Per una volta parliamo di noi. Sì, di questa piccola avventura che fra qualche mese vorrebbe compiere quattro anni. Un’età delicata, bella e difficile. Così abbiamo pensato che sia arrivato il tempo di cambiare passo soprattutto su una questione. Quella della consapevolezza di non poter fare da soli. Lo abbiamo sempre saputo, l’abbiamo scritto spesso. Dobbiamo inventare un “come” fare comune insieme. Con chi vuole, come può e quando potrà. Per questo vi chiediamo di condividere un problema e lanciamo una nuova campagna da far vivere ogni giorno. Se questa nostra appassionata fatica serva davvero a qualcuno o a qualcosa, dovrete dircelo voi che leggete. Alla vecchia maniera: poche righe di adesione alla campagna 2016 () per spiegare se e perché volete che Comune continui a esistere ma, per chi può, anche un essenziale sostegno concreto di almeno 20 euro, o 5 euro al mese per tutto il 2016, se preferite
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di redazione di Comune
Arrivano quasi sempre di notte e avanzano fulminei lungo il muscolo sartorio, fino all’incavo posteriore del ginocchio. In certe stagioni, poi, diventano così acuti da svegliarci nel sonno. In altre sembrano invece cessare per tornare a presentarsi, puntuali, qualche tempo dopo in forma parossistica. Abbiamo consultato qualche amico specialista, ce ne sono diversi tra i critici dello sviluppo. I pareri sono concordi: i dolori della crescita si possono debellare solo dopo i dieci anni.
Eccolo, dunque, il nostro problema. Non possiamo aspettare tutto questo tempo per riuscire a vivere di quel che facciamo per tante ore ogni giorno. Chi legge con qualche frequenza le pagine web di questa fragile avventura – sì, per una volta stiamo parlando di noi, del minuscolo asteroide diventato poi stazione Comune dei mondi nuovi – magari ci avrà fatto attenzione: noi di anni ne abbiamo poco meno di quattro, 45 mesi per la precisione. Un’età delicata, bella e difficile. Quella dei capricci, certo, ma anche quella in cui si cominciano a usare le parole per designare qualcosa che non c’è. A differenza delle altre forme (di comunicazione), infatti, il linguaggio permette di comunicare in modo simbolico e di acquisire una nuova indipendenza.
Gli amici specialisti dicono che dai tre anni e mezzo ai cinque, in genere, si apprendono più o meno 1500 parole. Noi abbiamo imparato abbastanza in fretta. Le nostre parole compongono articoli, dal primo giorno a oggi ne abbiamo pubblicati oltre 6 mila, uno per pagina. Il web, sapete, tiene memoria di tutto: quelle pagine sono state aperte quasi 4 milioni di volte. La curva di crescita delle letture di Comune, nel suo piccolo, è molto significativa: nel 2012 le pagine erano in media ogni giorno 1.025, nel 2013 sono salite a 1.887. L’anno dopo c’è stato il balzo fino a 3.777. Nel 2015, infine, siamo ormai certi di poter superare l’asticella delle 4 mila. Per 365 giorni l’anno fa circa un milione e mezzo di pagine, domeniche, Natale, Capodanno e Ferragosto compresi.
Intendiamoci, non saremo certo noi a giudicare l’opportunità di un’avventura editoriale dai numeri che raccoglie, ci mancherebbe… L’interesse che si può suscitare, le relazioni che si possono favorire, le capacità di far comprendere, d’indignarsi, di sognare, e poi la qualità, la critica ma soprattutto l’utilità di quel che proponiamo non li testimoniano mica i “mi piace” di facebook o le statistiche. E non potremo mai valutarli noi, com’è ovvio. Se questa nostra appassionata e certosina fatica serva davvero a qualcuno o a qualcosa, dovrete dircelo ancora voi che leggete. Alla vecchia maniera: poche righe di adesione alla campagna 2016 [] per spiegare se e perché volete che Comune continui a esistere ma, per chi può, anche un essenziale sostegno concreto di almeno 20 euro, o 5 euro al mese per tutto il 2016, se preferite.
Versamenti sul: c/c bancario dell’associazione Persone Comuni
IBAN IT58X0501803200000000164164; Banca Pop. Etica, Roma;
causale Campagna 2016 – È possibile inviare il sostegno anche con PAYPAL
Nel 2015, forse ci avrete fatto caso, abbiamo evitato di rendere esplicita questa richiesta di partecipazione alla nostra avventura. Avevamo lanciato Ribellarsi facendo nel gennaio del 2014, sembra ormai quasi un secolo fa. Oggi ci pare si manifestino nuove ragioni per tornare a proporre una condivisione che, nelle nostre intenzioni, riafferma quell’esercizio di libertà e ne sostiene l’autonomia e l’indipendenza. Delle ragioni legate ai dolori della crescita, cioè alla necessità che le tre persone che “cucinano” ogni giorno queste pagine possano vivere di quel che fanno, abbiamo provato a dire. Le altre ragioni si addensano tutte nelle pagine che trovate giorno dopo giorno, in quelle più importanti e in quelle che lo sono meno, in quelle più belle e in quelle poco riuscite.
