Secondo Raúl Zibechi, scrittore e giornalista, autore di numerosi libri e articoli sui movimenti sociali, solo a posteriori è possibile ricostruire la coerenza dei percorsi vissuti dai movimenti, percorsi che oltrepassano quasi sempre le intenzioni iniziali. Eppure, ci sono momenti e luoghi nei quali gli itinerari e le agende «nascoste» di piccoli gruppi, reti sociali, movimenti, singoli cittadini più o meno organizzati emergono in modo limpido, anche se caotico. Proviamo a mettere in fila, ad esempio, alcune iniziative di sabato 2 giugno a Roma: non è un puzzle completo ma le immagini che si delineano sono sorprendenti e incoraggianti.
Delle proteste contro la parata militare per la festa della Repubblica, a pochi giorni dal terremoto in Emilia e con una crisi che precipita ogni giorno di più sulle persone, ne abbiamo avuto notizia abbondantemente, prima con i social network e subito dopo con i «grandi» media, attraverso i quali governo e presidente della Repubblica hanno diffuso imbarazzanti dichiarazioni di «sobrietà». Più interessante ci sembrano alcuni appuntamenti di sabato pomeriggio e sera, che si alternano come in una sorta di social tour ribelle. Che comincia dalle 13 di sabato presso uno dei simboli dei cambiamenti sociali in corso (sempre meno sotto traccia), il teatro Valle occupato. Sabato 2 ma anche domenica 3 va infatti in scena «Agorà Transeuropa», un confronto culturale e politico ampio (con quaranta ospiti internazionali), attorno a tre temi principali: «le nuove forme di mobilitazione e partecipazione dal basso; le sfide poste dalla crisi e la ricerca di alternative alle misure di austerità e la salvaguardia dei beni comuni; le molteplici sfaccettature di una società cosmopolita basata sui diritti individuali e collettivi». Non solo dibattiti, ma anche video, installazioni, performances e poster per raccontare il complesso rapporto tra forme di protesta e comunicazione. In questo link è leggibile il ricco programma, di cui ci piace segnalare tre cose: l’intervista (sabato ore 17) con Franco Berardi Bifo (filosofo e scrittore), la camminata nel centro di Roma organizzata domenica mattina (si parte alle 10) dal Collettivo Stalker, il pranzo in strada di domenica.
Sabato è anche la giornata della manifestazione nazionale «La Repubblica siamo noi», in difesa dei referendum sull’acqua. Protesta che a Roma cade nei giorni in cui Alemanno cerca di far approvare la privatizzazione di Acea. L’appuntamento è alle 15 in piazza della Repubblica. Subito dopo si potrebbe passare all’ex mattatoio di Testaccio, dove dalle 18 l’associazione Pizzicarms insieme alla Rete Disarmo e al consorzio Città dell’altra economia organizza «La festa della Repubblica pacifista», con tavola rotonda e concerti. Durante la serata sarà promossa una raccolta fondi in favore delle popolazioni terremotate. Insomma, un bel modo anche per prepararsi al Forum nazionale per la pace in programma sempre a Roma la settimana successiva.
Da Testaccio a Trastavere: l’ultima tappa di questo social tour potrebbe essere «Trast invaders», l’invasione delle strade, dei vicoli, delle piazze del centro, organizzata contro la crisi. «Il 2 giugno bisogna invadere la metropoli – si legge nell’«evento» pubblicato su facebook da un gruppo che si richiama al movimento degli indignados spagnoli – per ribaltare la crisi: dalle piazze colpite dai divieti fino al pub dove impera il lavoro nero, dalla casa disabitata fino alla spiaggia privatizzata. Riprendere parola sulle nostre vite per non morire di tagli e precarietà».
Appuntamenti diversi e tutti importanti. Non solo perché concentrati in poche ore e perché in grado di coinvolgere un buon numero di persone differenti. Ci sembrano importanti, dal nostro punto di vista, per queste quattro caratteristiche. Si tratta prima di tutto di iniziative non prive di limiti (indipendenti da qualsiasi campagna elettorale), con le quali migliaia di cittadini e cittadine sentono di non poter più delegare ad altri le proprie capacità e responsabilità nella trasformazione sociale. Sono contemporaneamente un tenativo, a volte in modo più adeguato altre meno, di preparare, sperimentare e anticipare il cambiamento sociale qui e ora. E sono anche iniziative che nei modi e nei temi, a differenza del passato, parlano e alludono alla vita quotidiana (l’acqua, il pranzare insieme, l’occupazione delle strade…). Sono, infine, iniziative che riservano molta importanza al coinvolgimento completo delle persone (con i loro corpi), ai luoghi che le ospitano e perfino alla date scelte: la cura di alcuni particolari sembra utile al rinnovamento degli immaginari.
Forse ha ragione Gustavo Esteva, è in corso ovunque un’insurrezione, «una sfida al regime politico dominante», che appare sotto la forma di una ribellione lenta, «dispersa, senza articolazione né organizzazione», dalla quale è difficile difendersi. E forse proprio per questo è piuttosto profonda. Il 2 giugno romano sembra, almeno per qualche ora, confermarlo.
Città invisibile è un piccolo collettivo attento ai temi sociali e della decrescita, nato all’interno dell’omonima libreria (info [at] editoriadellapace [dot] org) dell’ex mattatoio di Testaccio.
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