Per molte persone, soprattutto quelle poco avvezze a usare le mani, sono luoghi miracolosi. Per altre, meno portate alla spiritualità, sono soltanto luoghi utilissimi dove si esercita l’antica arte del saper vivere insieme. Nei Caffè delle riparazioni ci sono attrezzi e materiali per riparare vestiti, mobili, biciclette, giocattoli, stoviglie, elettrodomestici. Non solo strumenti, però, si possono incontrare elettricisti, sarte, carpentieri, meccanici. E chi non ha niente da aggiustare può fermarsi per bere una tazza di tè o di caffè, per aiutare gli altri o per leggere un libro sul fai-da-te. Partita dall’Olanda, questa straordinaria iniziativa si è rapidamente diffusa in tutto il mondo. Oggi i Caffè dove si aggiusta tutto sono 750, distribuiti in 18 Paesi e il loro numero continua a crescere. Gli ultimi sono nati in Giappone e in Cile ma sta per aggiungersi l’Egitto
di Redattore sociale
Ogni giorno si buttano nella spazzatura montagne di oggetti. Anche cose che non hanno niente che non va o che potrebbero iniziare una ‘seconda vita’ con qualche semplice riparazione. Il problema è che le persone non sanno di poterlo farlo o hanno dimenticato come si fa. E le aziende produttrici puntano sulla cosiddetta ‘obsolescenza programmata’ (oggetti progettati per durare il meno possibile e diventare rifiuto perché il mercato deve essere in continuo movimento).
I ‘Repair Cafè’ nascono proprio per rispondere a questo: promuovere la sostenibilità, evitando di disfarsi di oggetti che potrebbero ancora funzionare e recuperare una capacità, quella di aggiustare le cose, che si sta perdendo.
Di cosa si tratta? I ‘Caffè delle riparazioni’, come potrebbero essere chiamati in Italia, sono luoghi in cui si possono trovare attrezzi e materiali per riparare vestiti, mobili, biciclette, giocattoli, stoviglie, elettrodomestici e in cui incontrare elettricisti, sarte, carpentieri e meccanici.
Nei giorni di apertura, i visitatori possono portare i loro oggetti rotti e ripararli insieme agli ‘specialisti’, imparando come si fa. E chi non ha niente da aggiustare può unirsi al gruppo per una tazza di tè o caffè, aiutare gli altri o leggere un libro sul fai-da-te. L’idea di aprire un ‘Repair Cafè’ è venuta a Martine Postma, giornalista olandese che fin dal 2007 promuoveva la sostenibilità a livello locale nella sua città, Amsterdam. Il primo ‘Caffè’ ha aperto il 18 ottobre 2009 ed è stato un successo, tanto che Martine ha deciso di creare la Repair Cafè foundation, un’organizzazione non profit che dà supporto ai gruppi locali sia in Olanda che negli altri Paesi in cui ci sono persone che vogliono aprire un ‘Repair Cafè’. Se 5 anni fa c’era un solo ‘Repair Cafè’ ad Amsterdam, oggi sono 750 in 18 Paesi del mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, fino all’Australia, con volontari che riparano più di 13 mila oggetti ogni mese. E il loro numero è in crescita. Tra gli ultimi ad aprirli ci sono Cile, Giappone e, a breve, potrebbe aggiungersi l’Egitto.
Trovare uno spazio, individuare i riparatori e le attrezzature, preparare l’evento. Sono le 3 mosse da fare, secondo quando indicato sul sito www.repaircafe.org – che fornisce anche il kit tecnologico per iniziare – per aprire un ‘Caffè delle riparazioni’. In Olanda è stata anche istituita la Giornata nazionale del ‘Repair Cafè’, il 30 giugno di ogni anno più di 100 volontari dei ‘Caffè’ si ritrovano per condividere le loro esperienze e insegnare ad altre persone a pensare prima di tutto a riparare.
Fonte : redattore sociale
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