A Roma si sono incontrate più di settanta persone di tredici città diverse per il primo incontro nazionale del progetto Scuole Aperte Partecipate in Rete. Due giornate intense per conoscersi, mettere in comune esperienze e idee, rafforzare desideri, immaginare iniziative locali e un lungo cammino da fare insieme. Un patrimonio sociale immenso di cui scuole e territori hanno molto bisogno (qui una galleria fotografica della giornata di sabato)
Ogni luogo trasforma il modo di relazionarsi e, sopratutto, ostacola oppure favorisce l’attenzione. Ma non basta un luogo bello per sapersene servire. C’è bisogno di una piacevole compagnia, di un tempo dilatato, di solide motivazioni intorno a cui incontrarsi e ragionare insieme. Tutti ingredienti presenti in dosi massicce nel primo incontro nazionale del progetto Scuole Aperte Partecipate in Rete, un seminario ospitato il 10 e 11 settembre dalla Casa dell’architettura, nel monumentale edificio nato a fine Ottocento per essere l’acquario romano, all’Esquilino, e nel suo accogliente giardino.
Nel quartiere multietnico in cui ha preso forma una delle prime esperienze di scuole aperte, si sono incontrate più di settanta persone delle delegazioni di scuole ed enti di tredici città (Catania, Gioiosa Ionica, Cosenza, Rossano Corigliano, Brindisi, Andria, Benevento, Roma, Livorno, Torino, Collegno, Milano, Bergamo, ma il progetto* – di cui il Mo.Vi è capofila – include anche Palermo e Cerignola) e dei partner nazionali (università, media). Due giornate ben riuscite per conoscersi, mettere in comune esperienze e idee, rafforzare desideri, immaginare iniziative nei territori e un cammino comune.
Avevano molto da raccontare quelli di Acmos: due anni di Scuola di quartiere (nelle estati dalla pandemia), sperimentata a Torino, restano un punto di riferimento per tanti e tante
Nella foto, uno dei gruppi di lavoro proposti sabato 11. Tutti in cerchio per guardarsi negli occhi senza gerarchie o divisioni. In cerchio per consentire a ognuno di occupare un posto particolare, unico e fondamentale. Ma un buon cerchio non ha bisogno di molte parole, lo si vive
Per favorire lo scambio e la partecipazione, sono stati proposti alcuni momenti che rompono con i modi tradizionali e spesso astratti di vivere i seminari: dalla presentazione delle realtà territoriali con un’immagine o un oggetto in grado di raccontare la scuola e il quartiere (disegni di coperte fatto a mano, fili di aquiloni, fotografie di gradoni colorati… hanno intrecciato storie di riscatto, esperienze di collaborazione, iniziative di cura del territorio) fino alla chiusura senza sintesi e conclusioni affidate a pochi, passando per i pranzi con buffet multietnico dell’Associazione Genitori Di Donato e le numerose chiacchierate informali sotto lecci e palme.
Niente male il disegno preparato dalla cooperativa Legami di comunità di Brindisi per raccontare il loro territorio, il quartiere Sant’Elia (per saperne di più date un’occhiata a questo video)
La prima giornata è stata costruita intorno a tre incontri in plenaria. Il primo: la ricerca promossa da Centro di ricerca ARC dell’Università Cattolica di Milano sulle scuole pilota Di Donato di Roma e Cadorna di Milano, con la proposta di un modello generativo da replicare, adattandolo ai territori, nelle altre città del progetto. Il secondo: la presentazione di Territori Educativi, spazio web dedicato al racconto del progetto e, più in generale, alla relazione tra scuola e territorio. Il terzo: la tavola rotonda tra le reti di scuole aperte già esistenti di Roma, Milano e Bergamo.
La seconda giornata ha proposto invece quattro gruppi di lavoro (“Animazione territoriale delle scuole di quartiere”, con la divisione tra istituti comprensivi e scuole superiori, “La comunicazione dei territori”, “Come aprire la scuola il pomeriggio”). La mattinata si è conclusa con l’intervento di Loredana Poli, assessora alla scuola del Comune di Bergamo che ha costruito una politica estesa a tutta la città intorno alla scuola aperta e partecipata (leggi anche Una città di scuole aperte) e con la presentazione dell’esperienza di Voicebookradio.com, nata all’interno di una scuola aperta.
Nell’acquario romano che ha ospitato il seminario delle scuole aperte, naturalmente, c’era da rispettare il distanziamento fisico, ma la vicinanza e la risonanza tra i partecipanti sono state enormi
L’incontro è terminato: i partecipanti tornano nei territori, lì dove è possibile davvero vivere cambiamenti in profondità
I prossimi mesi cercheranno di far crescere i tanti semi gettati nei mesi precedenti e nella due giorni romana tra attività di scambio e formazione (a cominciare dal gruppo degli Animatori e da quello dei Comunicatori), presentazioni del progetto a livello locale, interlocuzioni con altre realtà territoriali e istituzioni nazionali interessate a camminare sulla strada delle scuole aperte. Ma, naturalmente, saranno proposte soprattutto iniziative con bambini e bambine, ragazzi e ragazze.
C’è da accompagnare i processi di educazione diffusa e scuola sconfinata, c’è da moltiplicare i modi con i quali i territori possono prendersi cura di bambini e ragazzi, c’è da costruire un dialogo nuovo, fecondo e continuo tra scuola e territorio. Zaino in spalla, un lungo viaggio è appena cominciato.
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*”Scuole Aperte Partecipate in rete” è un progetto selezionato dall’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile