
Il premio per il giornalismo investigativo 2024 – l’EU Investigative Journalism Award 2024 (finanziato dall’Ue e organizzato da Thomson Media e da un consorzio composto numerosi altri soggetti operanti nei Balcani e in Turchia) – è, come nel 2023, parte del progetto “Strengthening Quality Journalism in Western Balkans and Türkiye II”, che mira a migliorare la visibilità del giornalismo di qualità. La giuria dei premi UE – composta da esperti dei media, membri del mondo accademico e giornalisti con meriti – quest’anno ha selezionato 283 storie da 256 autori e team di 115 organi di stampa e una straordinaria gamma di talenti, prospettive e temi giornalistici emergenti. Gli argomenti principalmente affrontati sono stati Criminalità e corruzione – 42%, Salute – 8%, Ecologia – 13%, Diritti umani – 17%, Altro – 20%. Emerge in quest’edizione un cambiamento nei tipi di indagini svolte nei Balcani occidentali e in Turchia perché oltre al solito focus su crimini di alto profilo e scandali politici, le storie hanno esplorato sempre di più argomenti come salute, problemi ambientali e discriminazione sociale, questioni che risuonano profondamente nella vita di tutti i giorni, così come disuguaglianza di genere e problemi emergenti di femminicidi.
Le giurie dei diversi paesi coinvolti, hanno selezionato primo, secondo e terzo posto per ogni singolo paese, e tre vincitori su scala regionale. Tra questi ultimi il primo e il terzo posto sono stati assegnati a due inchieste legate alle persone transitanti lungo la rotta balcanica, le violenze subite, i respingimenti alle frontiere, i viaggi pericolosi e spesso letali e le reti criminali di trafficanti di esseri umani. Il primo posto su scala regionale è stato assegnato al lavoro della giornalista Ksenija Pavkov, della Tv N1, dal titolo “Ispod površine: U mreži” (Under the surface: In the net ). Un’indagine che parte dal 2015 su una realtà criminale in Serbia che governa il traffico di migranti. Organizzazioni arrichitesi grazie anche ai muri e alle barriere di filo spinato poste alle frontiere e alle politiche securitarie che hanno permesso violazioni dei diritti umani di profughi, rifugiati e richiedenti asilo. “In the Net” è un documentario che fa luce su un mondo criminale di cui quasi niente si conosce e solleva interrogativi pesanti: “Perché il prezzo per il futuro in Europa occidentale può costare diverse migliaia di euro, e a volte anche la vita umana? In che modo la Serbia si è trasformata da un paese che mostrava empatia nei confronti dei rifugiati, a un paese in cui i rifugiati si inginocchiano con la testa chinata davanti al ministro in azione? Dove si nascondono i trafficanti e come fanno a non essere visti dalla polizia? Dov’è la Serbia? Dov’è l’Europa? E dove sono le persone in tutto questo?”.
Il terzo premio è stato assegnato al documentario d’inchiesta di Vanja Stokić e Ajdin Kamber, giornalisti del portale bosniaco eTrafika.net, dal titolo “Nezaključeni gubitak, Dokumentarni film Brat” (Ambiguous loss, Documentary film Brother) realizzato in 18 luoghi di tre stati dei Balcani che denuncia la strage silente e dimenticata delle decine di persone provenienti da Asia e Africa che muoiono nei fiumi tra Serbia, Bosnia Erzegovina e Croazia. Spesso abbandonati e sepolti in cimiteri locali, senza che si faccia alcuna analisi del DNA e senza che le famiglie possano averne notizia. Solo pochi vengono identificati e un numero bassissimo di questi morti viene restituito alle famiglie nei paesi di origine. Il documentario da voce ai sopravvissuti, Nasim, ha visto suo fratello trascinato via dalla corrente in Bosnia Erzegovina e recuperato grazie all’aiuto di volontari in Croazia. Se qualche risultato è stato sinora ottenuto è proprio grazie agli sforzi di associazioni di volontari che aiutano i famigliari a districarsi tra le complicate procedure di identificazione e restituzione dei corpi.
Un Altro Mondo è Possibile .