Il linguaggio audiovisivo, oggi così importante per bambini e ragazzi, con la sua ricca grammatica – fatta di inquadrature, campi e controcampi, dialoghi e regole narrative – può dimostrarsi un terreno fecondo per cominciare ad affrontare il tema della gestione dei conflitti. Appunti di un percorso sperimentato nella periferia di Roma

Scegliere con bambini e ragazzi di avvicinarsi al linguaggio audiovisivo, non facendo un cortometraggio ma alcuni laboratori, e farlo affrontando il tema della pace come gestione dei conflitti era una sfida complessa: la curiosità dei bambini e dei ragazzi e il loro graduale e intenso coinvolgimento hanno reso quella sfida ricca di senso.
Il progetto “Dal litigio nasce la pace” – promosso dall’Associazione culturale Persone comuni, editore del quotidiano web Comune, con la collaborazione dell’associazione Spin-off -, è stato proposto in due classi dell’istituto comprensivo Gandhi di Roma, tra i quartieri di periferia San Basilio e Casal Monastero. Attraverso una serie di giochi ed esercitazioni, ha cercato di fornire un approccio elementare al linguaggio audiovisivo (appunti di storia del cinema, le componenti della telecamera, l’utilizzo del ciak, i compiti dei diversi protagonisti di una videoregistrazione, la sceneggiatura, le fasi di un prodotto audiovisivo…). Il percorso formativo ha avuto, in particolare, il gioco e la discussione facilitata come strumenti educativi per riconoscere le caratteristiche del linguaggio per immagini e per sperimentare al tempo stesso capacità di gestione dei conflitti. Tutti i laboratori hanno infatti avuto come denominatore comune di essere orientati a trattare argomenti con cui mettere in discussione la paura della fatica dei conflitti. Lavorando sul conflitto, i ragazzi hanno potuto cominciare a riflettere sulle modalità di affrontare il rapporto con l’altro per maturare competenze di relazione, di empatia (quale capacità di tener conto dei sentimenti e delle ragioni altrui) e di comprensione dei bisogni propri e altrui.
“Dal litigio nasce la pace” è partito dalla convinzione che la pace si può costruire se impariamo a gestire i conflitti, se anziché evitarli o demonizzarli ne cerchiamo insieme una soluzione non violenta. Del resto, Maria Montessori, Gianni Rodari, Celestin Freinet, Danilo Dolci e Don Lorenzo Milani sono alcuni tra i tanti nomi che si possono ricordare per dimostrare quanto nel pensiero educativo ci sia sempre stata questa vocazione nonviolenta, di cui la scuola e la società hanno oggi sempre più bisogno.
Come dimostra anche l’esperienza del Centro psicopedagogico per la gestione dei conflitti è tempo di respingere l’assioma “conflitto uguale guerra e violenza”, favorito anche dalla lingua italiana, in cui le due parole, conflitto e guerra, tendono spesso a sovrapporsi creando una continuità percettiva che spesso impedisce di creare una vera competenza relazionale che includa la gestione del conflitto.
Il linguaggio audiovisivo, oggi così importante per bambini e ragazzi, con la sua ricca grammatica da conoscere – fatta di inquadrature, campi e controcampi, dialoghi e regole narrative – si è dimostrato adatto ad affrontare il tema dei conflitti.
Durante gli incontri settimanali di due ore sono stati proposti diversi laboratori. I principali sono stati: le ricerche e le videointerviste dedicate a storie di uomini, donne e movimenti di pace (a cominciare da quelli nati intorno a Gandhi, Nelson Mandela e Rosa Parks, a proposito di storia della pace leggi anche Una controstoria del Novecento); i videogiornali con cui raccontare e discutere notizie di violenza e conflitto; l’esercizio in piccoli gruppi “Quella volta che abbiamo litigato….”, per inventare storie di conflitti tra ragazzi; “Il gioco del chi” con cui scoprire le appartenenze mutevoli che ognuno di noi condivide con gli altri; l’incontro con lo scrittore Daniele Aristarco, autore di Io dico no! Storie di eroica disobbedienza (Einaudi Ragazzi).
Con i bambini della quarta elementare, l’invenzione di una storia e la sua registrazione sono state un vero esercizio collettivo. Si è scelto di raccontare una storia che avesse come protagonisti dei bambini e che fosse scritta dai bambini: storie e narrazioni aiutano infatti a entrare con maggiore consapevolezza nel cuore di questioni grandi e complesse, legandole alla vita di ogni giorno. I diversi finali alternativi della storia pensati dai bambini hanno consentito di approfondire in modo splendido il tema del come decidere in presenza di un conflitto, arrivando anche a immaginare la scelta più difficile e bella, quella del consenso, che soddisfa l’intero gruppo: il consenso, nel pensiero della nonviolenza, si differenzia non solo dal voto o da un intervento coercitivo ma anche dall’unanimità, perché la decisione finale di solito non coincide con la prima preferenza di ciascun individuo del gruppo, è una decisione per la quale tutti sono disposti, a livelli diversi, a cooperare.
Con i ragazzi della prima media, invece, è stato privilegiato lo strumento del videogiornale con il quale raccontare e discutere notizie di violenza e conflitto.
I laboratori hanno mirato a un processo di apprendimento che non ha inciso solamente sulle abilità di base per avvicinarsi all’uso di una telecamera. Attraverso la responsabilizzare di tutti gli alunni, si è puntato a creare gradualmente una partecipazione spontanea anche da parte di bambini e ragazzi non facili da coinvolgere. La didattica laboratoriale ha previsto soprattutto il lavoro in piccoli gruppi e un tempo per la riflessione individuale e collettiva, il tempo necessario e utile a favorire la sedimentazione del percorso. I laboratori sono stati pensati e vissuti come luoghi di costruzione del sapere e, insieme, come luoghi di approccio cooperativo: nei piccoli inevitabili conflitti, bambini e ragazzi hanno cominciato a scoprire prima di tutto il senso del limite, l’errore come possibile momento evolutivo e creativo, la ricchezza e la gioia di imparare facendo insieme.
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“Dal litigio nasce la pace” è stato un lavoro collettivo che ha coinvolto nel 2019 esperti di linguaggio audiovisivo, registi, giornalisti professionisti in tutte le diversi fasi (progettazione, coordinamento, realizzazione, conclusione) in una scuola della periferia di Roma. Per ulteriori informazioni: