
L’odiosa vicenda dei centri albanesi di Shengijn e Gjadër ha dunque registrato un’ennesima forzatura con il decreto legge sui “paesi sicuri”, includendo anche Egitto e Bangladesh (gli altri paesi considerati sicuri dall’Italia sono: Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia). “La decisione di Giorgia Meloni di scrivere una nuova legge – osserva Annalisa Camilli su Frontiere – e di andare avanti con i trasferimenti forzati in Albania, nonostante il parere negativo dei tribunali, ricorda la vicenda del premier conservatore britannico Rishi Sunak, quando la corte suprema del paese bocciò l’accordo di Londra con Kigali, per esternalizzare in Ruanda le richieste di asilo. Anche in quel caso Sunak provò a scrivere un’altra legge per aggirare la sentenza della corte”.
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Intanto l’Ufficio statistico dell’Unione europea ha diffuso gli ultimi dati sulle richieste d’asilo: nel luglio 2024 sono stati soltanto 74.695 i richiedenti asilo di prima istanza (cittadini non Ue) a presentare domanda di protezione internazionale nei Paesi europei, con un calo del 7,5 per cento rispetto al luglio 2023. I siriani restano il gruppo più numeroso di persone in cerca di asilo (12.295 richiedenti), seguono gli afghani (6.030).
Per altro, l’Italia, malgrado tanti non smettano di gridare all’invasione, non è il primo paese per numero di richieste: il maggior numero (18.505) spetta alla Germania (che proprio in questi giorni, con il pretesto di contrastare l’ideologia estremista islamica, ha approvato un pacchetto sicurezza con misure più restrittive in materia di asilo), l’Italia (13.235) ha un totale di poco superiore a quello di Spagna e Francia.
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