Immaginare, creare, raccogliere, riciclare, dipingere, scartavetrare, spazzare, coinvolgere, catalogare, aprire, raccontare, incontrare… Il recupero dei verbi sembra essere il denominatore comune di molte iniziative che nascono ai piani bassi della società, ad esempio in una scuola della periferia romana dal nome autorevole, Rodari. Ecco come e perché bambini, insegnanti, genitori hanno fatto nascere un Caffè letterario aperto al territorio
di Maria Pia Foresta*
“Possiamo cambiare la scuola
senza bisogno che un ministro ce lo venga a dire o a imporre”
(Gianfranco Zavalloni, maestro di scuola di infanzia e dirigente scolastico)
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Il Caffè Letterario nell’immaginario di molti è uno spazio che sembra poter vivere esclusivamente in luoghi d’élite e di ricchezza. Non sempre è così. Un Caffè letterario è nato, ad esempio, nella scuola Gianni Rodari (un istituto comprensivo che include tre primarie e una media), situata in un quartiere della periferia romana, caratterizzato da assenza di spazi verdi, scarsa presenza di centri ricreativi, culturali e dove il disagio giovanile e la dispersione scolastica costituiscono un binomio spesso inscindibile.
Per combattere la dispersione scolastica, che sappiamo bene non si manifesta e identifica unicamente con l’abbandono, abbiamo affrontato una grande sfida. Con le poche risorse finanziarie a disposizione e utilizzando le ore di potenziamento, abbiamo deciso di creare uno spazio aperto dove raccontare storie di parole, immagini, musica per affermare un modo diverso di “essere scuola”, non chiusa all’interno delle proprie mura, ma aperta alla sperimentazione di nuovi orizzonti e allargata al territorio in una prospettiva di incontro, di confronto e condivisione (alla relazione tra scuola e territorio in aprile abbiamo anche dedicato un seminario promosso con la redazione di Comune e l’associazione Il Laboratorio, durante il quale abbiamo incontrato associazioni e il maestro Franco Lorenzoni, leggi Le periferie pensano grande).
I docenti hanno coinvolto bambini, ragazzi e genitori nella realizzazione di panchine e tavoli, con l’utilizzo di materiali riciclati (panche, piastrelle, bobine in legno porta cavi…) e non, che saranno utilizzati come “biblioteche” sia mobili sia fisse.
Siamo riusciti a creare “un ambiente accattivante“, una sorta di “spazio aperto” in cui realizzare eventi che trattano di letteratura, arti visive, cinema, musica, attualità per offrire a tutti la possibilità di riflettere sui grandi temi della vita e su tutte quelle dinamiche che non aiutano gli studenti a dispiegare
pienamente il loro potenziale d’apprendimento e a concludere un percorso formativo significativo.
Insomma, abbiamo deciso insieme di affrontare questa grande sfida e, lentamente, ci siamo riusciti, coinvolgendo bambini, ragazzi, collaboratori scolastici, genitori. Martedì 30 maggio abbiamo inaugurato il nostro “caffè letterario” con la proiezione del film documentario Un altro mondo del regista Thomas Torelli. Ora si tratta di fare di questo spazio un luogo dove ricomporre relazioni sociali ogni giorno e promuovere iniziative culturali: si accettano collaborazioni e proposte per raccontare storie di parole, musica, immagini, pensieri…
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Ambra Pastore dice
Bella storia!
Maria Pia Sparano dice
Abbiamo lavorato veramente tanto e con tanta passione per creare questo spazio aperto a tutti, ma principalmente il nostro intento è stato è sarà accogliere ragazzi che, purtroppo, il resto della società abbandona a se stessi … in qualche modo anche la scuola li allontana. Per questo, con il nostro laboratorio, abbiamo dato loro la possibilità di sentirsi validi e utili : hanno potuto usare materiali e attrezzi che non avevano mai, forse, neanche visto, e credetemi hanno impiegato veramente pochissimo a essere abili nell’uso di quegli attrezzi e nel lavorare quei materiali per loro nuovi .
È stato soddisfacente alle 16 (quando il laboratorio chiudeva) sentire dire da questi ragazzi – che a scuola ci vengono di mala voglia e che non vedono l’ora di uscire per andare per strada e combinare guai – “possiamo rimanere ancora?”. Tutto questo è stato possibile grazie alla nostra dirigente Maria Pia Foresta che per noi è una grande forza un uragano che ti travolge e che principalmente ha il desiderio di cambiare la scuola. E come dice lei, a noi non servono le leggi per fare una “Buona scuola”…
Emilia De Rienzo dice
Una bellissima iniziativa di lotta costruttiva, che parte dai ragazzi e non solo da ideologie sterili.
Carmen Bacigalupo dice
Meraviglia!
Ambra Pastore dice
Ecco cosa significa fare Scuola… La Scuola può essere accademica o aprirsi al possibile e alla sperimentazione territoriale producendo percorsi di crescita formativo/culturale sia per i bambini che per gli adulti, costruendo culture dinamiche e differenziate, costruendo spazi e luoghi che prenderanno forma attraverso la fruibilità e la creatività di chi li frequenterà, aprendo possibilità all’interno e all’esterno della scuola, sperimentando contaminazioni e coinvolgimenti che generano ricchezze umane e culturali in grado di rigenerare e costruire vicinanze e patrimoni da alimentare e difendere…
In realtà avevamo provato anche con gli Asili Nido e le Scuole dell’infanzia per aprirli nei fine settimana al territorio condividendone spazi esterni, iniziative, progetti..e farli diventare una risorsa condivisibile ma la burocrazia chiude ogni strada…