Il ministro dello sviluppo economico ha dato il via libera alla stipula del contratto Japan-EU Free Trade Agreement, un accordo di libero scambio tra Unione Europea e Giappone
Il Ministro per lo Sviluppo economico Luigi di Maio – a sorpresa – ha dato il via libera del Governo italiano alla firma del Jefta. In un’intervista rilasciata a La Repubblica, al giornalista che gli chiede “In Europa l’Italia sta dando il via libera a un accordo di scambio con il Giappone, mentre nel contratto avete ribadito la netta contrarietà a questo tipo di accordi, come il Ceta e il Ttip. Avete cambiato idea?”, risponde che “Sia noi che la Spagna, insieme alla firma, stiamo inviando delle osservazioni con condizioni precise che riguardano agricoltura, piccole imprese e una serie di interventi necessari”.
Purtroppo il Jefta, come il CETA (con un Paese il cui Pil è tre volte quello del Canada, varrà un quarto del Pil globale) non è emendabile e tutte le raccomandazioni o dichiarazioni che egli voglia accludere alla firma agli effetti pratici sono inutili e non applicabili perché fuori dal testo legale del trattato che – lo ricordiamo – è ancora formalmente segreto e noto solo grazie al “furto” del documento fatto da Greenpeace.
La campagna Stop TTip conferma “Quella del Ministro Di Maio è una decisione sconfortante e grave perché arriva da un Movimento che ha chiesto il voto dei suoi elettori, con il patto pre-elettorale#NoCETA #Nontratto impegnandosi, tra l’altro a:
punto 2) respingere accordi che non siano preceduti da dettagliate valutazioni d’impatto economico, sociale e ambientale a livello europeo, nazionale e globale e da verifiche altrettanto severe sul loro impatto ex post per correggerne i potenziali effetti negativi; cosa che non è senz’altro avvenuta, ma soprattutto
punto 3) rifiutare accordi negoziati senza un’adeguata e trasparente partecipazione dei cittadini e dei loro rappresentanti e delle loro organizzazioni, a partire dagli eletti nei Parlamenti europeo, nazionali e nelle Autorità locali, a garanzia dell’obiettivo che le politiche commerciali privilegino l’interesse generale e non quello di potenti lobbies economiche;
Cosa che non è senz’altro avvenuta perché il ministro Di Maio, unico tra i suoi predecessori, ha proceduto alla firma senza neppure convocare il Tavolo istituzionale di confronto sui negoziati commerciali con cui il MISE, da dopo la Ministeriale della WTO di Seattle del 1999 riunisce insieme categorie, sindacati e società civile, quantomeno, per informarli delle intenzioni del Governo italiano.
La campagna chiede un incontro urgente con il ministro per esporre le proprie preccupazioni e la convocazione dell’intergruppo parlamentare “NoCeta” , rappresentativo di tutti i partiti di maggioranza e di opposizione, di far sentire la propria voce e riconvocarsi a breve per monitorare la bocciatura del CETA e questi recenti sviluppi. (Qui trovate una scheda con le principali problematicità in sintesi, qui una lettera sottoscritta da oltre 50 organizzazioni di tutta Europa)
La campagna StopTtip/Ceta sottolinea come “il Governo italiano abbia ignorato le opinioni dei suoi cittadini sposando la linea del Partito socialista spagnolo, sostenitore storico del CETA e delle liberalizzazioni commerciali, quando al punto 1) del decalogo #NoCETA #Nontratto il M5S si è impegnato pubblicamente non soltanto a fermare il CETA, ma a farlo pe “riaprire un dibattito in Europa sui contenuti e le regole del commercio tra UE e il resto del mondo a partire da diritti, ambiente e coesione sociale e per impedire di subordinare, con trattati come questo, la salute, la sovranità alimentare, la salvaguardia dell’ambiente e di giuste condizioni di lavoro, alla liberalizzazione degli scambi”.
La scelta del ministro Di Maio sconcerta soprattutto perché, ospitando meno di un anno fa sul blog delle stelle un intervento della portavoce della Campagna Stop TTIP Italia, il M5S lanciava la consultazione sul proprio programma elettorale agricolo criticando che “I trattati di libero scambio negoziati dalla Commissione Europea constano spesso di una segretezza anche sugli indirizzi politici che si dimostrano poi non tutelanti dei consumatori e delle realtà socio economiche degli Stati Membri del Sud Europa. (….) partono da presupposti spesso sconosciuti ai parlamenti nazionali. I trattati vengono sostanzialmente imposti, alla fine dell’iter, agli organi collegiali democraticamente eletti. La Commissione Europea segue proprie logiche in favore delle multinazionali come nel caso degli OGM senza dare voce ai cittadini nemmeno attraverso i propri rappresentanti”; perché “Spesso a Bruxelles le logiche con le quali guardano all’interno di questi trattati non sono le stesse che useremmo noi” e il JEFTA non passerà attraverso l’esame del Parlamento italiano, ma solo del Parlamento europeo, sul quale a fine 2018 sposteremo le nostre attenzioni e pressioni chiedendo coerenza con gli impegni assunti.
Ulterirori preoccupazioni per questa scelta sono dovute al fatto che a breve il Governo italiano affronterà il processo di bocciatura del CETA, come la valanga di altri accordi in arrivo come l’Eu-Mercosur con i grandi esportatori latinoamericani, al traguardo entro una decina di giorni, il trattato con il Vietnam, quello con Singapore, con l’Australia e con i Paesi del Mediterraneo, oltre alla procedura di revisione del processo di Cotonou, che potrebbe essere utilizzato per sostenere finalmente uno sviluppo autentico e autonomo dei Paesi delle ex-colonie europee, combattendo le migrazioni forzate, e invece rischia di diventare l’ennesimo bottino per le tasche dei grandi gruppi nazionali e multinazionali, a spese dei nostri Paesi e dei più poveri.
Paolo Moscogiuri dice
Sono fortemente preoccupato anche per la possibilità di far entrare in Italia prodotti altamente contaminati da radiazioni. Non dimentichiamoci che la centrale di Fukushima non è mai stata spenta del tutto e metri cubi di acqua radiattiva seguitano a confluire nel mar del Giappone. Personalmente non compero più pesce che proviene da quei siti, come tonno o gamberi.