Il progetto “Bimbisvegli” di Giampiero Monaca corrisponde in larga misura alla prospettiva di un’“educazione diffusa” come prospettiva di evoluzione della formazione di bambini/e e ragazzi/e che accresca un apprendimento stabile, appassionato e in situ (lrggi Manifesto dell’educazione diffusa).
Tra i difetti fondamentali dell’organizzazione scolastica dell’apprendimento, come notato già molto tempo fa da acuti osservatori (da Maria Montessori a Mario Lodi a Don Lorenzo Milani a Alexander Neill, ecc.), nella scuola manca l’esperienza intesa come sperimentazione attiva e partecipativa ad attività capaci di mobilitare la mente, il corpo e le emozioni in senso positivo e costruttivo. Apprendere dall’esperienza non è semplicemente fare qualcosa o risolvere problemi reali, ma sentirsi partecipi con il corpo e con la mente a qualcosa che appassiona.
Le attività del progetto Bimbisvegli hanno questo potere e, come ben dimostrato anche dalla ricerca neuro-psicologica (Markova, Ford, 2011; Osterloh, Frey, 2000), questo facilita e consolida l’apprendimento. Il fatto poi di uscire dalla scuola e incontrare la natura, elemento essenziale di transazione problematica e di stimolazione estetica nella crescita di tutti noi, facilita enormemente il piacere di fare, di collaborare, di creare e di osservare, tutte competenze che realizzano apprendimenti stabili. La natura è un forziere di occasioni di imparare, come lo è, a diverso titolo, l’ambiente cittadino con le sue svariate risorse e venirne in contatto, sviluppare percorsi di osservazione ma anche di contribuzione creativa o anche solo usarlo come teatro per ricostruire concretamente situazioni storiche, scenari teatrali o tragitti avventurosi, incrementa enormemente l’apprendimento integrale, non scisso come avviene per le pratiche principalmente cognitive e astratte del lavoro scolastico.
Nella proposta di Bimbisvegli viene incoraggiata la partecipazione attiva dei discenti, elemento motivazionale fondamentale, nelle decisioni, nelle proposte, nelle elaborazioni dell’esperienza vissuta. Il coinvolgimento corporeo ha poi straordinarie ricadute sul piano della complessiva salute psico-fisica dei bambini e delle bambine.
Uscire all’aria aperta, scoprire il mondo reale, interagirvi, viverlo come l’autentico spazio di coltura dei propri percorsi di apprendimento creativo è un gigantesco balzo in avanti di un’educazione troppo spesso confinata nello spazio normativo delle aule, alle prese con contenuti segmentati e poco motivanti, nell’inibizione pressoché totale della componente corporea e di quella emozionale.
Il progetto Bimbisvegli è un esempio eccellente di educazione diffusa, da intendersi come superamento della didattica tradizionale scissa e astratta verso una educazione esperienziale da realizzare a contatto con la realtà, con le sue infinite componenti vitali e immettendovi l’intensità di una continua ricerca, osservazione, sperimentazione e rielaborazione. Un esempio che dovrebbe assolutamente fare da battistrada a tutti/e coloro che intendono non sprecare il tempo dei bambini e delle bambine, delle ragazze e dei ragazzi in un internamento coatto in ambienti artificiosi e intorno ad attività simulacrali ma, al contrario, renderlo ricco, denso, coinvolgente e appagante, realizzando in tal modo un tasso di apprendimento che nessun internamento scolastico potrà mai anche solo lontanamente vagheggiare.
* Docente di Filosofia dell’educazione presso l’Università di Milano-Bicocca, ha insegnato Filosofia immaginale e didattica artistica all’Accademia di Brera e si occupa dei rapporti tra immaginario, filosofia e educazione. Tra le sue pubblicazioni: Miti d’oggi nell’educazione. E opportune contromisure (Franco Angeli); Cattivi maestri. La controeducazione di René Schérer, Raoul Vaneigem e Hakim Bey (Castelvecchi), La città educante (Asterios).
Nell’Archivio di Comune i suoi numerosi articoli sono leggibili qui