Mi trovo nella zona dello stadio di Cesena (Romagna), in attesa di rientrare a lavoro; giro a zonzo per le strade dei dintorni, sperando di trovare un parco in cui godere di un pò di riposo. Percorro una strada tipica della periferia di una cittadina romagnola, caratterizzata da case anni 60-70 di massimo tre piani, con piccole aiuole intorno. Incrocio persone di diversa provenienza, chiedo informazioni e gentilmente mi indicano la mia non lontana meta.
Sono sicura di trovare un giardino pubblico, anche da queste parti; infatti, se la Romagna può vantare qualcosa a livello urbanistico sicuramente sono i suoi numerosi verdi spazi.
Tornando alla mia passeggiata… cammino, alla ricerca di un parco, ed improvvisamente, alle spalle della strada ferrata, davanti ai miei increduli occhi, si apre un gioioso spettacolo. Un cancelletto verde indica la soglia di quello che somiglia a un giardino di gnomi e di fate che, premurosi, si prendono cura di un fazzoletto di terra coltivato ad ortaggi. Non si tratta però delle classiche belle e giovani fate, ma di anziane donne il cui volto è segnato dal tempo.
Queste dame, non più giovani, insieme a degli uomini attrezzati di tutto punto, si prendono cura di quelli che sono noti come «orti degli anziani». Eh sì, perchè in gran parte dell’Italia settentrionale ed in alcune zone del centro, esistono anche anziani gnomi custodi di piante aromatiche, verdure ed ortaggi! In alcune città modello del Trentino, per esempio, esistono anche ‘gnometti’ disabili, a cui il Comune affida dei rettangoli di terra per soddisfare il fabbisogno personale di cibo ma soprattutto, per ridurre i disagi delle disabilità e favorire la socializzazione.
Infatti, è ormai risaputo che prendersi cura di un orto e di un giardino è un’intensa pratica di benessere: può aiutare a combattere lo stress, la solitudine, l’impazienza, ma aggiungerei anche la fame e la disoccupazione. C’è infatti chi, come ad Imola, propone che l’assegnazione di questi orti non venga solo rivolta agli anziani pensionati, privi di un qualsiasi terreno, ma anche ai giovani disoccupati.
Pensate come migliorerebbe la convivenza tra i cittadini se ovunque esistessero degli orti comunali pubblici, di cui si potrebbero prendere cura tutti: giovani, donne, uomini, anziani, disabili e bambini. Pensate anche a come migliorerebbe la qualità della vita ed i rapporti tra le persone, persino tra cittadini e autorità, che sarebbero molto più ben volute.
Ma chi offre queste terre? Si tratta di amministratori di comuni modello che, sensibili, si preoccupano della vita dei pensionati perché, ormai non più inseriti nel mondo sociale del lavoro, possano socializzare e sentirsi utili, impegnandosi nella coltivazione di un piccolo orto. Non a tutti è concesso chiedere l’assegnazione del terreno, la cui proprietà è vitalizia e la cui grandezza è variabile; a Cesena per esempio ogni appezzamento non supera i 40 mq circa.
Le regole cambiano da comune a comune. Normalmente non bisogna essere possessori di altri terreni, si deve essere residenti nella città o persino nel quartiere segnalato, è obbligatorio aver compiuto oltre 55-60 anni (a seconda del sesso e del comune di appartenenza) ed essere stati inseriti in una specifica graduatoria comunale; inoltre, bisogna farsi carico delle spese, in molti casi solo dell’acqua, prodotte durante l’anno.
Cosa invece non si può fare essendo assegnatari di un produttivo fazzoletto di terra? È vietato usare diserbanti, antiparassitari, pesticidi o altre sostanze inquinanti e dannose per la salute (la qual regola mi sembra più che sensata); non si possono piantare né fiori né alberi da frutto o viti, ancor meno, si possono allevare animali e così via. In caso di decesso dell’assegnatario/a, il/la consorte ha diritto di prendersi cura del terreno.
Nel sito del comune di Livorno si legge: «Lavorare con zappa, pala e rastrello il proprio piccolo pezzo di terra, un modo diverso per tenersi in forma, passare il tempo libero e socializzare con il vicino di orto scambiandosi impressioni e consigli sul come fare, e perché no su come cucinare gli ortaggi coltivati e raccolti. Quello della socializzazione, infatti, è l’obiettivo prioritario che il Comune si propone di raggiungere con il progetto Orti per anziani».
In effetti è ciò che in questi luoghi accade. Dimenticando dissapori e ostilità tra vicini, si collabora per comuni, pacifici e gioiosi obiettivi di vita.
(fonte: ilcambiamento.it)
claudia dice
grazie per averlo divulgato.
CBousquet