La sua vita è finita sotto un albero, vicino ai campi di pomodoro, in una masseria dell’entroterra pugliese. Siamo riusciti a sapere che aveva 47 anni e che si chiamava Mohamed. Un uomo arrivato dal Sudan non ha diritto al cognome sui giornali. Troppo difficile, forse, per chi li scrive. Nemmeno se quell’uomo muore, nemmeno se ha un permesso di soggiorno. Per le agenzie di stampa è un “bracciante extracomunitario” senza contratto di lavoro. Strano, no? Alle due del pomeriggio il sole di Puglia di questi giorni uccide quanto una traversata del Mediterraneo, Mohamed si è accasciato al suolo, i compagni l’hanno portato sotto un albero. L’ambulanza è arrivata due ore dopo ma quel bracciante se n’era già andato
di Cronache di ordinario razzismo
Com’è possibile, oggi, morire per una manciata di euro al giorno, raccogliendo pomodori e frutti in campagna, sotto un sole cocente? Una notizia lapidaria, di poche righe e relegata alla cronaca locale, per liquidare la tragica morte di un cittadino sudanese di 47 anni, nell’agro neretino. L’uomo, con regolare permesso di soggiorno, ma senza un contratto di lavoro, si trovava in un’area di campagna che si trova a ridosso della strada provinciale Nardò – Avetrana, non lontano da una delle tante masserie dell’entroterra, poco prima della marina di Sant’Isidoro.
Si è sentito male, mentre era al lavoro nei campi, intorno alle 14, e si è accasciato al suolo. Gli altri braccianti si sono prodigati immediatamente per fornire i primi soccorsi, trasportandolo all’ombra di un albero. Ma, all’improvviso, l’uomo ha perso conoscenza. Quando l’ambulanza del 118 è giunta sul posto, con il medico a bordo, non c’era più nulla da fare. L’uomo è morto con ogni probabilità per un malore. La salma è stata trasferita presso la camera mortuaria dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, mentre si attende la decisione del pubblico ministero sull’autopsia. Molto dipenderà anche da cosa accerteranno le testimonianza. In queste ore, infatti, i carabinieri stanno ascoltando diverse persone in caserma per ricostruire i fatti in ogni dettaglio. Tra le righe, apprendiamo che l’ambulanza è arrivata sul posto ben due ore dopo la chiamata. Perché?
Eppure proprio pochi giorni fa la Cgil e Flai Cgil di Lecce hanno inviato una lettera al Prefetto, al Presidente della Regione Puglia e al dg Asl per denunciare le condizioni in cui si trovano i lavoratori impegnati nella raccolta di prodotti ortofrutticoli nelle campagne di Nardò, esprimendo “forte preoccupazione” e “indignazione”.
Tuttavia, al di là delle indagini in corso, che devono appurare la verità e fare giustizia, ci stupisce sempre il modo in cui vengono trattate queste “non-notizie”. Quest’uomo, benché provvisto di documenti, nei media, non ha mai un nome (per esempio: è “Un bracciante extracomunitario” per l’Ansa, “Sudanese si accascia sotto il sole mentre raccoglie pomodori: morto“ per lecceprima.it, e cosi via). Lasciarlo morire nell’anonimato, nonostante la gravità dell’accaduto, sarebbe uguale a non darne notizia. Triste, ma vero.
Fiorella Palomba dice
Come possiamo rendere giustizia a Mohamed morto DI lavoro mentre raccoglieva pomodori sotto il sol leone?
Come possiamo ricordare il sogno di quest’uomo venuto nel nostro paese per una vita migliore?
Intanto credo che ricordare che il lavoro dei migranti non è lavoro rubato agli italiani, che questo più che lavoro è SFRUTTAMENTO feroce è in qualche modo rendere giustizia ai tanti Mohamed che nel silenzio soffrono.
Riposa in pace, amico, altro non so dire *_))