Nei Distretti di economia solidale (Des) non ci sono “consumatori” e “clienti” ma cittadini che determinano la qualità, la quantità e la modalità delle relazioni e dunque delle produzioni. Il mercato, il luogo centrale del conflitto tra interessi contrapposti, si rovescia così magicamente nel luogo della relazione cooperante e competente tra produttori e consumatori. Nessuno tenta più di “fregare l’altro”, ma di aiutarsi reciprocamente. Alla Cascina Giappone a Torbole Casaglia, è nato il Des Brescia: produttori locali, aziende agricole e contadini biologici, consumatori associati nei Gruppi di acquisto solidali, cooperative sociali, botteghe del commercio equo, strumenti di finanza etica, associazioni di promozione culturale hanno deciso di “mettersi in rete”, di autorganizzarsi dal basso
di Paolo Cacciari*
A conclusione della Festa dell’economia solidale e dei nuovi stili di vita, nella splendida cornice della Cascina Giappone a Torbole Casaglia ( 5-6 ottobre, per il programma completo vedi desbrescia.org), sarà formalizzata la nascita del Distretto di Economia Solidale di Brescia. Un lungo elenco di produttori locali, aziende agricole e contadini biologici, consumatori associati nei Gruppi di acquisto solidali, cooperative sociali, botteghe del commercio equo e solidale, strumenti di finanza etica, associazioni di promozione culturale hanno deciso di “mettersi in rete” sulla base della condivisione di alcuni principi generali e di protocolli operativi molto stringenti. In pratica, gli operatori economici componenti del Distretto si sono dati delle specifiche clausole di sostenibilità economica, ambientale e sociale per garantire la massima qualità e trasparenza alle persone e alle famiglie che si rivolgono a loro per “fare la spesa”.
In questi ambienti meglio non usare i termini “consumatori” e “clienti” in quanto non rendono l’idea del coinvolgimento partecipe cui sono chiamati i cittadini nel determinare qualità, quantità, modalità stesse delle produzioni. L’obiettivo è creare circuiti economici locali (di filiera corta) in cui “domanda e offerta” – vale a dire: i bisogni e i desideri delle persone, da una parte, e le capacità lavorative dei produttori, dall’altra – si incontrano al “prezzo giusto”, non dettato dai meccanismi anonimi e impersonali del mercato globalizzato (inevitabilmente egemonizzato dalla voracità della finanza e delle imprese multinazionali), ma dalla conoscenza diretta dei costi di produzione. Il mercato, il luogo centrale del conflitto tra interessi contrapposti, si rovescia così magicamente nel luogo della relazione cooperante e competente tra produttori e consumatori. Nessuno tenta più di “fregare l’altro”, ma di aiutarsi reciprocamente. Piani di produzione e programmazione dei consumi diventano “patti di solidarietà”, sostenibili e responsabili, che fanno crescere la fiducia e diminuire sprechi, inutili esposizioni finanziarie, costose campagne pubblicitarie.
I Distretti e le Reti di economia solidale in Italia sono oramai una cinquantina, aderenti alla Rete italiana di Economia Solidale (retecosol.org). Cresciuti lentamente in dieci anni, attorno ad un Tavolo nazionale di pionieri: Davide Biolghini, Andrea Saroldi, Mauro Serventi, Catia Mastantuomo, Roberto Licalzi e altri. A Brescia i principali animatori del Des sono stati gli “intergas”, i Bilanci di Giustizia, le Acli. Un anno di paziente lavoro e un luogo settimanale di ritrovo al Farmet Market del sabato presso la gioiosa cascina Maggia, sono bastati per far partire la rete bresciana.
In generale la filosofia dei distretti è quella dell’economia di tipo comunitario, che desidera sottrarsi al dispositivo della competizione e della profittabilità come fine dell’intrapresa economica. Nasce così una nuova figura di imprenditore e di manager socialmente connotati e una nuovo profilo di impresa aderente al territorio e davvero utile ai suoi abitanti. Per saperne di più, vedi la pubblicazione: Un’economia nuova, Altreconomia, settembre 2013 (e del TAG economia solidale, ndr).
* Paolo Cacciari () ha lavorato all’Unità ed è stato più di un semplice collaboratore del settimanale Carta. Consigliere comunale e assessore a Venezia per vari periodi, attualmente collabora con la Rete per la Decrescita con cui è stato tra gli organizzatori della terza conferenza internazionale sulla decrescita (Venezia, 2012). Tra le sue pubblicazioni Pensare la decrescita. Sostenibilità ed equità, Carta e Intra Moenia, 2006. Il comune non pensa solo all’immondizia, in: Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla società dei consumi, i libri dell’Altreconomia, 2006. Decrescita o barbarie, Carta, 2008, ora disponibile gratuitamente su decrescita.it (e tradotto anche in spagnolo Decrecimiento o barbarie. Para una salida nonviolenta del capitalismo, Icaria, Barcelona, 2010), e con altri La società dei beni comuni, Ediesse, 2011.
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