Dobbiamo imparare dunque a utilizzare gli spazi esterni alle scuole, magari privilegiando materiali di recupero e naturali. Dobbiamo imparare a vivere il tempo scuola in parte all’aperto, accompagnati da passeggiate ed escursioni, in parte in aule diverse, tra cui cinema, teatri, case canoniche, chiese, musei, biblioteche, palestre e altre spazi spesso poco utilizzati. Dovremo imparare anche a coinvolgere gli anziani e gli altri attori delle comunità locali. Questo, dice Maria De Biase, è il tempo per immaginare uno scenario nuovo e dinamico. Questo è il tempo per creare insieme dal basso un’educazione diffusa
La scuola, dunque, riaprirà a settembre. Non so se è giusto o sbagliato. Se è meglio o peggio. So che devo provare a fidarmi e ad affidarmi a chi ci governa. So che i bambini sono scomparsi dall’agenda politica. So che la didattica a distanza è una modalità utile solo e solamente durante l’emergenza e che si dovrà tornare alla scuola in presenza, unica forma di scuola degna di essere definita tale.
Intanto abbiamo quattro mesi di tempo per individuare tempi, spazi e modalità nuovi per non arrivare impreparati a settembre. Non sarà possibile, questo lo so, tornare nelle nostre aule, con lo stesso schema di prima. Continuo a pensare che, soprattutto nei nostri piccoli centri, abbiamo la possibilità di un cambiamento vero e profondo della scuola, da anni e da tanti auspicato. Dovremo imparare a utilizzare gli spazi esterni di cui quasi tutte le nostre scuole dispongono. Spazi che dovranno essere allestiti e attrezzati per svolgere ore di didattica esterna. Strutture leggere, ecosostenibili, belle, semplici, realizzate senza appesantire, imbruttire, inquinare, cementificare. Penso a materiali di recupero e di riciclo, a materiali naturali e semplici, pietre, paglia, legno, canne, alberi, cespugli, ecc. Penso ai tanti architetti che praticano green building, bioarchitettura o agli esperti di permacultura che abbondano nel nostro Paese e nello stesso Cilento. Penso alle tante risorse e competenze presenti presso il Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni.
Tutti potrebbero dare una mano alle scuole e ai Comuni per indicare strutture, a basso costo, di facile realizzazione. Dalle nostre parti, ad esempio, c’è bel tempo e clima mite fino ad autunno inoltrato e, quindi, gli alunni a turno, ma tutti, piccoli e grandi potrebbero vivere il loro tempo scuola, in parte all’aperto, in spazi attrezzati e sicuri, in parte in aula. Bisognerà prevedere passeggiate, escursioni, trekking, pedalate, a turno. Qui, ma anche in tanti altri luoghi italiani, l’ambiente circostante permette una miriade di attività da realizzare fuori, godendo di paesaggi naturali di ineguagliabile bellezza. C’è tutto quello che serve ai nostri ragazzi, dopo mesi di chiusura per recuperare salute, serenità, socialità e bellezza.
Poi, per qualche mese, arriverà l’inverno e le piogge e il freddo, quindi, fuori non si potrà più stare. Ma, come ho già detto, gli spazi interni delle scuole non basteranno a garantire in sicurezza la presenza di tutti gli alunni e di tutti i docenti contemporaneamente. E la proposta di accoglierne una parte mentre gli altri seguono a distanza da casa a me non piace e la vedo difficile da realizzare, oltre che dispersiva. Penso, invece, a tutti quegli edifici, a quelle strutture, quasi sempre chiusi di mattina e, molti anche di pomeriggio, che potrebbero accogliere bambini e ragazzi. Classi intere, non parziali. Cattedrali, chiese, cinema, teatri, case canoniche, musei, biblioteche, palestre, conventi, monasteri, spazi comunali e religiosi, strutture chiuse e inutilizzate da anni. Potrebbero aprire, rendersi disponibili ad accogliere, in maniera strutturata e organizzata, le classi ed i loro docenti. Si potrebbero creare alternanze settimanali tra le classi che lavorano a scuola e quelle che fanno scuola fuori. Si realizzerebbe, finalmente, quella educazione diffusa, innovativa, inclusiva, esperienziale e attiva che tanti pedagogisti auspicano.