Capita, di tanto in tanto, che qualcuno cerchi nel sito (o ci chieda in modo esplicito) un profilo identitario sufficiente a spiegare chi siamo. Con qualche imbarazzo ed esitazione, ma perfino con un po’ d’impertinenza, rispondiamo puntualmente di guardare cosa c’è quel giorno in homepage. Siamo quel che facciamo, quel che mettiamo in pagina, niente di più e niente di meno. Ci chiamiamo Comune e ci pare ancora che possa bastare. Per esempio a dire che non abbiamo mai pensato a competere, né a poter fare da soli o a cercare inutili e improbabili esclusive. Qualcosa abbiamo imparato dopo diversi anni di giornalismo del nostro tipo.
Sappiamo bene che anche la nostra, come molte altre, è una parola che allude a molteplici concetti e storie diverse ma siamo molto affezionati a quell’allergia per le definizioni che abbiamo manifestato fin dai primi mesi. Semmai, il nostro – o forse la nostra – Comune, tende ad allontanarsi da un sostantivo spesso svuotato di senso, tirato per la giacchetta da una parte o dall’altra, talvolta anche in astrazioni, strettoie di senso o banalità. Manca quel che manca, diceva il sottotitolo di un romanzo che abbiamo amato parecchio. Ecco, Comune manifesta una mancanza, anche per sfuggire a una categoria limitante e classificatoria che allude solo alla proprietà. È la necessità impellente di un verbo, di un movimento, di un fare. Solo a questa condizione ci pare abbia senso inventare, disegnare, costruire una qualche forma di comunità intorno a queste pagine. Una comunità che naturalmente non è ma si fa, che si scioglie in mille torrenti e si ricostruisce, giorno dopo giorno, senza assumere né concedere deleghe, nella ribellione del fare e nella condivisione sociale.
Ha un senso tutto questo nel tempo del terrore che in questa fine d’anno ha rubato la scena del circo mediatico? Non ne abbiamo alcuna certezza, non lo sappiamo. Quella che chiamano “la dolorosa ma inevitabile rinuncia a un po’ della nostra libertà” (e altri hanno chiamato “la tormenta”) sembra oggi aver seppellito perfino il tempo della crisi. I network che contano dicono che il peggio è passato: dalla crisi stiamo cominciando ad uscire. Dicono. Eppure le guerre devastano il pianeta come forse mai era accaduto prima ma le guerre, si sa, in passato hanno spesso salvato l’economia. La depressione del ’29 insegna.
La guerra dei giorni nostri è ovunque, è tra gli Stati e dentro gli Stati. Insegue, spietata, perfino chi ha perso tutto e fugge con disperazione per allontanarsene. E poi c’è la guerra di tutti gli Stati contro tutti i popoli, con le sue armi, i muri e i recinti. È la stessa guerra che si combatte contro i fiumi, l’aria e la terra ma soprattutto contro la dignità delle persone per sottometterne ogni aspetto della vita alle insaziabili esigenze dell’accumulazione di denaro e di potere.
È insensato continuare a chiedere ai potenti di fare il contrario di quel che fanno, è assurdo aspettarsi da loro i cambiamenti alla profondità necessaria. Possiamo invece costruirli noi, quei cambiamenti, ma dobbiamo imparare ad ascoltare e ad ascoltarci. E poi bisogna inventare uno sguardo diverso sulla realtà e una nuova capacità di vivere il tempo e di sognare. Noi pensiamo però che sia importante anche cominciare a raccontarli, i cambiamenti. Vi andrebbe di aiutarci?
Arrivano quasi sempre nelle prime ore del mattino, i sogni che abbiamo finalmente imparato a ricordare. Raccontano molti mondi, mondi molto fantastici e altrettanto reali. Sono i mondi dove ogni giorno tramontano l’abitudine al dominio e la necessità di depredare gli uomini e la natura, dove i dolori di chi cresce con qualche speranza accompagnano la rabbia e la rebeldia. Sono i mondi che preparano le persone comuni a un’esistenza straordinaria. Ci troverete lì, se avrete un po’ di tempo da perdere insieme a noi. Fatevi vivi.
