Provate a immaginare quanto veleno possa uscire dai tubi di scappamento di 14 mila automobili. Ce la fate? Ecco, vi state avvicinando a capire come possa ridurre il canale della Giudecca, uno di quelli che sfociano a San Marco, una Grande Nave. Soltanto una. Sono molti anni che un grande e tenace movimento si oppone all’ osceno via vai dei mostruosi grattacieli galleggianti, veri e propri villaggi turistici che si muovono concentrando in sé, o nella loro colossale simbologia figlia dell’economia fossile, l’insaziabile sete di profitti, l’umiliazione dell’idea del viaggio, l’arroganza delle multinazionali del mare e la corruzione politica. Il 23 e 24 settembre, in modo tanto particolare quanto affascinante, l’acqua di Venezia si propone allora come “territorio” da difendere, insieme all’ambiente e alla democrazia. E’ questa l’idea di fondo che il Comitato No Grandi Navi propone a chi, per esempio in Italia e in Europa, si batte per affermare che le calli veneziane, così come gli ulivi del Salento o le montagne della Val di Susa, sono un bene comune da sottrarre al saccheggio e alla devastazione. Un’occasione da non perdere per un primo week-end autunnale in cui, c’è da giurarci, Venezia non sarà affatto triste

di Riccardo Bottazzo
E’ una battaglia per l’ambiente, prima di tutto, ma non è solo questo. E’, anche e soprattutto, una battaglia per la democrazia.
La questione delle Grandi Navi, “simboli galleggianti dell’arroganza delle multinazionali e della corruzione di una classe politica piegata alla difesa dei profitti privati a scapito del bene comune”, sta tutta in questa domanda: chi decide sul territorio?
La stessa domanda che si pongono i valsusini che lottano contro la Tav o i No Tap che si battono contro la devastazione degli antichi ulivi nel Salento, tanto per citare due esempi delle tante battaglie per la democrazia ambientale che comitati, associazioni e movimenti dal basso portano avanti senza tregua, senza curarsi di arresti, cariche e intimidazioni, sfidando una politica di palazzo che oramai con la politica, intesa come “cosa di tutti”, non ha più nulla da spartire.
Chi decide sul territorio, quindi? Chi amministra deve tutelare i beni comuni e gli interessi delle generazioni presenti e future o quelli di una economia da rapina che ha trasformato questi stessi territori in merce? Domande queste, che si sono posti anche i veneziani che chiedono l’allontanamento delle Grandi Navi dalla laguna e che non si danneggi ulteriormente l’ambiente con altri scavi per far passare questi villaggi turistici galleggianti da qualche altra parte. Ipotesi questa, già bocciate dalla Via ma che vengono puntualmente riproposte dal ministro di turno che si trova a passare per Venezia.

“Venezia è, da oltre mille anni, città simbolo dell’equilibrio tra uomo e natura, la sua magia origina e vive nella e della straordinaria compenetrazione di artificio e natura, pietra e acqua, città e Laguna”. “E’ una città unica, certo, ma è al contempo un simbolo globale. Vorremmo che la nostra città divenisse per due giorni la cassa di risonanza di tutte quelle lotte che oggi, in Italia e in Europa, sono condotte per la difesa dei territori, per la giustizia ambientale e per la democrazia decisionale”.
Il virgolettato è tratto dall’appello ai movimenti europei per la difesa dei territori, la giustizia ambientale e la democrazia che il comitato No Grandi Navi ha lanciato proponendo una “due giorni” internazionale per parlare di democrazia dal basso e di ambiente, sabato 23 e domenica 24 settembre. E, naturalmente, sfilare in barca e per terra, contro le Grandi Navi.
Le adesioni non si sono fatte attendere. Dalla Valsusa al Salento, da Stop Biocidio di Napoli al No Muos di Sicilia sino alle Terre In Moto delle Marche. Moltissime e in continuo aggiornamento anche i movimenti europei che si battono contro le Grandi Opere: i francesi del Comitè contre la construction de l’aereporte de Notre Dame des Landes, i tedeschi dell’associazione Geheimagentur e del Movement against Stuttgart 21, i catalani dell’assemblea Ciutat per a qui l’habita, i portoghesi dell’Academia Cidadã, gli internazionali del quarto Forum Against Unnecessary Imposed Mega Project. Ciascuno parteciperà con una loro delegazione alla “due giorni” di Venezia. Il primo dei quali, sabato, sarà dedicato ad un incontro di presentazione delle varie realtà presenti e all’approfondimento dei temi ambientali che si svolgerà negli antichi Magazzini del Sale, alle Zattere, che si aprono sul canale della Giudecca, teatro del contestato passaggio di quesi condomini galleggianti. Il secondo giorno, domenica, in marittima, ci sarà la manifestazione in barca e per terra contro le Grandi Navi con un concerto che avrà come protagonisti, tra gli altri, i 99 Posse e Cisco dei Modena City Ramblers.
Per la lista completa delle adesioni e anche per aderire (come abbiamo fatto anche noi di Comune, ndr), ma anche per leggere il programma della Due giorni e per altre informazioni, collegatevi al sito del comitato contro le Grandi Navi.

