Centinaia di migliaia di ettari di terreni abbandonati e incolti, tra proprietà private lasciate all’incuria e terre pubbliche. Quali sono le conseguenze di questo massiccio abbandono? Cosa si potrebbe fare con queste terre e cosa si sta già provando a fare?
“Abbiamo ammazzato la montagna ed ora non ci resta che il mondo dei vinti”
Nuto Revelli, “Il mondo dei vinti”
Alle porte di Roma c’è un’area di ventidue ettari inserita nel parco di Vejo, si chiama borghetto San Carlo. Un terreno abbandonato e lasciato all’incuria. Il borghetto è ancora in custodia all’ex proprietario, il noto costruttore Mezzaroma, che l’avrebbe ceduto al Comune in cambio della possibilità di costruire cemento altrove. Come onere di compensazione, oltre a cedere l’area il costruttore avrebbe dovuto investire entro il 16 marzo del 2013 più di due milioni di euro per la sistemazione dell’area, ma nulla è stato fatto. Oggi però la cooperativa Coraggio ha acceso i riflettori su questa vicenda, con l’obiettivo di trasformare quest’area abbandonata in un’azienda produttiva.
Il fenomeno dell’abbandono delle terre si colloca ai primi del ’900, ma c’è un periodo in cui si manifesta con più violenza: siamo negli anni ’50, l’esodo verso le città è al massimo storico, soprattutto in Nord Italia, con risultati devastanti, sia dal punto di vista culturale che ambientale. Secondo il consiglio nazionale geologi in dieci anni la perdita di suolo agricolo e di produttività delle superfici forestali ha comportato danni stimati in circa 2,5 miliardi di euro, mentre altri 10 miliardi sono stati spesi per fronteggiare i danni da frane e alluvioni a colture e aziende, la Coldiretti calcola che sono 6.633 i comuni a rischio idrogeologico. Rischio che potrebbe essere fugato attraverso la coltivazione, che con la sua ‘regimazione’ delle acque agisce da manutentrice del territorio.
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L’articolo della settimana di Comune-info: Ci vuole il tempo che ci vuole
Ospiti della puntata:
Massimo Angelini, Consorzio della Quarantina
Giacomo Lepri, Cooperativa Coraggio
Marco Tacconi, Terraexchange
Hanno contribuito Giulia Franchi e Fabrizio della Rete Terra Terra
In redazione:
Andrea Cocco
A leggere la favola di Lu Cuntu: Paolo
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DA LEGGERE
Un sito cerca di trovare un coltivatore per ogni spazio agricolo disponibile
I ragazzi-contadini che trasformano la terra in oro
In questo articolo di Repubblica, Carlo Petrini, fondatore di Slow food, ragiona della riscoperta dell’agricoltura. Scrive Petrini: «Come giustamente titolava un sito di settore qualche giorno fa, è ora di “salire in agricoltura”». Quel sito è Comune-info. In link all’articolo in questione è qui
La rivoluzione delle giuggiole
Ci sono molte buone ragioni per ripensare l’agricoltura a cominciare dalle aree interne, cioè i territori collinari e montuosi. Non solo per tutelare biodiversità, paesaggi, acqua e ambenti ma anche perché in queste aree il mestiere del contadino non sarà mai un’impresa industriale
«La terra è vostra. Prendetela!»
La straordinaria occupazione delle terre a Somonte, Spagna, ha compiuto un anno
Sono disoccupato da tempo, ho 54 anni e a quanto sembra malgrado sia un elettricista civile ed industriale qualificato e anche quadrista per l’età sono tagliato fuori.
Ho deciso di intraprendere un’altra strada, cerco terreni incolti e abbandonati nella zona Bari e provincia.
Se qualcuno è intento a cedere qualcosa senza alcuna pretesa da parte mia può contattarmi al mio indirizzo e-mail.
Mi chiamo Alessandro, ho sempre fatto il rappresentante, visto questi momenti di crisi non si riesce piu’ a vendere quasi niente, mi piacerebbe cambiare totalmente vita, iniziare a fare il coltivatore diretto, cerco terreni incolti nella zona di pelago fi o anche nella zona di seano carmignano (po) penso che il problema principale per la banca della terra sia l’eta’ perche’ ho 52 anni, se qualcuno e’ interessato a darmi comodato d’uso il proprio terreno le sarei grato, chi vuole darmi una mano puo’ contattarmi tramite e-mail.
Salve sto cercando terreni abbandonati