“La città fragile. Come restituire dignità alla città e ai suoi cittadini”, di Paolo Moscogiuri, è un e-book interessante (il libro è acquistabile anche in versione cartacea al sito http://ilmiolibro.kataweb.it): è infatti il risultato di una ricerca che l’autore porta avanti da alcuni anni su nuove metodologie urbanistiche attente a ogni categoria di persona, quali che siano l’età, il sesso e il grado di mobilità (in particolar modo alla cosiddetta “utenza debole”). Qui, un paragrafo del libro.
di Paolo Moscogiuri
Mobilità inalienabile
Per comprendere perché e come migliorare la mobilità cittadina, bisogna prima definire il significato “universale” del termine. Ogni parola ha un preciso significato definito dal vocabolario, ma ha anche infinite sfumature dettate dai nostri “condizionamenti” sociali, emotivi, culturali. Anche gli elementi che qualificano la parola mobilità cambiano di volta in volta in virtù dell’età, dello stato fisico e del percorso da compiere, infatti:
– per un bambino, sono rappresentati dalla distanza fra casa e scuola, a piedi, in scuolabus o accompagnati; sono il giro del cortile sotto casa o il percorso fino la vicina abitazione dell’amichetto; spostamento che se fatto a piedi avverrà spesso di corsa, e quindi idealmente in spazi sicuri, liberi dalle auto, con presenza di fontane per dissetarsi e simboli visivi che aiutino l’orientamento;
– per un adolescente che si muove in autonomia, sono rappresentati da distanze maggiori che copre se non a piedi o in bici, in autobus o in motorino. La città o il paese dove vive è tutto da scoprire ed esplorare, e “muretti”, panchine, angoli, piazze, rappresentano elementi di conquista del “gruppo”, di identificazione e appropriazione dello spazio;
– per una persona anziana, sono rappresentati dalla distanza fra la casa e il giornalaio più vicino, il bar, la farmacia, il panettiere; percorsi che necessitano della presenza di panchine per riposarsi, di alberi per ripararsi dal sole durante l’esta te, di bagni pubblici, di mancorrenti per le salite più ripide, di una pavimentazione uniforme e complanare per evitare inciampi, assenza di barriere e gradini troppo alti, piattaforme assistite per salire su bus e treni;
– per l’adulto che si reca ogni giorno al lavoro, la mobilità avviene spesso su strada asfaltata da percorrere in auto, o su mezzi pubblici e gli elementi che la qualificano sono rappresentati dallo scorrimento e sicurezza del traffico, dalla puntualità dei mezzi e dalla presenza sufficiente di parcheggi di scambio;
– per una persona su sedia a ruote, sono rappresentati dall’accessibilità dei percorsi, con rampe non superiori all’8 per cento, senza nessuna barriera, con pavimentazione uniforme e complanare, semafori per ogni attraversamento, servizi posti ad altezza non superiore ai 90 centmetri, parcheggi dedicati e presenti ovunque, fermate protette e bus e treni accessibili in autonomia ovunque;
– per una persona non vedente o ipovedente, sono rappresentati da percorsi senza rampe ma con gradini (perché la rampa può non essere individuata dal bastone mentre il gradino sì), dalla presenza di avvisatore acustico ai semafori, perfetta complanarità della pavimentazione con superficie tattile, camminamenti liberi dalla parte edificata (niente tappeti e fioriere fuori dai negozi), trasporti pubblici accessibili con fermate protette;
– per un genitore con bimbo e passeggino, sono rappresentati soprattutto dalla sicurezza del percorso data dalla visibilità degli attraversamenti, poichè il passeggino o la carro zzina lo precede; dai marciapiedi liberi e protetti, da autobus con posto dedicato e di facile accesso, parcheggi dedicati, presenza di giardini con giochi sicuri e protetti, e fontanelle lungo il percorso.
Insomma queste sono solo alcune delle categorie umane e c’è un’esigenza particolare di mobilità per ognuna di loro, ma siccome non è possibile personalizzare strade, autobus, codice della strada per ognuno, allora la cosa migliore da fare è prendere a riferimento la categoria più fragile perché se le so luzioni vanno bene per questa allora vanno bene per tutte le altre. Nella realtà odierna invece è la categoria più forte a dominare: le nostre strade sono invase dalle auto, che sono dell’adulto, e che vengono parcheggiate dappertutto invadendo spazi dedicati ad altre categorie.
Torniamo ora al titolo di questo paragrafo: mobilità inalienabile, e passiamo a specificare la scelta dell’aggettivo “inalienabile”. Inalienabile è una parola senza ambiguità, vuol dire non trattabile, non vendibile, non cedibile, diritto che non può essere trasferito ad altri. Credo proprio che sia l’aggettivo giusto per qualificare la parola “mobilità” e la scelta non è casuale, ma ben ponderata anche in contrapposizione ad un’altra molto in voga ultimamente e a mio avviso abusata: “sostenibile”; tutto diventa “sostenibile” oggi quando non si vuole realmente affrontare un problema (Da Wikipedia – Definizione di Sostenibilità).
Sostenibilità può essere contemporaneamente un’idea, uno stile di vita, un modo di produrre. Per alcune persone è poco più che una vacua parola in voga. Sebbene la definizione di sviluppo sostenibile data dalla Commissione Brundtland (qui adottata) sia quella più ampiamente condivisa, essa non è plenariamente condivisa e quindi spesso sottoposta a differenti interpretazioni. È difficile dare la definizione di sistema sostenibile poiché esso ingloba in sé la totalità delle attività umane. Come “Giustizia” o “Libertà” è un concetto sfaccettato che può essere quindi definito solo nell’ottica di un dialogo fra valori e che resiste ad una stabile definizione consensuale”…
La mobilità è invece un diritto che non può accettare compremessi. Un compromesso è una soluzione che soddisfa un po’ tutti ma contemporaneamente scontenta anche tutti. E fra gli scontenti qui abbiamo persone che non usufruiscono del diritto di salire su un autobus o su un treno, di non poter percorrere in autonomia il semplice tratto casa – scuola o raggiungere un ufficio postale o portare il proprio figlio al parco pubblico.
Quindi quando si parla di soluzioni per la mobilità, sia essa motorizzata che non motorizzata o pedonale, bisogna dare soluzioni certe. Ed ecco alcune motivazioni certe per arrivare alle soluzioni:
– migliorare la sicurezza e l’accessibilità degli spazi pubblici è il primo passo verso il ripristino dei diritti inalienabili quali: la mobilità, l’autonomia, la dignità;
– una città senza barriere è una città più sicura;
– il miglioramento dell’accessibilità può avvenire nella maggior parte dei casi a costi molto bassi o vicini allo zero;
– il miglioramento dell’autonomia (conseguente all’abbattimento delle barriere) per persone con disabilità, anziani e bambini vuol dire meno costi sociali;
– una città accessibile a tutti vuol dire anche incremento del turismo e del commercio.
Lascia un commento