggi Costituzionali o clausolando norme e direttive a loro piacimento. Bisogna far si che le loro “forze” non abbiano effetto su di noi. Perchè quello che loro sono in grado di fare è minacciare, proibire, intimorire, con la violenza tutti noi e tutti coloro che sono convinti di dover stare agli ordini di un gruppo di persone, con i nostri stessi diritti e doveri, sanciti dalla Costituzione, e non di poter decidere con la propria testa. Democrazia significa questo, potere del popolo e il popolo siamo noi, tutti noi! Ritroviamo quel senso di unità popolare allo scopo di ottenere la nostra libertà e SOPRATTUTTO l’equità tra ogni individuo. Riscopriamo la “classificazione” di un essere umano solo per quello che è e non per la sua classe sociale o il suo reddito annuale. Diamoci una possibilità, usiamo la testa, non le mani. Prendiamo ciò che è nostro, prendiamo il nostro Paese e facciamo di esso una casa e non una prigione. Scioperiamo quando qualcosa non ci sta bene, votiamo quando conosciamo le persone che dovranno rappresentarci, diamo spazio ai GIOVANI, abbandoniamo questa ipocrisia e ripuliamo la politica dalla corruzione che dilaga sempre di piu. NOI ABBIAMO IL DOVERE E IL POTERE DI LOTTARE PER IL NOSTRO PAESE E DI CREDERE CHE TUTTO SIA POSSIBILE, SE ACQUISIAMO CONSAPEVOLEZZA DI QUELLO CHE SIAMO IN GRADO DI FARE!! NON LASCIATEVI CONVINCERE DALLE INTIMIDAZIONI, SIAMO UN INTERO PAESE CONTRO UN GRUPPO DI ANZIANOTTI. QUESTA E’ LA REALTA’..CAPITE???
Carlotta