Sessanta pullman provenienti da tutta Italia. 482 adesioni, sessantamila partecipanti. La manifestazione contro la piattaforma petrolifera di Ombrina Mare è stata un successo e ha detto con chiarezza che i cittadini abruzzesi non sanno che farsene di uno sviluppo che, avvelenando per decenni le loro coste, prudurrebbe energia in misura irrisoria. Il progetto della Rockhopper finirebbe infatti per estrarre petrolio di bassa qualità sufficiente a coprire il fabbisogno nazionale al massimo per qualche settimana. Il racconto di un ambientalista di Sinistra Ecologia e Libertà che è andato a Lanciano

di Antonio Castrofino*
Uno scettico avrebbe potuto dire, qualche settimana fa, che la manifestazione “No-Ombrina Mare, salviamo l’Adriatico”, con le sue specifiche territoriali, difficilmente avrebbe chiamato a raccolta tutti coloro che, non abruzzesi, si trovavano in disaccordo con il progetto della Rockhopper: la creazione di un’area di estrazione mineraria. Invece ieri, 23 maggio, a Lanciano i 60 pullman provenienti da tutta Italia, le 482 adesioni tra organizzazioni, enti e movimenti hanno riempito di allegria, vivacità, slogan e bandiere le strade del comune abruzzese. Circa sessantamila partecipanti sono giunti in Piazza Plebiscito nonostante la pioggia battente dell’ultim’ora.
Molti esponenti istituzionali, tantissima gente comune, cittadini di ogni età, dai più piccoli ai “veterani” delle battaglie ambientaliste e di democrazia, si sono uniti per dire “no” all’estrazione di petrolio nel mare Adriatico. La piattaforma petrolifera della società britannica, al centro del dibattito pubblico e della manifestazione abruzzese, non è assolutamente voluta dai cittadini della regione. E’ ritenuta molto pericolosa, non solo per gli eventuali incidenti ma anche per le migliaia di tonnellate di rifiuti fangosi, gas d’argille e fratturazione idraulica, che verrebbero prodotti. E’ inoltre potenzialmente inutile, a prendere in esame le stime che fanno oscillare al massimo tra i 20 e i 40 milioni di barili di petrolio estraibili da Ombrina (sufficienti a meno di un mese di fabbisogno nazionale).
Molto contestato è poi il posizionamento proprio davanti alla famosa Costa dei Trabocchi, che si voleva tutelare come “parco”, anche di una nave desolforante necessaria allo stoccaggio e al trattamento di olio con l’eliminazione di scarti sulfurei. I rischi di incidenti per navi del genere sono elevati e lo scarso ri-circolo d’acqua che la conformazione del mar Adriatico – in quanto mare “chiuso” – presenta, sarebbe causa di profonda crisi ecologica per le coste e le biodiversità marine in caso di fuoriuscita di greggio. Tutto fa gridare, insomma, a un “No” verso il progetto. Un progetto avviato, insieme ad altri, grazie al decreto Sblocca Italia del governo. Con la formula della tutela dell’“interesse nazionale”, Renzi e i suoi ministri hanno dato il via alle trivellazioni in molte regioni del nostro Paese.
Tra i rappresentanti delle istituzioni presenti ieri a Lanciano, c’era anche Gianni Melilla, di Sinistra Ecologia Libertà, che ha detto: “Decine di migliaia di giovani, agricoltori, pescatori, scout, pensionati, ambientalisti e sindaci hanno detto un grande NO alle trivelle nel mare Adriatico e al progetto Ombrina. Il governo Renzi deve smetterla di stare dalla parte delle multinazionali del petrolio e rispettare la volontà del popolo abruzzese. La democrazia è prendere atto che in Abruzzo vogliamo uno sviluppo sostenibile e non progetti rischiosi per l’ambiente e l’ economia”. Anche l’assessore regionale all’ambiente Mario Mazzocca e il coordinatore regionale di Sel, Tommaso Di Febo, hanno spiegato che la Regione è impegnata in prima linea in questa battaglia e che gli abruzzesi hanno chiaramente detto “No” alla petrolizzazione del loro mare e “Si” alle straordinarie potenzialità “green” dei loro territori.
La manifestazione di Lanciano è la dimostrazione di come sia arrivato il momento di mettere in gioco tutte le energie del Paese per contrastare ogni forma di inquinamento nel territorio nazionale, sia che provenga dalle grandi imprese produttrici che dalle ecomafie. Le battaglie parlamentari, che hanno visto negli scorsi giorni l’approvazione della Legge sugli Ecoreati, partono da questa profonda richiesta di giustizia sociale fino a raggiungere un’altrettanta profonda richiesta di reale democrazia e partecipazione diretta nelle scelte programmatiche e di governo.
Ecco…il problema sono proprio le cosiddette “battaglie parlamentari”!
E’ pura illusione chiedere al potere istituzionale di smettere di fare il potere istituzionale perchè gli interessi finanziari in gioco sono altissimi. Ed è ormai palese che poteri istituzionali e interessi finanziari contenuti in questo sistema capitalistico sono soltanto tesi al profitto. .
Mentre allargare la protesta dal basso mi sembra la soluzione migliore in ogni caso.
Un plauso va a tutte le persone che hanno partecipato alla manifestazione: dal “basso” si migliorano le cose senza che qualcuno possa pretendere in seguito qualcosa in cambio.
Grazie a comune-info.net per la costante informazione pulita.