“L’uomo è diventato ciò che è anche per effetto delle interazioni con gli strumenti che crea e utilizza”
(Marshall McLuhan)
Tra i lettori e i collaboratori di Comune è più comune il taglio critico che cerca di anticipare le catastrofi. Non manca, però, lo sguardo attento e prospettico, teso a mutare in meglio una situazione in deterioramento, un fare rigenerativo che ricostruisce le possibilità del fare sociale e dello stare in comunità, in tempi difficili. In questa seconda piega, posso far rientrare le mie osservazioni sulle movenze e cadenze del Tecnocene. Così è chiamato dal filosofo Stefano Moriggi (docente di Tecnologia della formazione all’università di Milano) lo scenario, potenziale, di una Tecnologia riconvertita, conciliata con i valori umanistici. Essa, oltretutto, ci darebbe soccorso in tempi di precarietà e di fragilità ecosistemica.
L’intervento riparatore nasce in conseguenza dell’azione violenta e dannosa che lo sviluppo industriale ha comportato. Darebbe, cioè , un volto meno “prometeico“ all’essere umano; metterebbe in vita le sue possibili e auspicabili doti curative. Finalmente brutali – esteticamente “ brutte”, alla lettera – le costruzioni e le installazioni, decise per operosità industriale, distribuite sul territorio in tutto il mondo: in Italia gridano allo scandalo la bella Taranto, la mitica Siracusa , Milazzo, balcone sulle Eolie, Gela, miniera di antichità. Appaiono in tutta la loro inconsistenza, svettano per l’assurdo industriale.
In ogni caso, suggerisce Moriggi, si può “riparare” (rimando al numero in edicola de La Lettura per cogliere appieno la dimensione del problema). Si deve intervenire per salvare il futuro, si devono proteggere le generazioni a venire. Nel seno di questa area di interesse, nel cuneo di tale chiave di lettura, nell’impasto di questa “programmazione” , vedo e segnalo la presenza di una potenzialità umana, antica e preziosa, ma spesso trascurata. La segnalò, nel lontano V secolo a.C., Anassagora. Egli mise in risalto la complementarietà, agibile nell’essere umano, di “intelletto e mano”, quando scrisse che “la superiorità dell’uomo sull’animale è dovuta alle mani”. Fiumi di parole si sono scritte sopra, le technai fiorirono proprio in quel contesto storico e proliferarono. Non è stata altrettanto diligente, però, la “cura” tesa a seguire, nel tempo e nei mutamenti, nel declino e negli effetti nefasti, le opere e gli artefatti.
Non è mai troppo tardi. Ancora una volta serviamoci di questa antica saggezza. L’intelligenza unità alla coscienziosità posa oggi la sua attenzione su debolezza e precarietà, studia le ragioni e i modi del rimedio, apre nuovi orizzonti e alimenta speranze.
Per molti anni insegnante di filosofia in un liceo, collabora al blog di riflessione culturale, filosofica, religiosa, pedagogica ed estetica Persona e Comunità
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