di Linda Maggiori
Finalmente dal 1° gennaio 2018 potremo dire addio ai sacchetti trasparenti di plastica usa e getta anche nei reparti di frutta e verdura dei supermercati, nelle pescherie, macellerie e gastronomia. Dovranno essere biodegradabili e compostabili secondo la norma UNI EN 13432 e con un contenuto di materia prima rinnovabile di almeno il 40 per cento (che diventerà del 50 per cento dal 2020 e del 60 per cento dal 2021). E in più saranno a pagamento. Non basta, dal 2019 saranno vietati in Italia i cotton fioc non biodegrabili, e dal 2020 stop anche ai cosmetici contenenti microplastiche.
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In Francia, ancora meglio, dal 2020 si vieteranno anche le stoviglie monouso in plastica. Ottime notizie per l’ambiente, devastato dalla plastica (in media 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni anno nei mari di tutto il mondo, i polimeri microscopici vengono ingurgitati dai pesci e finiscono nella catena alimentare).
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Alcuni aspetti del divieto agli shopper di nylon sono però poco chiari: il ministro Galletti spiega che dal 1 gennaio non saranno permessi nemmeno i sacchetti riusabili per il contatto diretto con alimenti, per motivi igienici. Chi come me era abituato a fare spesa al mercato diretto dei contadini, portandosi da casa shopper usati e riusabili, dovrà essere riempito di sacchetti compostabili usa e getta a pagamento? Dal 2010 l’associazione Comuni Virtuosi avevano promosso l’iniziativa “Mettila in rete” che proponeva alla grande distribuzione di affiancare ai normali sacchetti per l’ortofrutta anche delle borse riutilizzabili in rete (cosa già praticata in altri paesi europei come nelle Fiandre).
Quindi ben vengano tutte le azioni tese a ridurre i rifiuti in plastica e altri materiali, ma in un’ottica di riuso. Occorre un impegno da più parti: da parte delle aziende, per progettare i prodotti senza imballaggi, oppure con imballaggi riusabili o facilmente riciclabili; da parte delle amministrazioni occorre incentivare il compostaggio domestico o di comunità, le ecofeste con stovigli riusabili, i negozi che vendono sfuso, i bar che fanno vuoto a rendere; da parte delle famiglie privilegiando acqua di rubinetto, pannolini lavabili, alimenti sfusi, bevande alla spina, autoproduzione… (strategie spiegate nel mio libro Impatto Zero, Vademecum per famiglie rifiuti zero). Ma come fare con gli shopper? Evitiamo i supermercati e rechiamoci nei mercatini diretti o dai nostri produttori di fiducia; se proprio non ci sarà permesso imbustare frutta e verdura con sacchetti portati da casa, potremo sempre chiedere di mettere frutta e verdura in una cassetta riusabile, da ridare vuota al produttore la volta successiva. Alimenteremo il commercio locale, a km zero, risparmieremo e ridurremo i rifiuti!
Adam dice
Finalmente??? Si andava benissimo anche quando erano gratuiti. Ennesima tassa subdola che fa gonfiare le casse di Novamont e della sua amministratrice delegata Catia Bastioli renziana.
Francesca dice
Ma si sono resi conto di che danno economico-ambientale hanno creato con la trovata del
bio-sacchetto!? Di sicuro la grande distribuzione ( che gia lo fa ) aumenterà la vendita
di “preconfezionati” e probabilmente saranno del tipo ad “atmosfera modificata”. Il
risultato finale sarà un incremento significativo di materiali plastici classici tipo
vaschette in polistirolo e pellicole termo-sigillanti. I prodotti una volta aperti non
avranno più la protezione dell’atmosfera modificata e saranno in quantità spesso
maggiore rispetto alle necessità dei consumatori più “parsimoniosi” con conseguente
aumento del rifiuto-organico e dello “Spreco Alimentare”. Il bio-sacchetto poi, dovendo
essere “prezzato” sarà sicuramente danneggiato irrimediabilmente all’atto della sua
“apertura”, quindi non riutilizzabile (la Legge fa esplicito divieto di riutilizzo) e
diventerà solo un rifiuto da smaltire. L’incidenza del costo de sacchetto sarà poi a
tutto SVANTAGGIO delle piccole quantità, una vera “Tassa sui Poveri” perchè a farne
le spese saranno i “piccoli consumatori”: pensionati e persone con poche risorse.
Novelli Nibor Dooh, togliere ai poveri per dare ai ricchi!!!
Daniela Di Bartolo dice
Grazie per questa pubblicazione! ?
Una decina di anni fa lessi un forbito dossier contenuto all’interno di una rivista dei V.A.S. (verdi, ambiente e società)… rimasi scioccata e soprattutto capii che contro l’industria (parlo in special modo degli imballaggi che per costare sempre meno sono sempre meno riciclabili) e gli interessi poco si può fare. La Strada che da allora ho continuato a perseguire è stata quella del “Non acquisto” .. non perchè io ami privarmi… ma perchè la maggioranza dei prodotti sono (ben inteso: per me!) inutili. Non necessari. Fate la scelta del futuro: acquisto, di prodotti necessari, da artigiani e contadini consapevoli (!) … se potete autoproducete. Una gioia e fatica che sarebbe peccato non aver provato in vita. Buon cammino a tutte/i ?⚘?
paola c dice
I supermercati devono chiudere per lo spreco alimentare che quotidianamente fanno. Ma non si vergognano a mettere nel bidone dell’immodizia prodotti ancora commestibili o vicino alla scadenza fingendo di non sapere che c’è una legge che vieta questo la legge antispreco.
Patrizia dice
Una soluzione che non accontenta nessuno. Se davvero avessero a cuore l’ambiente avrebbero ridotto gli imballaggi di plastica, molto più invasivi dei sacchetti. Ed è ASSURDO che non si possano portare da casa sacchetti lavabile e riutilizzabili che già usano all’estero!!!
Chi credono di prendere in giro??? Tutta una manovra per fare guadagnare gli amici degli amici.
Io farò il giro dei supermercati con i miei bei sacchetti riutilizzabili, in barba a loro.
E poi mi rivolgerò sicuramente ai mercati, coltivatori diretti, ecc.
Ma non pagherò nulla, mi sono rotta veramente che quei deficienti al governo si inventino ogni giorno nuovi sistemi per derubarci. Non è così che si istilla nelle persone la coscienza ambientale.
Fiorella Palomba dice
La riduzione degli imballaggi di qualsivoglia natura è la strada maestra, ma evidentemente confligge con grandi interessi.
Aggiungo una domanda che può apparire ingenua: per frutta e verdura perché non utilizzare sacchetti di carta come nei mercati rionali ?
Giulia Butturini dice
Da anni, ormai, vado a fare la spesa nel mercatino biologico rionale, portandomi dietro la mia cassetta, riempiendola di frutta e verdura in allegra confusione e intavolando divertenti discussioni con i sostenitori del guanto di plastica (che mi rifiuto di utilizzare).
Quindi, ben venga questo provvedimento (anche se lo hanno fatto male), ben venga soprattutto se spingerà una parte dei consumatori ad interrogarsi sul destino dei rifiuti che produciamo e a spostarli, anche solo in parte, verso acquisti più sostenibili.
Una domanda per l’autrice: si può acquistare il suo libro in versione eBook? Anche la carta ormai è un problema e la mia casa è piena di libri accumulati nel corso di una vita. Anche qui occorre una riconversione….