di Paolo Moscogiuri
A Milano, in pieno centro, in una delle piazze più interessanti della città, piazza Liberty, sta avvenendo un “restyling” urbano. Si tratta di un’operazione che farà entrare definitivamente nelle nostre città storiche, quella aberrazione neoliberista, che è già stata da tempo avviata nell’industria, nel lavoro, nella scuola, nella sanità, e in definitiva nella nostra vita, ma che non era ancora riuscita a scalfire l’integrità di quelle città stratificate di storia e cultura, che tutto il mondo ci invidia e che rappresentano il nostro più grande patrimonio da lasciare alle future generazioni.
L’operazione riguarda un centro Apple, che “subdolamente” si nasconderà sotto il piano stradale, ma che sconvolge l’intera piazza e di fatto se ne appropria, anche se abili operazioni di “Marketing Urbano”, cercano di farla passare come un’operazione di mecenatismo che “regalerà” ai cittadini una piazza “Più bella e più grande che pria”, per dirla alla Petrolini.
https://comune-info.net/2017/11/lasta-amazon-sindaci-piazzisti/
Ho inviato, per questo, il 30 maggio 2017, una e-mail all’assessore all’urbanistica, verde e agricoltura, del comune di Milano, Pierfrancesco Maran, per esprimere tutta la mia indignazione, non aspettandomi certo comprensione o ripensamenti, e come era prevedibile ho ricevuto in risposta, la laconica, burocratica frase di segreteria:
“Il progetto è stato approvato ed è conforme alle normative vigenti, anche in materia di barriere architettoniche”.
Nella è-mail, mettevo e metto, infatti in evidenza, che la grande scalinata che porterà al sotterraneo, e che in pratica occuperà tre quarti della piazza, non sarà accessibile al disabile in carrozzella e creerà disagio e discriminazione alle molte persone ricadenti nella cosiddetta “Utenza Debole”, in barba alle più avanzate leggi sull’eliminazione delle barriere architettoniche, che definiscono queste “gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilita di chiunque” (art. 1 DPR 503/96). Ed è questo uno stato di fatto, perché ora la piazza è in piano, poi diventerà un enorme piano inclinato con tanto di gradini, e anche se i disegni del progettista ci fanno l’occhiolino con tanti giovani seduti sulla scalinata, per ammirare il centro Apple, e non certo la berniniana fontana della Barcaccia, un anziano non troverà il suo posto, così un disabile in carrozzella, o chiunque abbia problemi motori (a proposito di città e “utenti deboli” leggi anche È tutta colpa di un logo, ndr). Insomma sono per me già scontate le polemiche postume come il ponte veneziano di Calatrava, non accessibile, ma intanto poi nessuno pagherà pegno, perché le nostre leggi saranno anche le più avanzate, ma anche le più inapplicate.
https://comune-info.net/2014/10/urbanistica-comunita-locali/
Però, la Apple e il Comune, si preoccupano di rendere accessibile il negozio, con un ascensore. Quindi sì al disabile consumatore, ma no a quello di fruitore di spazi “pubblici”. Insomma, a me sembra che così non si stia dando una piazza in più ai milanesi, ma casomai la si sta togliendo. Spero proprio che altre città non la prendano a modello, perché ci stiamo ormai abituando all’ingresso del privato un po’ dappertutto, grazie al meccanismo chiamato delle “liberalizzazioni” (leggi privatizzazioni, secondo il modello neoliberista di Milton Friedman), dalla scuola, alla sanità, alle Poste, al sistema pensionistico, ai beni culturali, ma mancava il Demanio, difficile da far passare senza il definitivo smantellamento dello Stato, sia come Ente Politico che Territoriale.
Per dovere di cronaca questo già avviene con la concessione delle spiagge, quando i contratti diventano novantennali e passano di padre in figlio, e ora, grazie al decreto europeo detto Bolkestein è vero che si potrebbe mettere fine al “nepotismo demaniale”, ma è pur vero il rovescio della medaglia, che le nostre coste potranno essere gestite anche da imprese, cooperative e multinazionali europee. La stessa Direttiva parla anche di piazze e spazi pubblici, in riferimento alla concessione del commercio ambulante. A Milano, in piazza Liberty, invece si va oltre, perché il negozio Apple in progetto, che occuperà l’intera piazza, tutto è tranne che ambulante, ma al contrario talmente permanente da passare alla storia, e in futuro magari, perché no, dedicare la piazza proprio a lei: “piazza Apple”. Do per scontato che i milanesi fra qualche anno la battezzeranno comunque così. Questa operazione segna una data precisa: la fine dello spazio pubblico così come è stato inteso finora, e l’inizio della mercificazione totale. Segna anche la fine dello Stato, in quanto custode dei beni collettivi, perché non ce ne saranno più, ma tutti a breve porteranno un logo di qualche multinazionale. I beni culturali, archeologici e architettonici sono di fatto già gestiti dal privato, perlomeno per il ricavo dei biglietti di ingresso. Considerando poi che gli orientamenti politici sono in mano al volere della finanza globale, che ne condiziona gli orientamenti, pena la caduta dell’economia, non c’è da stare molto allegri.
Resta questo baluardo dello spazio pubblico, che sta per crollare, ma forse si è ancora in tempo a salvarlo, sensibilizzando l’opinione pubblica. È un germe dal quale potrebbe rinascere tutto, come nella Storia Infinita con l’ultimo granello di sabbia in mano all’imperatrice, alla quale Atreyu deve dare un nome per salvare “Fantàsia”, altrimenti vincerebbe… il “Nulla”. E allora proviamoci anche noi, a dare un nuovo nome a questo “Stato” che non rappresenta più i suoi cittadini, perché anche da noi il “Nulla” è molto vicino. Atreyu “battezzò” la principessa con il nome della madre, propongo perciò di “ribattezzare” il nostro Stato; presto, proponete un nome; presto che il “Nulla” avanza.
https://comune-info.net/2018/04/amazon-addio/
Per approfondire:
Ajeje Brazorf dice
che ridere.