di Maria G. Di Rienzo
Molto probabilmente da bambine/i avete fatto questo gioco: unendo in ordine i puntini numerati (o segnati da lettere dell’alfabeto) una figura emerge sulla pagina. Si tratta di semplice logica ed è strano – per non dire inquietante – che una volta divenuti adulti molti individui sembrino perdere la capacità di unire i puntini e vedano la realtà come una serie di eventi scollegati l’uno dall’altro e privi di caratteristiche quali causa/effetto.
Ogni giorno, sulle pagine dei quotidiani italiani, si riversa una colata di violenza di genere. Ciascun episodio è trattato come un isolato fulmine a ciel sereno (“nessuno avrebbe mai immaginato che la coppia felice…”) e le rare pseudo-spiegazioni vanno da “delitto maturato in un contesto di degrado”, a “delitto originato da raptus del perpetratore, il quale a sua volta è innescato da svariate colpe della vittima”.
https://comune-info.net/2018/05/donne-non-stanchiamoci-non-rassegnamoci/
L’atmosfera in cui le notizie sono immerse prende la forma di un grande punto interrogativo: vedete, trattiamo le donne come carne da macello e poi le macellano sul serio, com’è potuto accadere? Per saperlo, basterebbe unire una manciata di puntini:
Sistemica oppressione di genere
La violenza contro le donne mantiene le medesime strutture che sia agita da individui nella sfera privata o da istituzioni nella sfera pubblica. Famiglie, comunità, stati possono avallarla apertamente o condonarla con le scuse più svariate: la violenza di genere inghiotte le vite delle donne che ne sono investite spostando tutta la loro attenzione sulla mera sopravvivenza e sulla gestione della paura, nel mentre il sessismo e la misoginia danno forma “razionale” alla diseguaglianza, definendo e mantenendo in essere norme di genere inflessibili e restrittive.
Patriarcato
Il patriarcato concerne le relazioni sociali di potere fra individui – donne e uomini, ma non solo. È un sistema atto a mantenere lo status quo del potere e con esso le diseguaglianze relative a sesso, classe, etnia, orientamento sessuale, che si sostiene con la violenza: fisica, psicologica e strutturale (leggi, religioni, pratiche sociali). Alla radice di ogni forma della violenza patriarcale, dalle molestie allo stupro al femicidio, c’è il convincimento della superiorità del maschio eterosessuale, titolato in quanto tale al dominio di donne / bambini / uomini diversi da lui e perciò “inferiori”.
Cultura
La cultura è usata per giustificare la diseguaglianza di genere e la violenza con le “tradizioni” che prescriverebbero trattamenti abominevoli delle donne. La difesa di una cultura di un dato luogo, o relativa a una data religione o a un dato costrutto identitario, è in effetti la difesa della cultura del patriarcato e della sua violenza nel tal luogo, nella tal religione e nella tale identità. Ma non è tutto: strumenti culturali sono usati costantemente per creare un ambiente favorevole alla violenza di genere (l’oggettivazione sistematica delle donne è un buon esempio) e le responsabilità dei media in questo settore sono pesantissime.
Razzismo
Il Giano bifronte del razzismo, se è voltato a destra, enfatizza la violenza contro le donne perpetrata da uomini di origine migrante e la descrive come una componente intrinseca dell’etnia coinvolta, sorvolando – fintamente ignaro – su tutte le atrocità identiche o persino peggiori commesse dall’etnia a cui lui appartiene; se è voltato a sinistra giustifica la violenza contro le donne con l’oppressione subita dagli uomini di origine migrante, di nuovo fintamente ignaro che donne e uomini non violenti con le stesse radici etniche condividono quella storia di oppressione e non la scaricano a botte su coniugi e figli ne’ la considerano un lasciapassare per lo stupro.
Adesso vedete il disegno che i puntini uniti hanno creato? Bene. Il nostro compito è disfarlo sfidando la struttura di potere che lo ha generato.
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