
Quando apre un emporio solidale solitamente ci sono alcuni che non riescono neanche a immaginare cosa sia, altri che pensano soltanto a quanto sia aumentata la povertà. In entrambi i casi scompare la vera ricchezza di certe esperienze, fatta di potenzialità creativa, speranza come forza di trasformazione sociale e capacità di ricomporre le relazioni nel territorio, come nel caso dell’emporio aperto nei giorni scorsi a Marigliano, alle porte di Napoli, grazie a una rete sociale che lega una realtà come Yabasta, gli scout e un gruppo di suore francescane.
L’idea, come annunciato qualche settimana fa (I legami sociali sugli scaffali), era in cantiere da più di un anno: dedicare uno spazio a un piccolo market che sostituisca in parte la pratica della consegna dei pacchi con i generi alimentari (gratuiti) di primi necessità. Quella consegna, spiegano i promotori dell’emporio, si è rivelata troppo distaccata dalle reali esigenze delle persone, tra cui quella di ricevere tempo, confrontarsi, trovare accoglienza ma anche quella di potersi mettere o rimettere in gioco. All’emporio infatti è possibile incontrare persone, portare i bambini, prendere un caffè e tra qualche settimana anche farsi una bella pizza. È possibile anche proporsi per fare volontariato, trovare supporto legale e psicologico, essere indirizzati ai servizi sociali, anche partecipare ad eventi come il cine-popcorn, le serate di musica e danze popolari e dal mondo.
L’accesso all’emporio non segue i criteri del modello ISEE ma viene personalizzato con una tessera in base a differenti fattori (numero di componenti del nucleo familiare, presenza di persone vulnerabili, presenza di redditi non certificabili….) che emergono nel colloquio iniziale e mediante la somministrazione di un questionario, ma soprattutto costruendo rapporti di fiducia e reciprocità.
Accanto agli scaffali con i prodotti, sulla parete in alto, appare un bizzarro cartello che elenca “I 7 Principi zapatisti”, a cominciare da Servire e non servirsi.
Cuando se abre un emporio solidario, suele haber quien ni se imagina lo que es, otros que sólo piensan en cómo ha aumentado la pobreza. En ambos casos, desaparece la verdadera riqueza de ciertas experiencias, hechas de potencial creativo, de esperanza como fuerza de transformación social y de capacidad para recomponer las relaciones en el territorio, como es el caso del emporio abierto hace unos días en Marigliano, a las afueras de Nápoles, gracias a una red social que une una realidad como Yabasta, los scouts y un grupo de monjas franciscanas.
La idea, tal y como se anunció hace unas semanas (Lazos sociales en las estanterías), llevaba gestándose más de un año: dedicar un espacio a un pequeño mercado que sustituyera en parte la práctica del reparto de paquetes por alimentos (gratuitos) de primera necesidad. Esa entrega, explican los promotores del emporio, ha demostrado estar demasiado alejada de las necesidades reales de la gente, entre ellas la de recibir tiempo, confrontación y acogida, pero también la de poder volver a ponerse en juego a sí mismos o a los demás. En el emporio, en efecto, es posible encontrarse con la gente, llevar a los niños, tomar un café y, dentro de unas semanas, incluso comer una buena pizza. También es posible ser voluntario, encontrar apoyo jurídico y psicológico, ser derivado a los servicios sociales, incluso participar en eventos como el cine-popcorn, las veladas de música folk y del mundo y de danza.
El acceso al emporio no sigue los criterios del modelo ISEE, sino que se personaliza con una tarjeta en función de distintos factores (número de miembros del hogar, presencia de personas vulnerables, presencia de ingresos no certificables….) que surgen en la entrevista inicial y mediante la administración de un cuestionario, pero sobre todo construyendo relaciones de confianza y reciprocidad.
Junto a los estantes con los productos, en la pared superior, hay un extraño cartel que enumera ‘Los 7 principios zapatistas’, empezando por Servir y no servirse.
[Traduzione in spagnolo di Luis Herrero]
Fantastica idea. Complimenti e tanti auguri per il suo buon funziona e soprattutto per una sua diffusione.