Il nuovo quadro istituzionale, per alcuni aspetti, non è una vera novità, avendo le forze vincitrici governato tanto quanto i concorrenti, ma la destra postfascista come primo partito è, ineluttabilmente, un segno dei tempi. Infatti, in Italia come altrove – dall’Ungheria di Orban, alla Francia di Le Pen, passando per tutto il blocco di Visegrad, dall’AFD in Germania fino alla recente svolta a destra della Svezia – il risentimento delle masse popolari che hanno votato è sfociato nel sostegno acritico verso i partiti conservatori. Il rischio è, che oltre a scomparire vecchie figure del privilegio che fungevano da garanti, la partita si giochi, ancora una volta, sul terreno dei diritti civili e sociali

Si è appena conclusa una tornata elettorale che ha consegnato le redini del Paese alle destre. È stata una campagna invadente e scadente, incentrata sulla demonizzazione dell’avversario e giocata sul recupero degli scheletri negli armadi. Tanto volgare e qualunquista da far parlare di pornografia elettorale.
Dopo due anni di terrorismo mediatico incentrato sul Covid, e di recente sulla guerra, l’estate degli italiani è stata turbata dalla competizione fra gli opposti schieramenti e dalle loro insulse proposte. Il risultato, in conformità dei sondaggi, trova un’opinione pubblica perbenista sbigottita.
Intendiamoci, il gioco elettorale avviene sempre all’interno delle istituzioni borghesi, ma evidentemente il cambio di leadership può destabilizzare i mercati e gli investitori. Venendo a rappresentare altri settori dell’establishment, il rischio è, che oltre a scomparire vecchie figure del privilegio che fungevano da garanti, la partita si giochi, ancora una volta, sul terreno dei diritti civili e sociali, vittime sacrificali del potere.
E sappiamo benissimo quanto le destre puntino sull’attacco al “diverso” (dai diritti delle donne ai migranti) per costruire il loro consenso.
Il nuovo quadro istituzionale non è una vera novità, avendo le forze vincitrici governato tanto quanto i concorrenti, ma la destra postfascista come primo partito è, ineluttabilmente, un segno dei tempi. Infatti, in Italia come altrove – dall’Ungheria di Orban, alla Francia di Le Pen, passando per tutto il blocco di Visegrad, dall’AFD in Germania fino alla recente svolta a destra della Svezia – il risentimento delle masse popolari è sfociato nel sostegno acritico verso i partiti conservatori.
Partiti che si alimentano creando steccati verso gli altri, tessendo all’uopo alleanze con organizzazioni razziste apertamente xenofobe o identitariste: noi e l’altro da combattere, pensiamo ai bianchi suprematisti americani di Trump, all’islamofobia, all’invenzione delle lobby gay.
Argomentazioni comuni anche a certa sinistra sovranista, i famosi rossobruni, contrassegnata da una visione miope e che non riesce ad analizzare le questioni internazionali epocali oltre i confini della propria nazione.
Così è accaduto che eventi di portata globale hanno avuto il loro impatto all’interno dei confini statali, ma le vie di uscita non sono state lungimiranti, frutto spesso di istanze temporanee e localistiche.
Dopo il crollo delle ideologie novecentesche, del muro e del blocco sovietico, che tuttavia aveva la funzione di deterrente, consentendo ai governi degli altri paesi di pensare ed attuare un’idea di stato sociale, il pensiero unico neoliberista, imperniato sulla supremazia della globalizzazione economica ha avuto il sopravvento.
Sono mancate risposte adeguate da parte delle classi dirigenti, anche cd. di sinistra, le quali in tutto e per tutto hanno ricalcato i modelli delle destre, sia in politica interna (taglio della spesa pubblica e del welfare) che estera (deregolamentazione e sudditanza ai mercati finanziari, imperialismo e guerre fondate sui supposti valori occidentali). Alla fine si è imposto il modello individualista, il famoso “There Is Not Alternative”, con l’individuo imprenditore di sé stesso, privo di ancore affidabili e colonizzato nell’immaginario.
In Italia, la cd. Seconda Repubblica aveva dato l’illusione di un cambiamento (sempre in chiave riformista), ma dopo cinquant’anni di governi democristiani, e malgrado la violenza di Tangentopoli, con cui è stato eliminato quel partito, i cui esponenti si sono riciclati a destra e manca, ma non i suoi elettori, la favola finto-progressista del centrosinistra si è palesata subito, confermando quanto l’Italia sia un paese profondamente conservatore, gestito da demagoghi e da sacche di privilegio.
Gli ultimi tre decenni sono stati caratterizzati da uno scontro, a volte infantile, per il potere, e quella che doveva essere l’alternativa, rappresentata dal partito erede del PCI si è rivelata nei fatti la miglior alleata delle politiche neoliberiste.
In sostanza, una alternanza di governo tra destre liberali e destre reazionarie, con un arretramento sulle questioni sociali ( il lavoro e la gestione dell’economia), civili (le libertà e i diritti) e politiche (pensiamo al ruolo residuale del Parlamento, alle tante, pessime leggi elettorali, ai governi del Presidente o dei nominati, alle ingerenze austeritarie dell’Europa tecnocratica).