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Versamenti sul: c/c bancario dell’associazione Persone Comuni
IBAN IT58X0501803200000000164164; Banca Pop. Etica, Roma;
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FACCIAMO COMUNE INSIEME
Raccontare il mondo ogni giorno per non abituarsi al dominio
Cinzia Baggio dice
Carissimi, siete una delle risorse più belle che si possano trovare in web. Perchè dite le cose come stanno, e informate senza reticenze su argomenti che la letevisione o i media in generale trattano come vogliono, filtrate dal potere e dalle convenienze.
Ma dentro le vostre pagine si trova anche molta speranza. Ci mostrate quotidianamente che esiste un mondo alternativo, che non è utopia ma realtà, che la gente sa ancora essere solidale e pensare con la sua testa, agire col suo cuore.
Vi seguo dall’inizio. Un carissimo amico mi mandò il vostro link, e da allora sono della partita.
VI sostengo già da tempo come posso, e continuerò a farlo molto volentieri, perchè è bello poter in qualche modo contribuire ad un lavoro come il vostro, vero, sincero, appassionato.
Nel mio ambiente cerco di portare avanti le stesse idee e convinzioni, perchè il vero cambiamento è, in primis, sempre e solo personale.
Si comincia da soli, dentro di sé, e si continua aggregandosi, facendo “comune”, appunto, condividendo, scambiando, amandoci.
Sono e sarò sempre dei vostri. VI abbraccio tutti con grande affetto e vi ringrazio per tutto ciò che fate.
Hasta la victoria siempre!
Davide Codenotti dice
Ce ne fottiamo di essere compatibili col loro presente, noi vogliamo adeguarci al nostro avvenire.
NON LUOGHI sono la linea dei capannoni,i centri commerciali le zone di transizione cittàcampagna.
NON LUOGHI sono le basi militari,le cave,i cementifici,le ferrovie ad alta voracità di terra…
NON LUOGHI sono le campagne omologate nella produzione industriale.
LOTTE che sovvertono non luoghi.
Le lotte sulla t/Terra,le lotte per la t/Terra
in tutto il mondo
Incrociare le lotte per creare relazioni.
Creare relazioni che generano lotte.
A/RE/e aree urbane agricole e relazionali:
Non luoghi sovvertiti dalle relazioni che le attraversano.
Mappe nomadi di relazioni orizzontali.
Territori della sensibilità planetaria .
Zone di produzioni senza sfruttamento della terra dell’ uomo.
Zone di coproduzione che abbattano la filiera .
Mercati senza mercanti.
Le A/RE/e sono non luoghi psichicamente vivibili.
Fabio Alberti dice
E’ diventata quasi un’abitudine, la mattina, accendendo il computer, dare un’occhiata a comune-info.
Un po’ per vedere se c’è qualcosa di interessante, e spesso c’è, un po’ per non sentirsi soli e ritirarsi su di spirito.
Una piccola ricarica. Non sono molti i posti dove si parla anche di cose belle.
Non è facile sostenere tutto quello che si vorrebbe, già lo faccio con altre realtà, ma quest’anno mi farò un regalo, per potervi continuare a leggere anche il prossimo anno.
massimo dice
Carissimi e carissime, leggo quasi sempre almeno un articolo! In particolare leggo molti articoli dedicati all’immigrazione. Non ho letto per intero l’articolo “Vi andrebbe di aiutarci?” perché credo che sia stato scritto dalla concorrenza: possibile che non vi sembri troppo lungo? Comunque a me sembra troppo lungo, quindi passo immediatamente a versarvi 50 euro di sottoscrizione, perché ve li meritate, purchè stiate più attenti agli infiltrati…
Buon lavoro per tutto il 2016!
Lucia V. dice
Abbiamo bisogno urgente di cambiare, e cambiare coerentemente con lo spirito espresso qui, mi piace molto.
Così ben volentieri contribuisco anch’io, un poco.
Ma se una goccia è nulla, tante gocce formano il ruscello e poi il fiume e poi il mare e l’oceano e … tutti a tuffarci !!!
Silvia Stilli dice
Grazie davvero a Comune Info per esserci e resistere. Ancora colpita dalla vicenda dello sgombero di Baobab, mentre vedo intorno ridursi gli spazi di cittadinanza attiva e impegno sociale, credo sia imperativo civico sostenere Comune Info e rilanciarne il messaggio. Darò il contributo anche finanziario, ma soprattutto mi piacerebbe interagire di più anche nella sostanza, negli spazi di confronto in web. Qualche contributo penso che il mondo solidale che frequento possa darlo: eccome! Quindi, vasta chiacchiere, preso contribuisco, invito a farlo a conpagne e conpagni, amiche e amici di viaggio, condividiamo sui social!!!
