La notte di Halloween è ormai lontana e per quella della vecchia con la scopa, vestita di stracci, che oggi riempie le calze c’è ancora tempo. La Befana nasce da tradizioni magiche precristiane e ha origini ben più antiche dell’Epifania da cui poi ha preso il nome. Ma è sempre il tempo giusto per parlare di streghe, cioè di donne. Solo la ribellione femminista é riuscita a fare uscire la caccia alle streghe dalla clandestinità in cui era stata confinata, grazie all’identificazione delle femministe con le streghe, presto adottate come simbolo della rivolta femminista, ricorda Silvia Federici nel suo fondamentale Calibano. Centinaia di migliaia di donne non potevano essere state massacrate e sottoposte alle torture più crudeli se non per il fatto di aver sfidato le strutture di potere. La guerra contro le donne va avanti da secoli, ma forse mai come nel secolo che s’è aperto vent’anni fa la logica patriarcale ha tremato
State tutte attente: se indaghiamo un poco e facciamo una “googleata” della parola “Halloween” troviamo che, sebbene la sua traduzione si riferisca alla Notte delle Streghe, non c’é niente di più lontano dalla sua vera origine. In realtà ha a che vedere con la fine dei cicli di raccolti e coltivazioni, con la chiusura dell’anno, con lutti e benvenuti. Ha a che vedere con santi e pagani. Ma se parliamo di cattiverie, di forze mistiche, di contatto con la morte, con la terra e con i cicli, allora parliamo di Streghe, ossia di Donne.
Quando qualcuno fa uso della parola Strega, in generale lo fa con un intento dispregiativo. La si relaziona con malefici, incantesimi per fare del male. In questo modo vengono caricate su di noi le miserie del mondo. Nelle raffigurazioni, la maggior parte delle volte, le streghe sono accompagnate da gatti neri, che hanno cattiva fama e sono connessi con la malasorte, con gli eventi sfortunati che possono accadere quando ne incrociamo uno.
E poi nostra grande alleata é la scopa! La scopa che ci caratterizza nei luoghi di chi come noi si prende cura e riproduce la vita, può anche portarci in un volo illusorio ai nostri luoghi di libertà. La scopa come simbolo della nostra oppressione é stata trasformata in simbolo di liberazione da quelle donne che cercavano il modo di generare un “fra donne” che permettesse di alleviare la schiavitù che soffrivano-e soffriamo-sia da parte del signore feudale che dei loro mariti.
Nel libro “Calibano e la strega” Silvia Federici, citando Morgan, spiega che “le streghe sono sempre state donne che hanno avuto il coraggio di essere valorose, aggressive, intelligenti, non conformiste, curiose, indipendenti, sessualmente liberate, rivoluzionarie. WITCH vive e ride in ogni donna. Lei é la parte libera di ognuna di noi. Sei una Strega per il fatto di essere donna, indomita, adirata, allegra e immortale”.
La caccia
C’é una parte nella storia delle donne che non conosciamo molto bene, che qualche volta abbiamo sentito ma non approfonditamente: quella della caccia alle streghe. Non la conosciamo perché é stata intenzionalmente occultata e negata da coloro i quali raccontano e scrivono la “vera” storia.
Secondo Federici “la caccia alle streghe appare raramente nella storia del proletariato. Continua ad essere ancora oggi uno dei fenomeni meno studiati nella storia dell’Europa e probabilmente della storia mondiale, se consideriamo che l’accusa di adorazione del demonio é stata portata nel “Nuovo Mondo” dai missionari e dai conquistatori come uno strumento per soggiogare le popolazioni locali. Il fatto che le vittime in Europa siano state fondamentalmente donne contadine, probabilmente spiega l’indifferenza degli storici rispetto a questo genocidio. Un’indifferenza che rasenta la complicità, dato che l’eliminazione delle streghe dalle pagine della storia ha contribuito alla banalizzazione della loro eliminazione fisica sul rogo, suggerendo che si sia trattato di un fenomeno di significato minore, quando non una questione di folclore. Allo stesso tempo si deplorava lo sterminio delle streghe e alcuni hanno insistito nel ritrarle come ignoranti spregevoli, che soffrivano di allucinazioni. In questo modo la loro persecuzione si potrebbe spiegare come un processo di “terapia sociale”, servito per rafforzare la coesione amichevole e che potrebbe essere descritto con termini medici come “panico”, “follia”, “epidemia”, tutte caratterizzazioni che giustificano i cacciatori di streghe e depoliticizzano i loro crimini”.
