di Paolo Cacciari
Chi l’ha detto che l’economia debba essere questa ossessionante, orribile “macchina per produrre” (per dirla con Alain Caillé)? Ispirati dall’idea di rigenerare le comunità locali partendo da un sistema socioeconomico imperniato sui principi della condivisione e della solidarietà (e non del profitto, dell’accumulazione e della finanza), in Friuli Venezia Giulia si è costituito un Forum per i Beni comuni e l’Economia solidale che ha elaborato una proposta di legge ed ha avviato un percorso di autoformazione di “promotori/trici di distretti e di filiere di economia solidale” a cui partecipano novanta persone: amministratori degli usi civici, produttori agricoli, cooperatori sociali, ambientalisti, operatori della finanza etica, gruppi di acquisto solidale, associazioni del volontariato e dei consumatori, piccoli imprenditorie e alcuni comuni (Gorizia, Cormons, Romans d’Isonzo, Tramonti di Sotto).
L’obiettivo è la costituzione di filiere produttive (alimentazione, edilizia, energie rinnovabili, abbigliamento, mobilità, istruzione e cultura, saperi e software libero, ospitalità, risparmio e finanza etica, commercio equosolidale ed altri ancora) capaci di “soddisfare i bisogni essenziali delle diverse comunità locali nell’ottica del risparmio di materia ed energia, della sostenibilità ecologica, dell’equità sociale”.
In pratica i nostri prodi pionieri ecosol dovranno facilitare la creazione di patti diretti tra produttori/fornitori di beni e servizi e consumatori/utilizzatori. Un rovesciamento dei comportamenti tanto delle imprese produttrici quanto dei cittadini che nelle loro scelte non si lasceranno più guidare dal “libero gioco del mercato”, ma acquisiranno la capacità di individuare, condividere e pianificare le comuni necessità e i legittimi desideri di ciascuno. Solo in tal modo sarà possibile valorizzare davvero le vocazioni locali, diminuire il ricorso alle importazioni, salvaguardare l’ambiente.
Alla Regione non chiedono denari, ma l’abbattimento dei vincoli burocratici che impediscono ai produttori di relazionarsi direttamente ai clienti locali. Ferruccio Nilia, sociologo, coordinatore del corso di formazione, ha una visione dell’“impresa solidale 2.0” che “non pensa più solo a sé stessa, ma alla autosostenibilità economica dell’intera comunità in cui è inserita”.
* Paolo Cacciari () ha lavorato all’Unità ed è stato tra i fondatori di Carta. Consigliere comunale e assessore a Venezia, oggi collabora con l’Associazione per la Decrescita. Tra le sue pubblicazioni Pensare la decrescita. Sostenibilità ed equità (Carta/Intra Moenia), Decrescita o barbarie (Carta) e con altri La società dei beni comuni (Ediesse). Questo articolo viene pubblicato anche su Left. Altri articoli di Cacciari sono qui.
Foto tratta da rpsendra.blogspot.com
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