Una pazza estate: il clima cambia e ci costa quasi 3 miliardi di euro di raccolti perduti. La peggiore siccità degli ultimi dieci anni, la definisce Coldiretti, e poi fitte grandinate che si traducono in un taglio secco a oltre il 10 per cento del Prodotto interno lordo legato all’agricoltura. Nonostante mesi di duro lavoro nei campi, l’Italia e i suoi contadini in primis dovranno fare i conti con danni ingenti ai raccolti di mais, pomodoro, barbabietola, girasole, e poi tabacco, frutta e soprattutto l’uva in attesa di vendemmia. Le regioni più colpite sono state il Veneto e l’Emilia Romagna che contano perdite stimate in un miliardo circa ciascuna, ma hanno sofferto le coltivazioni in po’ tutte le Regioni. Cronache di una tragedia annunciata ci viene di chiamarla, visto che solo in giugno, nel corso del Summit sullo sviluppo sostenibile delle Nazioni unite che si è tenuto a Rio de Janeiro a vent’anni dalla nascita del concetto stesso di sostenibilità, la comunità internazionale non è riuscita a varare un piano urgente di intervento che ci impedisca di danneggiare ancora più gravemente l’atmosfera con le nostre attività economiche e industriali, salvando il salvabile.
In una cosa sono riusciti, però, i cosiddetti potenti della terra: a scaricare la pattumiera delle responsabilità quasi per intero su cittadini e territori. «Riconosciamo gli sforzi e i progressi fatti a livello locale e regionale, e riconosciamo il ruolo importante che queste amministrazioni e comunità possono giocare per promuovere uno sviluppo sostenibile», hanno scritto infatti nel documento finale del vertice che si intitola The future we want. E proprio il futuro che vogliamo, un futuro diverso per le nostre comunità e future generazioni, è il tema del workshop che Comune-info, insieme alla Rete di Economia etica e solidale Marche (Rees) e a FairWatch promuove nell’ambito dell’edizione 2012 di Sbilanciamoci. Il Forum, intitolato «L’impresa di un’economia diversa», si svolge ogni anno in concomitanza e simbolica alternativa al workshop degli industriali di Cernobbio organizzato dallo Studio Ambrosetti, al cui interno vengono presentate le tradizionali ricette dell’ideologia neoliberista: privatizzazioni, tagli al welfare, precarizzazione del lavoro, supremazia del mercato, allentamento dei vincoli ambientali. Quest’anno il Forum di Sbilanciamoci! si terrà quest’anno nelle Marche, a Capodarco di Fermo – presso la storica e omonima Comunità – e metterà al centro del dibattito l’impellente necessità di «cambiare rotta» di fronte alla crisi dell’economia, dell’Italia e dell’Europa, imboccando vie d’uscita radicalmente diverse rispetto a quelle prospettate a Cernobbio.
Cinque sessioni plenarie, sette gruppi di lavoro, due tavole rotonde e oltre settanta relatori si alterneranno nel corso del Forum: tre giorni di confronto sulle analisi e le proposte concrete e specifiche – come nella prassi di Sbilanciamoci! – per uscire dalla crisi. Noi di Comune-info, seguendo il nostro cammino di laboratorio e vetrina per le esperienze locali di economia solidale e democrazia partecipata, sabato 8 settembre dalle ore 14,30 contribuiremo ad animare un laboratorio delle reti territoriali di economia etica e solidale che si intitola The future we want: per una economia ecologica glocale, corresponsabile e relazionale cui parteciperanno amministratori locali, produttori e cittadini di reti territoriali di economia etica e solidale.
«Spero che il mio governo ed io potremo, nel periodo che ci è messo a disposizione, contribuire in modo rispettoso e con umiltà a riconciliare maggiormente, permettetemi di usare questa espressione, i cittadini e le istituzioni, i cittadini alla politica». Questi i buoni propositi di Mario Monti, nel discorso del suo insediamento, che però dobbiamo constatare non si sono tradotti che nelle vecchie politiche di tagli lineari al welfare e alla spesa pubblica – leggi spending review – cari al liberismo dagli anni Ottanta ad oggi, senza un minimo di innovazione. Ma c’è di più: nel cosiddetto decreto sviluppo si raggiungono i limiti della schizofrenia. Il governo, infatti, scommette sull’auto elettrica (leggi Fiat) però l’entrata in vigore del Sistema sulla tracciabilità dei rifiuti è sospeso fino al 30 giugno 2013. Dice si ai rigassificatori prevedendo la Concessione demaniale entro 150 giorni (il governo interviene se la Regione non esprime il proprio parere), ma proroga la detrazione Irpef del 55 per cento per interventi di risparmio energetico degli edifici al 30 giugno 2013. Prevede, d’altro canto, un nuovo sistema di etichettatura contro le contraffazioni del made in Italy senza intervenire in alcun modo sulla trasparenza di filiera. Prevede finanziamenti alle imprese «verdi» che assumono a tempo indeterminato giovani under 35, elimina alcuni fondi di incentivi alle imprese già utilizzati per «ripulire» le produzioni, mentre nasce fa nascere un nuovo strumento finanziario (Fondo Crescita Sostenibile) volto a sostenere la green-economy e i settori innovativi, senza criteri vincolanti e proiezioni concrete sul suo effettivo impatto sull’economia reale.
