La Terra ci sta dicendo che non abbiamo più tempo, ha detto Txai Suruí, la sola indigena ammessa a parlare nell’apertura della Cop 26 sui cambiamenti climatici. Txai è una giovane attivista della popolazione che vive nel devastato Stato brasiliano della Rondonia, quello che nei soli primi tre mesi del 2020 ha perso un’area grande come la città di New York di foresta tropicale. Claudia Fanti ha intervistato su il manifesto Leonardo Boff per commentare l’annuncio della firma del presidente Bolsonaro sull’accordo per la fine della deforestazione entro il 2030 in arrivo da Glasgow. «Andrà avanti con la deforestazione mentendo al Brasile e al mondo, non ci sono dubbi», ha detto il notissimo teologo, autore di Gesù Cristo Liberatore, che ha lasciato l’ordine francescano e il sacerdozio nel 1992. Poi Boff ha aggiunto: ” I leader mondiali hanno accuratamente evitato di toccare quello che è il vero problema: il capitalismo. Se non cambiamo il modello di produzione e di consumo, non fermeremo mai il riscaldamento globale”
Il grido dell’indigena brasiliana Txai Suruí, figlia di uno dei leader più rispettati del suo paese, Almir Suruí, è risuonato proprio in apertura della Cop 26: «Mio padre mi ha insegnato che dobbiamo ascoltare le stelle, la luna, gli animali, gli alberi. Oggi, il clima sta cambiando, gli animali stanno scomparendo, i fiumi muoiono, le nostre piante non fioriscono più come prima. La Terra ci sta dicendo che non abbiamo più tempo».
Ma è già troppo tardi per cambiare strada? Lo abbiamo chiesto a Leonardo Boff, tra i padri fondatori della Teologia della Liberazione, quella dei poveri e del «grande povero» che è il nostro pianeta devastato e ferito, il cui duplice – e congiunto – grido ha occupato il centro della sua intera riflessione.
Tra i firmatari dell’accordo sulla deforestazione raggiunto alla Cop 26 c’è anche Bolsonaro. Il trionfo dell’ipocrisia?
Nulla di minimamente credibile può venire dal governo Bolsonaro: con lui la menzogna è diventata politica di stato. Solo su un punto ha detto la verità: «Il mio governo è venuto per distruggere tutto e per ricominciare da capo». Peccato che questo reinizio sia nel segno dell’oscurantismo e del negazionismo scientifico, che si tratti di Covid o di Amazzonia. La sua opzione economica va in direzione esattamente opposta a quella per la preservazione ecologica: Bolsonaro ha favorito l’estrazione di legname, l’attività mineraria all’interno delle aree indigene, la distruzione della foresta per far spazio alla monocoltura della soia e all’allevamento. Solo da gennaio a settembre, l’Amazzonia ha perso 8.939 km² di foresta, il 39% in più rispetto allo stesso periodo del 2020 e l’indice peggiore degli ultimi 10 anni. La sua adesione al piano di ridurre le emissioni di metano del 30% entro il 2030 è pura retorica. In realtà, non ci sono dubbi sul fatto che proseguirà sulla strada della deforestazione continuando a mentire al Brasile e al mondo.
L’Amazzonia potrà sopravvivere ad altri 10 anni di deforestazione?
Il grande specialista dell’Amazzonia Antônio Nobre afferma che, al ritmo attuale di distruzione, e con un tasso di deforestazione già vicino al 20%, in 10 anni si potrebbe raggiungere il punto di non ritorno, con l’avvio di un processo di trasformazione della foresta in una savana appena interrotta da alcuni boschi. La foresta è lussureggiante ma con un suolo povero di humus: non è il suolo che nutre gli alberi, ma il contrario. Il suolo è soltanto il supporto fisico di un complicata trama di radici. Le piante si intrecciano mediante le radici e si sostengono mutuamente alla base, costituendo un immenso bilanciamento equilibrato e ritmato. Tutta la foresta si muove e danza. Per questo motivo, quando una pianta viene abbattuta, ne trascina molte altre con sé.
Siamo ancora in tempo per intervenire?
I leader mondiali hanno accuratamente evitato di toccare quello che è il vero problema: il capitalismo. Se non cambiamo il modello di produzione e di consumo, non fermeremo mai il riscaldamento globale, arrivando al 2030 con un aumento della temperatura oltre il grado e mezzo. Le conseguenze sono note: molte specie non riusciranno ad adattarsi e si estingueranno, si registreranno grandi catastrofi ambientali e milioni di rifugiati climatici, in fuga da terre non più coltivabili, oltrepasseranno i confini degli stati, per disperazione, scatenando conflitti politici. E con il riscaldamento verranno anche altri virus più pericolosi, con la possibile scomparsa di milioni di esseri umani. Già ora i climatologi affermano che non c’è più tempo. Con l’anidride carbonica che si è già accumulata nell’atmosfera, e che vi resterà per 100-120 anni, più il metano che è 80 volte più nocivo della CO2, gli eventi estremi saranno inevitabili. E la scienza e la tecnologia potranno attenuare gli effetti catastrofici, ma non evitarli.
Ha sempre affermato che senza un vero cambiamento nella nostra relazione con la natura non avremo scampo. L’umanità è pronta per questo passo?
Il sistema capitalista non offre le condizioni per operare mutamenti strutturali, cioè per sviluppare un altro paradigma di produzione più amichevole nei confronti della natura e in grado di superare la disuguaglianza sociale. La sua logica interna è sempre quella di garantire in primo luogo il profitto, sacrificando la natura e le vite umane. Da questo sistema non possiamo aspettarci nulla. Sono le esperienze dal basso a offrire speranze di alternativa: dal buen vivir dei popoli indigeni all’ecosocialismo di base fino al bioregionalismo, il quale si propone di soddisfare le necessità materiali rispettando le possibilità e i limiti di ogni ecosistema locale, creando al tempo stesso le condizioni per la realizzazione dei beni spirituali, come il senso di giustizia, la solidarietà, la compassione, l’amore e la cura per tutto ciò che vive.
Fonte: il manifesto
Guido dice
Parlare di “capitalismo” è limitante: sarebbe meglio dire “industrialismo” o “economia”: 5000 culture umane non ne conoscevano neanche i termini e sono andate avanti per empi lunghissimi.
Francesca dice
Buonasera ogni persona dovrebbe rispettare il posto in cui vive, ma questo non succede io vedo marciapiedi che sono pieni di immondizia e sabbie, che sono discariche a cielo aperto. Polizia, carabinieri, bagnini dovrebbero sanzionare i comportamenti errati. L’educazione per se stessi per gli altri per l’ambiente andrebbe insegnata già dai primi anni di scuola. Grazie della vostra attenzione
Riccardo dice
Piange il cuore tutti i giorni
Nel veder tanta trascuratezza
Nel comportamento di tutti
Uomini, donne, bambini, giovani e vecchi,
Si vive, si mangia, si beve ed anche si caga con gran naturalezza.
Presto saremo tutti polvere
E nel tempo che ci resta
Dovremo mutarci come
ha insegnato madre natura
Alla specie animale nella foresta.
Ridiamo ancora per poco
In quanto molto sorgere del sole
Ancor non ci resta col
sciogliersi dei ghiacci
Le acquee s’alzeranno
E tutti insieme a breve
Entro per viverci c’entreranno.
Cosa ci han dato e come si è
Vissuto se ancor non comprendiam
Il valore di quanto abbiam avuto
Non ci resta sol che piangere
Per quanto ognior sta accadendo
Ci han dato un mondo grande
E bello che insieme a noi sappiamo pian pian sta scomparendo.
Riccardo Chisari