Tratta da unsplash.com
Attualmente la gestione del tracciamento del contagio nelle scuole è caratterizzata da una diffusa diversità dei protocolli su tutto il territorio nazionale. Questo significa che a dispetto del protocollo nazionale – non aggiornato da settembre 2020, nonostante le evidenze scientifiche via via emerse – le singole ASL e, a volte, addirittura i singoli plessi scolastici prendono provvedimenti individualmente.
La discrezionalità, per altro, è sempre intesa in senso restrittivo e epidemiologicamente difensivo: in molti casi vengono messi in quarantena per quattordici giorni interi istituti per un solo positivo. E i media titolano sulle scuole che chiudono – come se questo dipendesse dal dilagare della malattia nelle classi – creando un circolo vizioso.
La Circolare del Ministero della Salute 3787 del 31 gennaio 2021 ha contribuito non poco ad autorizzare questa discrezionalità disponendo procedure di tracciamento non sufficientemente supportate da forti evidenze scientifiche riguardo: la presunta maggior durata dell’incubazione delle varianti tale da richiedere un tracciamento fino ai quattordici giorni che hanno preceduto la positività o la comparsa di sintomi (le linee guida CDC sul tracciamento scolastico non sono cambiate); la presunta maggiore contagiosità della variante inglese sulla fascia di età 0-19 rispetto alle altre fasce di età; la necessità di considerare, in presenza di variante inglese, come “contatti stretti” anche i “contatti a basso rischio” (presenza per meno di quindici minuti in ambiente chiuso, a prescindere dalla distanza). Nonostante il governo abbia dovuto tener conto dell’invito del Consiglio di Stato a fornire evidenze scientifiche per giustificare le chiusure, molte scuole italiane ancora chiudono.
Soluzioni? Almeno tre.
La prima: bisogna promuovere un protocollo nazionale di tracciamento scolastico sulla falsariga di quello della Regione Veneto (Linee di indirizzo), che chiude le classi, dalla primaria in avanti, solo in presenza di almeno due casi positivi, e prevede il tracciamento dei contatti stretti retroattivo di 48 ore anziché di quattordici giorni. Questo protocollo – che si accompagna a una ormai acclarata minore incidenza del contagio nelle scuole rispetto alla popolazione generale, dimostrata da studi in tutto il mondo e alla vaccinazione degli insegnanti che in Italia è andata particolarmente avanti (il 77,1 per cento ha già ricevuto la prima dose) – potrà auspicabilmente garantire, a oltre diciotto mesi dall’inizio della pandemia, la ripresa dell’anno scolastico.
La seconda: l’utilizzo per il tracciamento di test molecolari salivari, affidabili quanto i tamponi molecolari naso-faringei, ma meno invasivi. Non aiuta invece l’utilizzo dei test oer screening anziché per tracciamento, visto che le evidenze scientifiche dicono chiaramente che la scuola non è il principale luogo di trasmissione del contagio, che i ragazzi sono meno suscettibili all’infezione e che i DPI e le misure di prevenzione costituiscono una valida e sufficiente barriera al contagio. Per altro, in un luogo come la scuola di bassa prevalenza del virus, rischiano di dare molti falsi positivi e economicamente non converrebbero.
La terza: maggiore trasparenza e una corretta lettura dei dati. Nello scorso mese di febbraio, infatti, la fascia 0-19 cui appartengono gli studenti è risultata, secondo la stampa e secondo lo studio “Focus sull’età evolutiva” dell’ISS, “particolarmente colpita dal virus e dalle sue varianti” e ciò ha spinto a marzo 2021 i decisori politici alla chiusura delle scuole italiane per presunta “maggiore incidenza di contagio” tra i giovani. Per interpretare correttamente questi dati bisogna però tenere in conto che la popolazione scolastica è stata sovracampionata, visto che le scuole sono uno dei luoghi più tracciati e “screenati”, soprattutto alla loro riapertura. Non si può quindi fare confronti con le altre fasce d’età senza tenere conto dei dati sul numero di tamponi effettuati per ogni fascia d’età, dati che però non vengono resti disponibili
Grazie a Marialuisa Iannuzzo, Clementina Sasso, Maddalena Loy della Croce, Laura Lippi, Gilda Ripamonti e Silvia Vitiello per la stesura di questo testo. Grazie a Marco Bella per aver portato la nostra voce in audizione con il ministro Bianchi https://www.facebook.com/MarcoBellaPortavoceM5S/videos/4119984751390552/. Qui link sui problemi dati dagli screening sugli asintomatici https://www.bmj.com/content/373/bmj.n1058
Questo testo fa parte della “Goccia propositiva“, preziosa rubrica pubblicata ogni mattina sulla propria pagina facebook da Sara Gandini, ricercatrice e docente in Epidemiologia/ Biostatistica presso l’Università statale di Milano (ospedale oncologico).
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