di Ivana Risitano, consigliera comunale del Comune di Messina
Il dibattito sugli sponsor (cui alcuni affibbiano con disprezzo l’etichetta di “ideologico”, come se “ideologia” fosse una brutta parola e non indicasse piuttosto senso critico e visione del mondo) si fa sempre più animato, soprattutto nell’attuale congiuntura socio-economica e alla luce dei buchi e dei tagli di bilancio nel settore della cultura. Dentro la querelle pubblico-privato si rischia di perdere il significato di certe prese di posizione ingiustamente derubricate a sterili polemiche. La gestione delle sponsorizzazioni è una questione estremamente delicata e complessa: bisogna prestare attenzione al profilo giuridico e a quello fiscale, ma anche – direi “soprattutto”, per un tipo di esperienza come la nostra – a quello etico. Adottare uno sponsor significa veicolare un marchio: e scegliere a quale prodotto dare visibilità in cambio di un sostegno economico è scelta che va fatta responsabilmente e, io credo, in un’ottica di “consumo critico”.
Il Regolamento sulle sponsorizzazioni attualmente vigente presso il nostro Comune, seppur meno “avanzato” di quello sugli sponsor etici adottato a Roma, norma in modo abbastanza severo la gestione delle sponsorizzazioni, garantendo tramite gare ad evidenza pubblica, progetti e contratti, la trasparenza necessaria in questo settore, e scongiura il rischio che si facciano privilegi e che l’accesso non sia garantito a tutti con equità. Era su questo che verteva la mia interrogazione all’assessora Daniela Ursino ed è questa trasparenza e democrazia che chiedo sia rispettata in ogni scelta di sponsor. Ma nel nostro Regolamento del Comune di Messina c’è di più: c’è la possibilità per l’amministrazione di rifiutare certi sponsor per motivi di opportunità politica.
Io al concerto del 9 giugno al Cimitero Monumentale, iniziativa bellissima e molto suggestiva, non sono andata. La mia è stata una scelta di conusmo critico della cultura. Tante persone quand’ero piccola e adolescente mi hanno insegnato che si può fare politica anche facendo la spesa: boicottando, ad esempio, una multinazionale che sfrutta il lavoro minorile nelle fabbriche. Non sono andata al concerto perché è triste che, mentre il governo fa tagli alla cultura, l’unico modo che gli enti locali trovano di investire sulla cultura sia affidarsi agli sponsor, segno del dominio del mercato sulla politica; ma, anche volendo ammettere che sia un compromesso da accettare, non tutti gli sponsor, va detto, sono uguali. Non sono andata al concerto perché uno dei tre sponsor era Caronte&Tourist, e il gruppo Franza, con i suoi 150 milioni di fatturato, è uno dei poteri più forti di questa città; non sono andata perché uno sponsor è pubblicità, e io non digerisco che l’amministrazione faccia pubblicità a Caronte&Tourist, che ha schiacciato qualsiasi possibile concorrenza (e quindi possibilità di sviluppo per altre imprese private più piccole) e nel frattempo ci costringe a tariffe altissime per l’attraversamento dello Stretto, in barba al principio della continuità territoriale.
Non sono andata al concerto perché mi ribello di fronte alla scelta di sponsorizzare un potentato economico che ha avuto modo di manifestare ripetutamente la sua arroganza verso la nostra città e verso la nostra amministrazione. Non sono andata perché anche la scelta di uno sponsor è politica, e se devo stare al ricatto “o Caronte&Tourist o niente concerto”, io dico no a chi, mentre ci elemosina qualche euro per un evento culturale, mortifica l’economia di questa città cristallizzando flussi di denaro all’interno di un gruppo ristretto e superpotente.
L’ideologia è un orizzonte di senso e mi rendo conto che, quando si incontra/scontra con la realtà, le cose si complicano. Un caso particolare è certamente quello della Vara, con costi molto alti, con la compartecipazione di vari soggetti oltre al Comune, con una fortissima richiesta da parte della cittadinanza: comprendo, quindi, che in un caso del genere, ferma restando la trasparenza delle procedure, le valutazioni sulla scelta degli sponsor si facciano più complesse. Ma, oltre la Vara, c’è un universo di cultura possibile nella nostra città: su quello sono auspicabili scelte coraggiose e coerenti con una certa visione politica. Dicono alcuni: “Caronte&Tourist deve restituire alla città ciò che ha sottratto”. Bene: lo faccia con l’Ecopass, col rispetto dell’ordinanza anti-tir, con l’abbassamento delle tariffe per l’attraversamento dello Stretto, e non usando gli eventi dell’amministrazione come bacheca per mettere in mostra il proprio logo.
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