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Sarebbe davvero una possibilità di cambiamento che le nostre comunità potrebbero cogliere. Insieme, scuola e istituzioni locali, dalla parte dei bambini. Uscire, a turno, dai confini di scuole ed aule e provare a vivere l’extramoenia, fuori dalle mura per vivere il fuori con le sue magie e i suoi stimoli. I nostri piccoli paesi ne sarebbero vivificati e riattivati. Immagino l’impatto positivo che subirebbero i piccoli, sonnolenti, disabitati centri storici con l’invasione di scolaresche allegre e vocianti. E penso a quanto sarebbero felici gli anziani, i vecchi dei nostri paesi se potessero collaborare, stare insieme ai ragazzi per qualche ora al giorno.
Forse da questa brutta storia della pandemia ne potrebbe nascere una davvero bella se saremo abbastanza coraggiosi e visionari da saper immaginare uno scenario nuovo, dinamico, esploso. Sono sicura, renderebbe più motivati e felici i nostri ragazzi e più partecipi e responsabili i cittadini. I nostri alunni sono, è vero, il nostro futuro ma sono soprattutto il nostro presente e loro con la loro vitalità e la loro ingombrante presenza potrebbero rendere migliore la vita di tutti noi e delle nostre comunità.
È solo una piccola, iniziale proposta, si dovrà con l’aiuto di tanti e tante migliorare, arricchire, strutturare. Ci possiamo lavorare insieme, superando i particolarismi, gli individualismi e il pessimismo del “non si può fare”. E infine, bisogna sospendere, per questo tema, le campagne elettorali, stare tutti insieme, dalla stessa parte, per il bene della comunità.
Maria De Biase è dirigente scolastica in Campania, dove insieme a insegnanti, genitori, alunni ha creato una straordinaria “scuola della terra“.
Marta Pellegrini dice
Come posso sostenere questa iniziativa??
Maria de biase dice
Grazie. Proviamo a diffonderla e a farla arrivare al MInistero.
Giulia dice
Sono una mamma. Vivo in Cilento ma poco importa, il problema è nazionale. Sono molto preoccupata per il futuro della scuola e dei miei bambini. Condivido a pieno il tuo pensiero e credo che bisogna unirsi e fare il possibile per intervenire. Vorrei essere informata sulle vostre iniziative e provare a pensare dei modi per fare comunità e avere voce su questi temi. A presto!
Carmelo Cantaro dice
bella proposta !
Creativa e concreta;
L’aria aperta farà bene alla salute.
L’utilizzo di spazi aggiuntivi aprirà la mente con nuove scoperte !
60 anni fa, quando frequentavo le medie in un antico palazzo del Centro di Roma (Palazzo Altieri, Visconti in via degli Astalli) poche aule equindi turni alternati mattina /pomeriggio e non avevamo una palestra attrezzata: così una volta a settimana andavamo, entusiasti, a fare ginnastica ospiti di un istituto religioso in piazza Capranica
Elisabetta dice
Un’idea veramente bellissima, da sostenere e aiutare.
Suzanne dice
Molto bella la proposta, spero che riusciate a portarla avanti e discuterne a livello di ministero. Saluti,
Gianluigi Monari dice
Da medico di Famiglia penso che questa proposta, già sperimentata anche in parecchi paesi del Nord Europa,sia di fondamentale importanza per per la promozione della salute e per la prevenzione di moltissime malattie croniche!!
Chapeau!
Silvana Fania dice
SONO PIENAMENTE D’ACCORDO: I NS. RAGAZZI SARANNO MAGGIORMENTE STIMOLATI E QUANDO LE LEZIONI SI SVOLGERANNO ALL’ARIA APERTA NE AVRANNO UN STIMOLO ANCHE A LIVELLO DI SALUTE!
alberto dice
Sono un insegnante e lavoro a Milano, la scuola dove sono ha un grande giardino e un orto. Mi piacerebbe molto e mi sto orientando sempre più in questa linea. Sarebbe bello creare una rete di relazione, formazione e sostegno. Sono disponibilissimo in questo. Grazie
ReseArt dice
L’educazione diffusa. Un’idea nata quasi vent’anni fa e concretizzata nel Manifesto della educazione diffusa del 2018. Oggi se ne sente più che mai il bisogno. https://comune-info.net/aule-aperte-al-mondo/