Stralci da Moltitudine inarrestabile (Edizioni Ambiente 2009).
Il movimento, anche se persegue fini globali, generalmente rimane invisibile (…). Questo movimento non rientra esattamente in nessuna delle categorie della società moderna, e ciò che non si può vedere non ha un nome. Negli affari, ciò che non può essere misurato non può essere gestito; nei mezzi d’informazione, ciò che non si vede non fa notizia (…). Ciò che lo unisce sono le idee, non le ideologie. C’è una grande differenza fra le due: le idee fanno domande e liberano; le ideologie giustificano e comandano (…). A mano a mano che crescono i movimenti ideologici si dividono e si suddividono.
Il perno silenzioso del nuovo movimento, il suo cuore e la sua anima, è la cultura indigena. Gli indigeni possiedono un senso del tempo diverso (…). In molte culture indigene non esiste una separazione fra movimento sociale e movimento ambientalista, perché ambiente e società non sono mai separati.
Nel 1787, una dozzina di persone iniziò a riunirsi in una piccola tipografia londinese per abolire il redditizio commercio degli schiavi. Venivano insultate e scacciate da uomini d’affari e politici. Si diceva che le loro folli idee avrebbero distrutto l’economia inglese, lo sviluppo e i posti di lavoro, sarebbero costate troppo e avrebbero abbassato gli standard di vita (…). Sessant’anni dopo, la schiavitù fu abolita per legge praticamente ovunque.
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