All’italiano medio berlusconizzato (sul berlusconismo come fenomeno ed anomalia italiana si potrebbe aprire un capitolo a parte), ma non sempre garantito o figlio del privilegio, sono venute a mancare solide basi, prospettive o semplici risposte da dare ai propri discendenti. Generazioni, non più artefici del miracolo economico, figlie e nipoti di migranti, diventate a loro volta migranti economici, che mancanza di un orizzonte credibile, ma modellate su una società proprietaria, postedonistica e votata al consumo bulimico di contenuti vuoti, hanno deciso di appellarsi ad un’idea di rivalsa. Per non cadere nel disfattismo o nell’autoisolamento (i NEET, il non voto), o peggio in atti di autolesionismo, una larga parte di emarginati sociali, impoveriti materialmente e spiritualmente hanno trovato la loro rivincita nell’individuazione del nuovo nemico da battere (l’attacco giustizialista e la casta, l’invasione degli stranieri).
Ritornando all’esito del voto potremmo dire che i veri sconfitti sono i partiti che in questo quarto di secolo hanno svolto le veci del capitale globale.
C’è da vedere quale sarà il ruolo italiano nel consesso internazionale.
Le istituzioni finanziarie e l’Europa tecnocratica accetteranno il responso elettorale?
E le Borse, la Nato e gli interessi politico-militari degli USA?
Sono note le ingerenze nel secolo scorso degli americani e della CIA nel sostenere o dar vita a governi amici, fomentando disordini e appoggiando dittature, per portare avanti la loro supremazia economica (avvalendosi anche della collaborazione di servizi segreti deviati e di ambienti fascisti), ma se allora lo spettro era il pericolo comunista, la globalizzazione economica ha dimostrato nei fatti che, altro che comunismo, a sinistra non c’è vita.
I nuovi regionalismi e possibili future alleanze tra paesi sovrani possono essere delle incognite per la politica liberista occidentale.
Venendo meno i referenti tradizionali bisognerà capire quali saranno le nuove strategie, in primis degli U.S.A e di quel Joe Biden, che ha dato troppe volte segni di instabilità, e che rappresenta un pericolo per la pace mondiale tanto quanto la Russia o le mire espansionistiche della Cina.
Molto probabilmente l’Italia di destra non riuscirà a far valere gli interessi nazionalistici (quali?) e subirà i diktat capitalistici per non rischiare di perdere posizioni all’interno dell’economia di mercato.
E se qualcosa non funzionerà, si potrà sempre “ovviare” prendendosela con l’Europa come entità astratta, con i fannulloni nostrani, e gli attivisti climatici.
Insomma, Patria, Dio e Famiglia vanno sempre bene, e per quanto riguarda la Meloni e Salvini almeno sulla famiglia vale l’eccezione che conferma la regola.
Ancora una volta Giannini fa un’analisi attenta partendo dagli occhi del popolo. Il popolo non ha potere, non c’è possibilità di cambiare, ognuno pensi a crearsi un’isola felice per contro proprio. L’agorà sarà possibile solo in piccoli gruppi di sopravvissuti.
HO LA NETTA CERTEZZA CHE “MOLTI” NON SI SONO NEANCHE RESI CONTO DI QUELLO CHE E’ SUCCESSO…e neanche di quello che sta succedendo..perchè non è stato mosso un dito…e questo fa paura…
COME UNA MINORANZA DIVENTA MAGGIORANZA E STANNO TUTTI ZITTI
VOTANTI :63,91%; ASTENUTI 36% + bianche e nulle – VOTI OTTENUTI 43,79% : con IL REGALO del 16% alla CAMERA GLI ELETTI sono diventati il 59,75%, al SENATO con il REGALO del 13,5% gli ELETTI sono diventati il 57%. Così il POLO di Berlusconi pidduista e “mafioso” , Salvini secessionista e razzista e MELONI “fascista”che difende le sue ascendenze…hanno “VINTO”(?).
I “CAPI” hanno deciso chi “fare eleggere”; RAISETTE (RAI-MEDIASET + la 7TV) + giornali “padronali” hanno “TELE-GUIDATO”la campagna (propaganda) elettorale senza REALTA’ (crisi climatica-guerra- disuguaglianza povertà…), e UN REGALO del 16% e del 13,5% ha “trasformato” UNA MINORANZA in UNA “MAGGIORANZA”. Mentre tutta l’opposizione è MAGGIORANZA TRA I VOTANTI. E il PRIMO PARTITO è al 40% TRA NON-VOTANTI e schede bianche e nulle. QUESTA NON E’ DEMOCRAZIA. L’apparato politico-mediale ha de-rubricato NASCOSTO TUTTO. Ma chi TACE è COMPLICE di UNA TRUFFA che liquida di fatto l’essenza della COSTITUZIONE. Quindi, RIBELLARSI E’ GIUSTO. Gridarlo e scriverlo dappertutto è RESISTENZA.
Gaetano Stella- Lago di Chiusi- 05-10-22
-passaparola! – blog.gaetanostella.it