Domenica 16 luglio Giorgia Meloni va in Tunisia con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il primo ministro (adesso dimissionario) olandese Mark Rutte, per il terzo incontro in due mesi con il presidente tunisino Kais Saied. Tutto quel che c’è da sapere sulle ipotesi di Memorandum prima che la propaganda spieghi le vele. A cominciare dal fatto che abbandono in mare, deportazioni nel deserto e detenzione amministrativa sono ragioni abbondantemente sufficienti perchè la Tunisia non possa essere affatto considerata un “paese terzo sicuro”, ma c’è molto di più

Dopo che a giugno una delegazione europea si era recata a Tunisi per negoziare un nuovo Memorandum d’intesa con il premier Saied, sono seguite settimane di stallo nella trattativa che, secondo quanto anticipato dalla Meloni, avrebbe dovuto concludersi entro il Consiglio europeo di Bruxelles del 29-30 giugno scorsi. Secondo quanto dichiarato il 13 luglio dal vice presidente della Commissione Ue, Margaritis Schinas,”Stiamo lavorando molto intensamente” al protocollo con la Tunisia.”Non ci siamo ancora ma ci stiamo arrivando”. Una posizione che appare molto distante da quella assunta dal Parlamento europeo. Le elezioni europee del 2024 si avvicinano, ed il dossier immigrazione e frontiere sarà decisivo in molti paesi.
Ancora una volta i fallimenti del governo italiano vengono spacciati come un progressivo successo, in quella materia che la Meloni sostiene di avere riportato al centro dell’agenda politica a Bruxelles, la nuova dimensione esterna delle frontiere europee nel Mediterraneo. Di certo anche la successiva missione della Meloni a Varsavia il 5 luglio scorso non ha prodotto alcun risultato, al di là delle rituali affermazioni sulla lotta ai trafficanti e sulla necessità di dare maggiore effettività alle procedure di allontanamento forzato.
Giorgia Meloni ritornerà domenica 16 luglio in Tunisia con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il primo ministro (adesso dimissionario) olandese Mark Rutte, per il terzo incontro in due mesi con il presidente tunisino Kais Saied. Al centro dell’incontro, che si dovrebbe concludere con la firma di un accordo.“il sostegno alla protezione delle frontiere marittime e delle frontiere meridionali della Tunisia, il potenziamento delle forze di polizia e della cooperazione giudiziaria, una cooperazione operativa rafforzata con le pertinenti agenzie dell’Ue come Eurojust ed Europol e la sensibilizzazione sui pericoli della migrazione irregolare, con campagne di informazione finanziate dall’Ue che saranno lanciate a maggio e giugno”.
Nel frattempo, la guardia costiera tunisina, sostenuta dal governo italiano ha intercettato numerose imbarcazioni dirette verso le coste italiane, ma non ha salvato persone che sono annegate, o che sono state soccorse da pescherecci, che successivamente li hanno riportati a terra in Tunisia. Nelle regioni meridionali del paese, soprattutto a Sfax si è intensificata la caccia ai migranti subsahariani, in molti casi presenti da anni in Tunisia ed inseriti in attività lavorative alla luce del sole. Una “pulizia etnica” che non accenna ad affievolirsi, malgrado i richiami delle principali agenzie umanitarie , dopo che il presidente Saied ha indicato gli immigrati “neri” come una delle cause della gravissima crisi economica che sta portando lo Stato allo sfacelo sociale ed economico.
Gli immigrati subsahariani rastrellati a Sfax ed in altre zone delle regioni meridionali sono stati prima espulsi verso la terra di nessuno, in pieno deserto tra la Tunisia e la Libia, o l’Algeria, quindi, dopo che la deportazione aveva già cominciato a produrre le prime vittime, sono stati ripresi, arrestati e rimangono attualmente sottoposti ad un severo regime detentivo, se non vengono gettati per strada come merce di scarto. Si parlerà anche di loro negli incontri tra Saied ed i vertici europei?
