I patti territoriali in Francia sono un’occasione per aprire luoghi collettivi di espressione creativa e di appropriazione dello spazio pubblico. Luoghi come il Terrain d’aventure di Nantes, nato da un’idea di Cemea, in cui germoglia ogni giorno una “pedagogia del rischio”, l’idea che tutti, a cominciare da bambine e bambini, sanno valutare le proprie capacità e, se ne hanno l’occasione, sperimentarsi nella gestione dei propri desideri: si tratta di usare attrezzi (seghe, pinze, martelli, cacciaviti, materiali di recupero…), sollevare pesi, cucinare, accendere un fuoco, progettando secondo bisogni e sogni, con risultati spesso spettacolari
Questo articolo fa parte dell’inchiesta
Fammi giocare. La città e il gioco
Questo racconto fotografico è dedicato a un Terrain d’aventure (Tda) di Nantes nato da un’idea di Cemea, un’esperienza legata alla “pedagogia del rischio“: l’idea che tutti, bambine e bambini compresi, sanno valutare le proprie capacità e, se ne hanno l’occasione, sperimentarsi nella gestione dei propri desideri, usando attrezzi (per lo più seghe, pinze, martelli, cacciaviti… oltre a materiali di recupero), sollevando pesi, progettando secondo bisogni e sogni. Togliere la manualità ai bambini, come noto, li impoverisce, li priva dell’orgoglio di “essere stato io”, dell’emozione di aver piantato un chiodo, bruciato un legno, trascinato una palanca… (e così li trasforma in consumatori, magari di videogiochi di simulazione come Sim City): spazi di outdoor education, di autonomia, di creatività e di relazione come i Tda – noti nel nord Europa anche come Adventure playground – fanno dell’avventura del mettersi in gioco la loro bussola.
Il Tda, spiegano quelli del Cemea nel loro sito, è dunque uno spazio collettivo di espressione creativa e di appropriazione dello spazio pubblico, che nasce da un patto territoriale. Attraverso le attività di costruzione di capanne, giochi e giardini i bambini sviluppano nozioni di rispetto per l’ambiente, socializzazione, solidarietà e autonomia. Ma al Tda è anche permesso non fare nulla: “Nell’era dell’eccessivo attivismo, in una società nella quale la produzione ha la precedenza su tutto, sottolineiamo che la priorità non è il risultato ma il processo…”.