Donatella Donati dice
Sono d’accordo su quanto è scritto alla fine: “È insensato continuare a chiedere ai potenti di fare il contrario di quel che fanno, è assurdo aspettarsi da loro i cambiamenti alla profondità necessaria. Possiamo invece costruirli noi, quei cambiamenti, ma dobbiamo imparare ad ascoltare e ad ascoltarci. E poi bisogna inventare uno sguardo diverso sulla realtà e una nuova capacità di vivere il tempo e di sognare. Noi pensiamo però che sia importante anche cominciare a raccontarli, i cambiamenti.” A questo è orientata la mia presenza su fb; non credo di potermi impegnare altrove, vi auguro buon lavoro e tanta immaginazione.
ezio dice
Quando parlo di spesa consapevole e mi sento solo; quando osservo le strade della mia città sommerse da evitabili rifiuti dopo una giornata di shopping natalizio e nel frattempo mi rimbombano nelle orecchie le entusiaste dichiarazioni degli economisti sulla ripresa dei consumi; quando sui quotidiani leggo i trafiletti in 15esima pagina sui disastri ambientali e li confronto con i titoli a 7 colonne dell’ultima esternazione di un funzionario di partito; quando vedo e sento queste e mille altre frustranti cose mi ricordo che ci siete voi e altri come voi che lavorano ogni giorno per raccontare la parte migliore di questo paese. E allora mi faccio forza e non mollo.
luigi dice
ciao a tutti e tre ed ai mille satelliti di energie positive che ruotano intorno alle vostre meteore lanciate nei laghi della cittadinanza universale.. se manca quel che manca (qual’e’ il libro cui vi riferite?) sarà solo attraverso linguaggi di condivisione e partecipoazione come il vostro che si potrò contribuire a costruire il mosaico della salvezza dall’idiozia contemporanea..ci stiamo anche noi..un abbraccio da ischia luig e stefanie
maomao comune dice
ciao luigi,
grazie per le belle parole. E’ un gran bel complimento ipotizzare che quel che combiniamo su queste pagine possa essere anche una sola tesserina del mosaico che potrebbe salvarci dall’idiozia.Comunque, sappi che non risparmieremo fatiche ed energie per provarci.
Il libro di cui si parla nell’articolo sopra (ora ho aggiunto un doveroso link che lo spiega) si chiamava “Morti scomodi”. E’ un noir scritto a 4 mani da Paco Ignacio Taibo II e dal Subcomandante Marcos (dovevano esserci anche quelle di Manuel Vazquez Montalban ma morì poco prima). In Italia uscì nella primavera del 2005, a puntate, sul settimanale “Carta” della cui redazione facevano parte, fin dal primo numero, i due terzi di quella attuale di “Comune”. I testi di “Carta” sono completamente spariti dal web a fine 2010 per decisione del commissario nominato dal ministero delle attività produttive che tuttora cura la liquidazione coatta di una cooperativa “insolvente”, cioè troppo povera per far fronte ai suoi debiti.
“Morti scomodi: Manca quel che manca” è stato poi però pubblicato da Marco Tropea Editore
annalisa dice
Ho contribuito, è un momento nero, ma cosi mi sento luminosa. Bravi. Buon lavoro. Affetto
marco mantova dice
mi associo ad annalisa GRANDI
Rosa Siciliano dice
Cari amici, anche a nome della redazione di Mosaico di pace, grazie per il lavoro, paziente e consapevole, che in questi anni avete portato avanti. Sono necessari sempre più luoghi plurali e pluralisti di informazione, di presentazione di iniziative di base, di partecipazione attiva, di cittadinanza consapevole e di stili di vita coerenti con quell’idea di “altro mondo possibile” che ci accomuna. n’idea fondata su un’ “altra” economia, anch’essa possibile, se a crederci saremo in tanti. Un’economia al servizio del bene comune e non dei poteri forti, dei deboli e dei poveri e non dell’alta finanza. Un augurio di un 2016 ancora e sempre più in piedi!
Giorgio De Fabritiis dice
Ciao sicuramente mi farà piacere rispondere alla vostra richiesta di collaborazione in tutti i sensi..comincerò con quella economica..vi leggo con molta attenzione e mi fornite diversi motivi di riflessione.grazie e mai arrendersi..
Comune dice
Grazie Giorgio, benvenuto sulla barchetta Comune.
Un caro saluto
Gianluca, Marco e Riccardo
Simona dice
Non mollate, io nn posso aiutare economicamente ma mi piacerebbe vedervi rappresentati nella collettività in qualche maniera, magari politicamente, ce la potete fare? È un peccato che con le vostre idee rimaniate confinati nello spazio di una redazione on line. Forza ragazzi! Se mi capita troverò per voi dei finanziatori!