Le prassi attuate dalla polizia tunisina sono in contrasto con gli standard minimi di tutela dei diritti fondamentali della persona sanciti dalle Convenzioni internazionali. Lo denunziano non solo le Organizzazioni non governative che rimangono in contatto con le persone deportate nel deserto, ma anche agenzie europee e delle Nazioni Unite che difendono i diritti umani e chiedono l’evacuazione verso paesi davvero sicuri. Eppure in Italia si discute ancora sul “Piano Nordio-Piantedosi” per rimpatriare migliaia di cittadini tunisini ( e ivoriani).
La Tunisia non può essere considerata come un “paese terzo sicuro”, neppure per i suoi stessi cittadini, che a fronte della repressione avviata dal presidente Saied contro ogni forma di dissenso democratico, hanno diritto a chiedere in Italia l’asilo costituzionale ancora previsto dagli articoli 5.6 e 19 comma 1, parte prima, del Testo Unico in materia di immigrazione n.286 del 1998. Lo afferma da tempo la giurisprudenza italiana che, su base individuale, ha riconosciuto in diverse occasioni, a cittadini tunisini che avevano ricevuto un diniego dalle Commissioni territoriali, la protezione (prima) umanitaria, ed adesso speciale, in base ad una normativa ed al richiamo dell’art. 10 della Costituzione, che non possono essere abrogati da una legge ordinaria, come la legge n.50 del 2023 (ex “Decreto Cutro”).
Per le ricorrenti violazioni del diritto di chiedere asilo, e per le deportazioni violente realizzate dalle forze di polizia tunisine, nelle quali si sono configurati respingimenti collettivi illegali, sotto il diretto indirizzo del presidente Saied, non è legalmente sostenibile l’ipotesi della firma di un Memorandun d’intesa tra Unione Europea e Tunisia. Che, tra l’altro, potrebbe prevedere anche il respingimento o l’espulsione verso Tunisi di cittadini di paesi terzi, intercettati in mare, in acque internazionali, durante operazioni di soccorso, o ai quali, dopo le procedure accelerate in frontiera, non sia stato riconosciuto il diritto alla protezione, perchè provengono da paesi terzi ritenuti “sicuri”. Il Parlamento europeo ha espresso al riguardo un fermo richiamo alla Commisione perchè la stessa Commissione europea prenda atto della violazione dello stato di diritto (rule of law) in Tunisia, a fronte delle espulsioni collettive illegali via terra e delle intercettazioni violente in alto mare, operate dalla polizia e dalla guardia costiera tunisina.
Non è ammissibile che un qualsiasi Memorandum d’intesa (MoU) violi la Convenzione di Ginevra del 1951 che stabilisce il diritto di chiedere asilo in frontiera e sancisce il divieto di respingimento (art.33), oltre che il principio di protezione dal respingimento di cui all’art. 21 della direttiva 2011/95/UE, nonché la direttiva 2013/32/UE recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale”.
In base all’art. 53 della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati ‘è nullo qualsiasi trattato che, al momento della sua conclusione, sia in contrasto con una norma imperativa di diritto internazionale generale; che risulterebbe comunque incompatibile con l’art. 10 co. 1 Cost., secondo cui ‘l’ordinamento italiano si conforma alle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute, tra le quali rientra ormai anche il principio di non-refoulement’”
Come si è già verificato dopo la firma del Memorandum d’intesa tra Italia e Governo di Tripoli nel 2017, anche nel caso di un eventuale nuovo accordo tra Unione Europea e Tunisia (MoU), si dovranno contrastare tutti i finanziamenti nazionali ed europei destinati al funzionamento dell’accordo, denunciare tutti gli abusi che ne deriveranno, moltiplicare le azioni legali a tutela delle persone che ne saranno vittime, e chiamare a rispondere delle loro decisioni le autorità politiche al vertice dei governi che si stanno impegnando negli incontri con Saied. Come se le deportazioni di massa ed i trattamenti inumani o degradanti inflitti dalle autorità tunisine ai migranti in transito, ed i “bandi” discrininatori imposti agli stessi cittadini tunisini non allineati con il governo, non esistessero. Adesso in Tunisia chi si oppone politicamente a Saied e non tace a livello internazionale, può essere accusato persino di cospirazione contro lo Stato.
