Da quando il tema della decrescita è sbarcato nel dibattito pubblico, è passato del tempo, scrive Michel Cardito, co-presidente del Movimento per la Decrescita Felice. In questi anni siamo passati dall’essere derisi al vedere i nostri concetti diffusi su Nature. Significa che qualcosa è cambiato e che la decrescita oggi è vista da più parti come una strategia utile e necessaria per uscire dalla crisi
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La prima volta che ho parlato di decrescita in pubblico è stato nel 2014. Avevo ventisette anni allora e stavamo cercando di fondare il Circolo MDF di Brescia. “Decrescita” era un termine oscuro e minaccioso ai più e la crisi climatica era un argomento riservato a pochi esperti.
Ricordo quelle serate come se fosse ieri: l’emozione di parlare in pubblico, un tema nuovo sul quale non mi sentivo abbastanza preparato e l’entusiasmo per una sfida che mi aveva coinvolto fin da subito. Mi sembrava talmente lampante che non potesse esistere crescita infinita su di un pianeta finito che mi aspettavo una rapida presa di coscienza collettiva e un’immediata convergenza creativa nel trovare nuove soluzioni.
Purtroppo le cose non sono andate proprio così, e parlare di Decrescita si è rivelato più difficile del previsto.
Il tema che proponevamo era complesso, sconosciuto e le conseguenze negative del business as usual apparivano lontane. Nonostante le tante evidenze scientifiche e le elaborazioni filosofico-politiche a riguardo, la narrazione circostante ci era completamente ostile e spostava continuamente l’attenzione su altro. C’era sempre una “crisi” diversa da affrontare, sempre una “nuova ripresa” da favorire e sempre un problema “più serio” di cui occuparsi.
Le persone che partecipavano alle nostre serate erano interessate, ascoltavano con attenzione e qualcuna annuiva con entusiasmo, ma negli sguardi della maggior parte della platea si poteva leggere una certa nota di scetticismo.
Stavamo andando a scardinare le fondamenta stesse dell’immaginario collettivo sul quale erano state costruite le identità e le storie di ciascuno di noi, era normale che questo generasse resistenze. Ricevevamo molti apprezzamenti, certo, ma anche molti dubbi e accuse, richieste di soluzioni alternative immediate e frasi del tipo “tutto molto interessante ma…”.
Ricordo che da quelle serate tornavo a casa entusiasta ma insoddisfatto, con la sensazione di aver giocato sulla difensiva e in minoranza.
In quegli anni, senza saperlo, stavamo preparando il terreno per un cambiamento epocale i cui tempi non erano ancora maturi. Ripensare a quei momenti ora mi fa realizzare quanto sia cambiata la situazione nel giro di pochi anni.
Oggi la critica mossa dalla Decrescita al modello economico dominante comincia ad attraversare trasversalmente tutte le elaborazioni alternative, sia quelle di origine ecologista che quelle che partono da questioni di giustizia sociale globale e locale. C’è una nuova generazione che ha chiaro che questi livelli di estrazione e consumo non sono sostenibili e che devono essere ridotti e si sta ponendo il problema di quale via alternativa intraprendere per avere un futuro possibile.
Oggi quando mi presento come Movimento Decrescita Felice trovo che molte persone sono a conoscenza del nostro movimento e quelle che non ci conoscono capiscono rapidamente il nostro punto di vista e sono interessate a confrontarsi con noi.
Recentemente ho avuto il piacere di rappresentare MDF al Climate Justice Camp di Milano, nel quale diverse realtà organizzate in una piattaforma comune hanno organizzato un’esperienza residenziale e radicale di elaborazione collettiva e protesta in occasione della Pre-COP26.
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Non ho mai sentito parlare tanto di decrescita come in quei giorni, più volte durante gli incontri si è affermata la necessità di un nuovo paradigma economico che superasse l’idea di crescita infinita e, in diversi interventi, è stata direttamente citata la Decrescita Felice come una delle strade a cui guardare nell’immaginare il mondo di domani.
Capire quali siano stati i singoli fattori che, nel giro di pochi anni, hanno portato questo cambiamento è difficile e forse poco utile: essendo un fenomeno complesso è impossibile identificare tutti gli elementi in campo e le possibili interazioni tra loro, ma di certo possiamo citarne alcuni: gli Accordi di Parigi e la poca efficacia che stanno dimostrando; la conseguente nascita dei movimenti climatici come Fridays For Future ed Extinction Rebellion; l’inasprimento del conflitto sociale e delle diseguaglianze a livello globale; la frequenza e l’accelerazione di eventi climatici estremi sempre più tangibili ed evidenti; la sesta estinzione di massa e la crisi della biodiversità; la pandemia da Covid-19… e di certo, in piccola parte, anche il lavoro culturale del Movimento Decrescita Felice e della rete internazionale che studia e promuove la decrescita nel mondo.
Il mio punto di svolta è stato nel 2019, mentre traducevo le conclusioni del report “Decoupling Debunked”divenuto poi “Il Mito della Crescita Verde”. Ricordo di essere stato colpito da questa frase: “l’onere della prova dovrebbe ricadere sui sostenitori del disaccoppiamento” e in quel momento qualcosa è cambiato.
È divenuto improvvisamente chiaro in me che era finito il tempo di giocare in difesa, non eravamo noi a dover rendere ragione di un sistema economico insostenibile, l’onere della prova era loro. Fu una liberazione, finalmente era arrivato il tempo di smettere di perdere energie nel difenderci e cominciare a concentrarci a raccogliere forze nella costruzione di una proposta alternativa per creare insieme una narrazione nuova del mondo di domani.
Oggi finalmente la Decrescita sta raggiungendo il discorso pubblico, scientifico e politico con sempre più realtà. Nel nostro nuovo dossier “Il Tempo della Decrescita”, sono riassunte e raccontate, le più importanti pubblicazioni recenti in merito. Vedrete che le più importanti riviste scientifiche e agenzie istituzionali cominciano ad aprirsi a questo nuovo modo di pensare, mettendo in questione i vecchi paradigmi.
La strada è ancora lunga, ma come dimostrano i diversi contributi in appendice, siamo in tante e tanti a percorrerla. E questa è di certo un’ottima notizia.
*co-presidente del Movimento per la Decrescita Felice
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