Il 17 aprile quasi 14 milioni di persone hanno scelto di dire la propria contro una politica energetica ed economica troppo favorevole alle grandi imprese estrattive. Poche settimane dopo, il 7 maggio, centinaia di organizzazioni hanno scelto di lanciare a Roma una grande mobilitazione nazionale contro il TTIP, il trattato transatlantico tra Unione Europea e Stati Uniti, in negoziato tra Bruxelles e Washington. Una appello, deciso e sincero, al popolo #NoTriv: il 7 maggio è un ulteriore tassello nella lotta per una società più giusta e più pulita
di Alberto Zoratti *
Oltre 15 miliardi di dollari: è la richiesta di compensazione economica presentata da una multinazionale canadese davanti a un arbitrato internazionale contro l’Amministrazione Obama. L’accusa? Aver cancellato la costruzione dell’oleodotto Keystone XL, sotto i riflettori per le denunce e l’opposizione dei movimenti ambientalisti e di buona parte dell’opinione pubblica statunitense, che avrebbe dovuto trasportare il greggio proveniente dalla sabbie bituminose canadesi alle raffinerie statunitensi nel Golfo del Messico: oltre 1.170 miglia di tubature, che avrebbero trasportato 800mila barili al giorno di greggio, sette anni di progetti per un totale di 8 miliardi di dollari di infrastrutture. Un vero affare per Transcanada, la multinazionale canadese, un po’ meno per la lotta al cambiamento climatico e per l’impatto ambientale che la costruzione dell’oleodotto avrebbe portato sui territori.
L’escamotage, per non dire la vera e propria arma, di Transcanada viene fornito dal Nafta, l’accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Canada e Messico concluso nel 1994, che prevede un arbitrato internazionale per la tutela degli investitori (inserito nel cosiddetto Chapter 11) a cui le imprese straniere si possono rivolgere per tentare di modificare leggi e normative democraticamente decise e applicate, sotto la minaccia di compensazioni multimiliardarie.
Il dispositivo si chiama Isds (Investor-State Dispute Settlement), un vero e proprio tribunale che si trova all’interno di diversi trattati di liberalizzazione, come il TTIP, il Trattato transatlantico tra Unione europea e Stati uniti, in discussione in questi mesi. Una minaccia al punto che lo stesso parlamento europeo votò nel novembre scorso una risoluzione per chiedere che i negoziati sul clima e gli accordi che ne sarebbero scaturiti a Parigi (alla COP21), non fossero minacciati da dispositivi come l’Isds.
Quasi quattordici milioni di persone sono andate al voto il 17 aprile scorso votando Sì al referendum sulle concessioni estrattive. Nonostante il boicottaggio, il poco tempo a disposizione, la limitatezza delle risorse, una moltitudine di persone ha scelto di dire la propria sul tema della politica energetica e dei rapporti, a volte troppo stretti, tra politica e grandi imprese. Nello stesso tempo, centinaia di organizzazioni hanno scelto di lanciare una grande mobilitazione a Roma il 7 maggio prossimo contro il Trattato transatlantico.
La campagna Stop TTIP Italia, in questi anni, grazie all’impegno delle cittadine e dei cittadini e delle tante realtà della società civile che l’hanno sostenuta, ha costruito un altro immaginario rispetto a quello del governo e di confindustria, ha svelato manipolazioni, ha favorito convergenze, collaborazioni, ha sostenuto la mobilitazione dei territori contro un mercato sempre più predatorio. La lotta contro il TTIP ha molte connessioni con la difesa dei diritti ambientali e democratici, ha tra i suoi obiettivi una vera inversione di rotta rispetto a un modello economico che sta lasciando sempre più spazio e potere ai privati e alle imprese, ridimensionando le prerogative degli organismi democraticamente eletti.
La mobilitazione #StopTTIP di Roma è un momento importante per ritrovare punti di contatto tra le varie campagne e mobilitazioni che credono in un modello diverso di società. Un appello, forte e sincero, va alle donne e agli uomini, alle organizzazioni e alle associazioni, che si sono impegnate per “fermare le trivelle” e per dare un segnale forte alla politica delle lobby e del mercato uber alles: Roma, il 7 maggio, sarà un’ulteriore occasione per imporre un’agenda diversa. C’è bisogno di ritrovarci per ridare ossigeno, tutti insieme, a una reale alternativa economica e sociale nel nostro Paese.
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