Giunto all’edizione numero 2178 della sua preziosa rubrica dedicata alle Storie e Notizie, Alessandro Ghebreigziabiher riesce ancora a sorprenderci. I lettori di Comune-info sanno bene che, ispirandosi alla critica del modo in cui (soprattutto) la grande informazione mediatica tratta (cioè distorce, manipola, tace, ecc.) le notizie che riguardano le persone migranti, Alessandro ha scritto diversi libri e che potrebbe dedicarsi anche al settore enciclopedico per la voce comunicazione e migrazioni. Va da sé che moltissimi dei suoi testi che abbiamo pubblicato su Comune e Benvenuti Ovunque parlano di migranti. Nel momento, però, che l’attenzione del coro dell’informazione italiana mainstream si fa spasmodica e perfino monotematica – e nessuno ci toglierà dalla testa che tanto interesse deriva quasi esclusivamente dalla partita che Giorgia Meloni sta giocando sul tema in Europa – Alessandro spiega a modo suo che, per questa volta, non si occuperà di sbarchi e migranti. Quando il consueto, desolante rumore di fondo si fa addirittura frastuono c’è bisogno, almeno per un momento, di segnare una distanza. Di far capire cioè che quello spasmodico interesse verso le persone migranti è ben più che sospetto e, nella migliore delle ipotesi, è destinato a durar poco. Perché, a dirla tutta, a quei signori lì della vita di chi parte e di chi arriva sulle coste italiane non gliene frega assolutamente niente
Non vorrei parlare di immigrazione, di sbarchi e di persone migranti, oggi.
A esser franco, vorrei che parlassimo di tutto il resto, ogni tanto.
Soprattutto mentre in molti non fanno altro.
Allora immagino che il nostro cervello sia in questo momento storico diviso in due.
Una parte viene letteralmente invasa e bombardata come in guerra da una storia che è sempre la stessa, scritta e raccontata con le medesime parole ormai da trent’anni. Per citarle è sufficiente dare una rapida occhiata ai principali titoli delle notizie in prima pagina di oggi, 19 settembre 2023, della maggior parte dei quotidiani più letti nel nostro Paese.
“Sbarchi, scatta la linea dura”, annuncia il Corriere della sera. “Tunisia, salta il patto dell’Unione Europea”, ribatte la Repubblica. “Migranti, la stretta di Meloni”, esclama La Stampa. “Il PD ha un piano: prima gli scafisti”, avverte Libero. “Spot in Africa: non venite qui” informa – si fa per dire – Il Giornale. “Così la sinistra truffa i migranti e gli Italiani”, spiega LaVerità, e soprattutto in tal caso, si fa per dire. “Migranti, Salvini mette in riga Meloni”, tiene a precisare Domani. “Porto sicuro”, riassume il Manifesto. “Migranti, un centro a Genova” minaccia Il Secolo XIX. “Sbarchi raddoppiati: ma in Italia non vuole fermarsi (quasi) nessuno”, complica le cose il Dubbio. “L’ennesima stretta”, lamenta Avvenire. “Migranti nei centri rimpatri per 18 mesi”, approfondisce il Resto del Carlino.
Potrei andare avanti, ma il coro è unanime, ovvero monocorde, giacché – come ho premesso – stiamo parlando di titoli tutti in evidenza sulla prima pagina.
Di conseguenza, in quella porzione di materia grigia di cui sopra, la discussione si accende su un unico quanto condiviso argomento, dividendoci ancora una volta sulle abituali, polarizzate posizioni, che potremmo più che banalmente sintetizzare in “migranti sì” e “migranti no”. O, addirittura, qualche comoda via di mezzo come “migranti forse” “dipende”, ecc.” Con l’unico risultato di riprodurre in ogni caso ancora una volta, da angolazioni solo in apparenza divergenti, una narrazione, o farsesca messa in scena, ormai recidivamente complice, qualora non direttamente colpevole di ciò che sta accadendo.
Nello stesso tempo, come detto all’inizio, vorrei che contestualmente parlassimo del resto. Di ciò che avviene nella metà oscurata, più che scura, del nostro cervello. O magari dovrei dire anestetizzata, sedata, drogata, solo distratta o perfino ipnotizzata in modo subliminale, o semplicemente paraculo, se mi si lascia passare l’indubbia caduta di stile.
Per spiegarmi meglio nel modo che preferisco è come se le due parti siamesi del nostro intelletto siano personificate da due amici che in scena dialogano, o invano cercano di farlo, nel seguente modo.
“Sai”, fa la sezione emarginata nel nostro cranio, magari con voce impastata a causa di un subdolo narcotico o chissà cos’altro, “il Financial Times, definito il marchio mediatico più affidabile al mondo e la più importante testata economica europea, in questi giorni ha dichiarato che vede un futuro nero per l’Italia, che la luna di miele con i mercati è finita e che gli investitori non hanno gradito l’ultima manovra del governo.”
“Sì, però i migranti…” ribatte l’altra con tono squillante e arrogante, tipico di chi si sente forte nel sapere di esprimere ciò che pensano tutti.
“Ho capito”, replica la frazione di cervice alienata non a caso, “ma sapevi che il nostro Paese è tra i peggiori al mondo per la disoccupazione giovanile?”
“Sì, però i migranti…” ripete l’altro come un disco idiota, più che rotto. Magari lo fosse sul serio, perché in quel caso prima o poi si scasserebbe del tutto e la finirebbe con siffatta ottusa litania.
“Certo”, osserva con pazienza la quota di meninge messa quotidianamente ai margini, “ma proprio di recente l’Ocse ha tagliato le stime di crescita del PIL italiano sia per quest’anno che per il prossimo.”
“Sì, però i migranti…” insiste il pappagallo di se stesso, con tutto il rispetto per i meravigliosi pennuti.
“Inoltre”, non si arrende la percentuale di encefalo che mi restituisce se non altro un barlume di speranza sul futuro, “le imprese, ovvero coloro che in teoria dovrebbero garantire lavoro e prospettive alla maggior parte di noi, sono in piena crisi, a livelli superiori perfino al 2019.”
“Sì, però i migranti…” continua l’altra voce, quella che strilla di più, oggigiorno, che aggredisce e violenta orecchie e occhi, la pancia e l’immaginazione dei molti, troppi, là fuori.
Mentre nel frattempo, dalla parte opposta, isolata e segregata come un nemico, alla stregua di un essere umano che desidera solo sopravvivere, va in scena la realtà…
Fonte: Storie e Notizie N. 2178
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