Silvia Federici continua così: “Solo la ribellione femminista é riuscita a fare uscire la caccia alle streghe dalla clandestinità in cui era stata confinata, grazie all’identificazione delle femministe con le streghe, presto adottate come simbolo della rivolta femminista. Noi femministe abbiamo rapidamente compreso che centinaia di migliaia di donne non potevano essere state massacrate e sottoposte alle torture più crudeli se non per il fatto di aver sfidato le strutture di potere. Ci siamo anche rese conto che questa guerra contro le donne, avvenuta nel corso di almeno due secoli, ha costituito un punto decisivo nella storia delle donne in Europa. Il “peccato originale” é stato il processo di degrado sociale di cui hanno sofferto le donne con l’arrivo del capitalismo. Tutto ciò fa sì che questo sia un fenomeno a cui dobbiamo ripetutamente riferirci se vogliamo comprendere la misoginia che caratterizza ancora le pratiche istituzionali e le relazioni fra uomini e donne”.
“La strega non c’é più, ma le sue paure e le forze contro cui ha lottato durante la sua vita sono ancora in piedi”
Alla fine, Silvia aggiunge: “Le dimensioni del massacro dovrebbero tuttavia aver sollevato qualche sospetto: in meno di due secoli centinaia di migliaia di donne furono bruciate, impiccate e torturate. Bisognerebbe aver considerato come significativo il fatto che la caccia alle streghe fu contemporanea alla colonizzazione e allo sterminio delle popolazioni del Nuovo Mondo, le enclosures inglesi, l’inizio della tratta degli schiavi, la promulgazione di “leggi sanguinose” contro vagabondi e mendicanti, e che ha raggiunto il suo culmine nell’interregno tra la fine del feudalesimo e il “decollo” capitalista, quando i contadini in Europa hanno raggiunto il punto massimo del loro potere, allo stesso tempo in cui hanno sofferto la loro maggiore sconfitta storica. Fino ad allora, tuttavia, questo aspetto dell’accumulazione primitiva é davvero restato un segreto”.
Federici afferma che “la strega non c’é più, ma le sue paure e le forze contro cui ha lottato durante la sua vita sono ancora in piedi. Possiamo aprire il giornale e leggere le stesse accuse contro l’ozio dei poveri. Chi espropria va nel Terzo Mondo a distruggere culture, saccheggiare le risorse della terra e della gente. Di fatto, se accendiamo la radio, possiamo ascoltare il crepitio delle fiamme. La lotta continua”
Pazze, isteriche o streghe, che ci chiamino come vogliono. Per noi non é un insulto ma il divenire delle nostre antenate, quelle che per prime hanno subito lo stigma sociale per denunciare e volere rompere la logica patriarcale che ci opprime. Le stesse che hanno aperto il cammino che oggi fa sì che la nostra voce sia più forte, che siamo sempre di più a camminare con passo sicuro. Convinte che questo non é il mondo che vogliamo continuare a partorire.
Tremate, le streghe sono tornate!
* Por Redacción La tinta. Fuente: Silvia Federici; Calibán y la Bruja.
Publicado originalmente en La Tinta
Traduzione per Comune-info di Michela Giovannini
Patrizia dice
Molto interessante. Grazie!!
Dio dice
No non è interessante per niente bisogna tornare al passato