“Non c’è dubbio che quella di domenica sarà una grande e coloratissima manifestazione con tantissima gente in barca e nella riva – commenta Marta Canino, portavoce del comitato -. Lo possiamo già affermare perché attendiamo tantissime persone da tutta Europa. Associazioni e comitati stanno organizzando pullman, oltre che dal Veneto, dal Friuli e dall’Emilia Romagna anche dalla Valsusa e dal sud Italia. Senza contare la partecipazione dei veneziani che patiscono sulla loro salute l’inquinamento generato da questi mostri del mare, che temono per l’incolumità della loro città e delle loro case sfiorate da queste tonnellate di acciaio più alte del campanile di San Marco, che non possono stendere la biancheria fuori della finestra che la tirano dentro sporca di fuliggine”. Già, perché le Grandi Navi, partorite da una economia fossile basata sullo spreco, non possono spegnere i loro motori nemmeno quando sono ormeggiate e continuano ad inquinare come una autostrada a tre corsie e a fare di Venezia, il luogo per antonomasia senza auto, la terza città più inquinata d’Italia.
“Per questo, noi attiviste del comitato, non abbiamo dubbi che domenica il popolo delle calli sarà in riva con noi – conclude Marta Canino -. La gente ce lo dimostra tutti i giorni avvicinandoci ai banchetti che stiamo organizzando nei campi e nelle calli per esprimerci solidarietà e vicinanza. E ce lo ha dimostrato anche nel referendum autogestito che abbiamo organizzato domenica 18 giugno, raccogliendo oltre 18 mila votanti in poche ore con una percentuale di favorevoli all’allontanamento delle Grandi Navi pari all’98,7 per cento. Di fronte ad una politica che non sa decidere e che è prona agli interessi di una economia armata che porta profitti per pochi e povertà per tanti, i veneziani hanno avuto il coraggio di alzare la testa e di ribadire che la laguna è un bene comune e non una proprietà privata della compagnie di crociera“.
Sono un viaggiatore non intruppato in allucinanti viaggi di gruppo, supponenti e demenziali che pretendono di offrire bellezze. Le navone sono presenti a Venezia e in molti luoghi del mondo e scaricano orde di passeggeri che invadono le città a cui non sono interessante minimamente.
Venezia è una delle città assaltata dalle orde, ma con una particolarità: entrare nel bacino di San Marco per vedere Venezia dall’alto.
Per prima cosa devo osservare che Venezia è una città fragile, unica al mondo e va assolutamente protetta e le navone messe al bando.
In secondo luogo desidero ricordare che nella città lagunare bisogna camminarci dentro, per scoprire tra le “fondamenta”e i “campi” le meraviglie di questi luoghi. Ti devi perdere camminando per sentire il suo fascino. Prendete il treno e camminate, camminate,camminate *_*