Se dallo sviluppo montianamente inteso, passiamo invece all’economia delle relazioni, del «noi», come lo intende la Rees Marche, parliamo di 280 soci, di cui una buon parte soggetti giuridici (imprese, cooperative, associazioni, Gruppi di acquisto solidale, enti non profit e amministrazioni), attualmente impegnati nelle azioni di avvio di Distretti di economia solidale (Des) nei vari territori della regione, attraverso il coinvolgimento dei soggetti economici, associativi e istituzionali dei vari territori. Per fare un esempio delle dimensioni di questo impegno concreto ricordiamo che i soli Gruppi d’acquisto solidale nelle Marche sono raddoppiati negli ultimi due anni e oggi contano ben 62 gruppi presenti in tutti territori marchigiani formati mediamente da 45/50 famiglie con picchi anche di 200 famiglie a Fano nella provincia di Pesaro e Urbino e a Macerata dove le esperienze sono più consolidate.
All’iniziativa privata, però, per cambiare davvero rotta, c’è bisogno che s’affianchi un’azione amministrativa coerente e propositiva, come sostiene da molti anni la Campagna Sbilanciamoci!. A livello nazionale, lavorando come organizzazioni della società civile a «fare i conti in tasca» al governo centrale, infatti, la campagna ha più volte indicato come soldi spesi per alimentare un modello di Stato dispendioso e bellicoso – pensiamo all’acquisto dei lanciamissili F35 oppure nelle missioni militari all’estero – potrebbero servire per assistere gli anziani, aprire nuovi asili nido per i più piccoli, sostenere l’impiego o la riconversione ecologica di fabbriche inquinanti o obsolete. L’esperienza marchigiana dimostra che è questa la strada giusta: un sostegno importante alla diffusione dell’economia solidale, infatti, è stato fornito nell’ultimo anno dall’attuazione di un progetto realizzato grazie ad una azione del progetto regionale dedicato all’agricoltura biologica chiamato Oggi si acquista bio, dove i Gruppi d’acquisto sono stati considerati come uno dei soggetti portanti della domanda aggregata per la vendita diretta produttore-consumatore di biologico locale. Per molte imprese locali questa nuova relazione con i cittadini consumatori come alleati contro la crisi ha rappresentato una boccata d’ossigeno e una spinta concreta al cambiamento. Per Rees Marche, promuovere il consumo critico e una produzione eticamente orientata e sostenibile socialmente e ambientalmente, significa sollecitare un cambiamento strutturale profondo, dal basso, in grado di mutare la prospettiva culturale, politica, sociale ed economica del proprio territorio.
Un modello di cambiamento nella relazione con le istituzioni? Rees Marche, nei propri documenti di programma, parla di veri e propri «patti di responsabilità», dove in un dialogo paritario ed efficace con gli enti locali e con i soggetti economici del territorio e della regione che si riconoscono nei principi che ispirano la rete, si assumano insieme progettualità e azioni incisive che abbiano come centralità la salvaguardia dei beni comuni, la tutela ambientale, la protezione del territorio, la valorizzazione dei percorsi economici virtuosi a livello locale, il dialogo e la rete con i territori virtuosi. Un modello che sembra convincere amministratori, imprese e associazioni: al workshop, infatti, parteciperanno i rappresentanti di Provincia di Macerata, Provincia di Pesaro Urbino, Provincia di Fermo, Comune di Porto S. Elpidio, Comune di Fermo, Comune di Camerino, Comune di Castelraimondo, Comune di Cupramontana, Comune di Santa Maria Nuova, Comune di Montecarotto, Comune di Arcevia, Comune di Barbara, Comune di Monteporzio, Comune di Senigallia, Comune di Serra de’Conti, Comune di Aqualagna, produttori della Galleria AE di Urbino, Arci Jesi Fabriano, II Circoscrizione Ancona, oltre a Gruppi d’acquisto solidale e Distretti di Economia Solidale delle Marche.
(La foto in alto è stata ripresa dal blog curato da Franco Arminio, scrittore e paesologo)
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