La disastrosa alluvione che ha colpito Valencia – per ora sono accertati 95 morti, ma i dispersi sono a decine – è avvenuta in un territorio che ha alle spalle un mare sempre più caldo, spiega la Società Meteorologica Italiana – NIMBUS (presieduta da Luca Mercalli), che dispensa enormi quantità di energia e vapore acqueo sviluppando sistemi temporaleschi spesso violenti. Certo, è già evidente che la quantità di acqua precipitata in poche ore avrebbe provocato gravi conseguenze in qualsiasi territorio. Ma quel mare caldo è conseguenza dei cambiamenti climatici e quei temporali si scontrano oggi con territori troppo antropizzati…
La disastrosa alluvione che ha colpito Valencia e il suo entroterra nel pomeriggio-sera di martedì 29 ottobre, è stata innescata da una serie di nubifragi autorigeneranti sviluppatisi all’interno della medesima depressione che nello scorso weekend aveva interessato il Nord-Ovest italiano con eventi alluvionali tra Savona e Genova, in Valle Bormida e in Toscana, e che poi, ormai isolata dal flusso perturbato principale delle medie latitudini (cut-off) è andata a localizzarsi intorno a Gibilterra. Il drammatico bilancio dell’evento è in continua evoluzione, per ora sono accertati 70 morti, ma i dispersi sono a decine.
Secondo AEMET, l’agenzia statale di meteorologia della Spagna, la precipitazione più intensa è stata registrata a Chiva, 35 chilometri a Ovest della costa di Valencia, con ben 491,2 mm in otto ore, di cui 160 in un’ora. Si tratta di un valore tra i più elevati noti in Europa e nel bacino del Mediterraneo, all’incirca del medesimo ordine di grandezza dei 472 mm caduti in un tempo tuttavia ancora più breve (sei ore) il 25 ottobre 2011 a Brugnato (La Spezia), record italiano, e responsabili dell’alluvione delle Cinque Terre e della Val di Vara. Sono quantità che nessun territorio, anche il più correttamente manutenuto, può sopportare senza gravi conseguenze.
D’altra parte la Comunità Valenzana non è nuova a questo tipo di episodi, essendo anzi tra le zone maggiormente propense allo sviluppo di nubifragi di tale entità in Europa e in tutto il bacino del Mediterraneo, insieme alla Catalogna, al Midi francese (dove si parla di épisodes cévenols o méditerranéens) e alla Liguria, trovandosi alle spalle di un mare caldo che dispensa enormi quantità di energia e vapore acqueo per lo sviluppo dei sistemi temporaleschi, con la complicità di fattori orografici e dinamici locali. Un altro evento drammatico avvenne proprio a Valencia il 14 ottobre 1957 causando almeno 81 vittime per il violento straripamento del fiume Turia che attraversava la città, e di cui – a seguito dell’episodio – venne deciso lo spostamento dell’alveo di 3 chilometri, a sud dell’area metropolitana, dove si trova attualmente.
Oggi, dalla fisica dell’atmosfera e dagli studi di attribuzione del ruolo dei cambiamenti climatici negli eventi estremi, sappiamo che mare e atmosfera più caldi rendono più intense e probabili precipitazioni violente come queste (e il Mediterraneo in superficie in questi giorni è 1,0 °C sopra la media 1982-2015, dati Socib), e ciò va a peggiorarne ulteriormente gli impatti, di per sé spesso già amplificati e complicati dall’interferenza con il territorio antropizzato. Ma, per valutazioni più precise su questa alluvione, attendiamo un’eventuale analisi di www.worldweatherattribution.org.
[Società Meteorologica Italiana – NIMBUS]
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