Oltre ai ricorsi individuali alla Corte europea dei diritti dell’Uomo, ed agli esposti denuncia al Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, ci si dovrà rivolgere anche alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea ed al Parlamento europeo, per chiedere una immediata verifica di legittimità di quegli accordi, sia pure sotto forma di Memorandum d’intesa (MoU) che, ancora una volta, si vorrebbero fare concludere all’Unione Europea con un paese che non rispetta i diritti umani tutelati dalla Carta dei diritti fondamentali della UE (vincolante) ed il diritto dei rifugiati, stabilito a livello internazionale ed europeo. Accordi con la Tunisia che resterebbero illeciti anche se fosse l’Unione europea a delegarli a singoli Stati membri, come sembrano richiedere adesso la Meloni e Piantedosi, di fronte alle resistenze già manifestate da altri partners europei. Falso affermare che il Consiglio dei ministri dell’interno europei riunito a Lussemburgo il 9 giugno abbia prodotto una “svolta legislativa” perché per adottare atti di natura legislativa in materia di immigrazione ed asilo a livello europeo occorre la doppia approvazione del Parlamento e del Consiglio europeo dei capi di governo. Al momento una intesa sul nuovo Patto sull’asilo e le migrazioni, in discussione dal 2020, appare ancora lontana. E senza quel patto, che modifichi l’atuale legislazione europea, gli accordi bilaterali conclusi dal governo italiano con la Tunisia non potranno violare le garanzie ed i diritti fondamentali affermati dalle Direttive (in particolare quella sui rimpatri n.2008/115/CE) e dai Regolamenti europei, tuttora vigenti in materia di detenzione amministrativa e procedure di rimpatrio forzato. Come emerge chiaramente dalla condanna riportata dall’Italia da parte della Corte europea dei diritti del’Uomo, per il trattenimento arbitrario e l’espulsione di cittadini tunisini giunti nel 2017 a Lampedusa.
Al di là della sistematica disinformazione che continuerà ad essere prodotta dal governo italiano, è pure importante ed urgente fare circolare al massimo le notizie più attendibili sulla sorte dei migranti intrappolati in Tunisia, o sequestrati in mare, ed anche sulla sorte dei tunisini riportati nel loro paese, e sulle connivenze delle autorità italiane ed europee nelle attività di blocco ed espulsione. Si sta cercando un acordo con un autocrate che sta portando alla rovina il suo paese, creando le premesse per un ulteriore aumento dei tentativi di traversata del Mediteraneo. Le visite dei leader europei a Tunisi, tutte incentrate sul blocco delle partenze e sulle deportazioni in Tunisia di cittadini di paesi terzi, senza alcun riguardo per la tutela effettiva dei diritti umani,e per la sorte dei migranti in transito in quel paese, o bloccati in mare, non potranno che aggravare una situazione già esplosiva.


Art. 4: Stop tortura e trattamenti disumani alle frontiere d’Europa
Sei un cittadino o cittadina d’Europa? Sei contrario alla tortura?
Conosci l’unico strumento di democrazia partecipativa che hai per interagire con le istituzioni UE?
Si chiama Iniziativa dei Cittadini Europei. Raccogliendo un milione di firme entro un anno, possiamo costringere la Commissione UE a rispondere ad un quesito. Con questa iniziativa chiediamo che sia rispettato l’Art. 4 della Carta Fondamentale dei Diritti della UE, che recita: “la tortura e i trattamenti inumani e degradanti sono proibiti”. Pur essendo proibiti sulla carta, nella realtà dell’Europa di oggi la tortura è un fatto: le morti in mare, lungo le rotte migratorie, sui confini e nei centri di detenzione sono voluti e finanziati da chi ci governa.
Questa iniziativa è di tutte le cittadine e tutti i cittadini europei. Fai valere la tua voce sottoscrivendo l’iniziativa, e falla conoscere ai tuoi contatti. Questo è il momento di regalare un minuto del nostro tempo ad una idea civile di Unione Europea.
Per firmare: https://eci.ec.europa.eu/032/public/
Più informazioni: www.stopborderviolence.org
Fonte: Adif
L’Europa non riuscirà mai a pagare il suo debito col resto del mondo, d’altro verso continua a ingannare e depredare le risorse dei propri cittadini concedendoli ai governi autoritari, che successivamente ricatteranno il nostro ei loro popoli.